La mattina del 21 settembre il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che nel paese vi sarà una “mobilitazione parziale”. Non è ancora chiaro cosa questo comporti ma di certo, per i cittadini russi e per il conflitto siamo ad un momento di drammatici cambiamenti. Cosa ne pensano alcuni politologi russi
(Originariamente pubblicato da Meduza il 22 settembre 2022)
Margarita Zavadskaya, Università di Helsinki, politologa
La portata della mobilitazione è l’elemento più tangibile e comporta che impatterà sui cittadini russi e le loro cerchie più vicine. È un evento apocalittico, una tragedia che colpirà molti.
È possibile che 300.000 [il numero di soldati che, secondo quanto riferito, saranno mobilitati] non siano sufficienti e che, di conseguenza, dovremo affrontare non una "mobilitazione parziale", ma una mobilitazione strisciante, una mobilitazione che si estenderà nel tempo. In questo caso, sarebbe in pericolo la vita dei cittadini russi che, non sono preparati a combattere e non c'è garanzia che vengano addestrati adeguatamente.
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Questo è un evento unico. L'ultima volta che abbiamo avuto una mobilitazione di massa è stato più di mezzo secolo fa e molti burocrati, compresi quelli militari, semplicemente non sanno come funziona. Ci saranno molti eccessi e molte violazioni dei diritti umani. Questo non porterà ad altro che a indignazione e ad altre emozioni negative.
Denis Volkov, direttore del Centro Levada, sociologo
Si tratta di una logica militare che si inserisce nella loro strategia generale di confronto con l'Occidente: "Se non volete fare le cose nel modo più semplice, le faremo nel modo più difficile".
[Poiché la mobilitazione interesserà almeno 300.000 persone e le loro famiglie], è possibile un cambiamento nell'opinione generale della società [sulla guerra]. Ma tutte le decisioni delle autorità sono graduali, vengono prese in modo solo parziale. E questo dà anche alla gente la possibilità di calmarsi, di chiudere gli occhi su ciò che sta accadendo e di ignorarlo - almeno a chi non è colpito direttamente.
Negli ultimi mesi, la gente si è adattata - lo dicono loro stessi. "Non c'è nulla che mi abbia colpito grazie a Dio. Lasciamo che a preoccuparsi siano le persone che ne sono effettivamente colpite". Il sostegno [alla guerra] è stato in gran parte conseguenza della mancanza di partecipazione delle persone a ciò che le autorità stanno facendo. La situazione sta per cambiare, ma il cambiamento sarà graduale.
Alexander Baunov, giornalista, politologo
Putin rischia di perdere il suo status di "zar benevolo". Certo, sta cercando di difenderlo delegando le decisioni impopolari al [ministro della Difesa russo Sergey] Shoigu. Chi arruolare, quante persone, quali segmenti della popolazione: tutto questo spetta al ministro della Difesa. Quando la gente chiede: "Perché io? Perché non lui? Perché mio figlio e non i miei vicini?", spetterà a Shoigu rispondere. Tuttavia, il rischio di perdere il sostegno popolare è piuttosto alto.
Tatyana Stanovaya, politologa
Inizialmente Putin era contrario all'idea della mobilitazione. [...] Ma Putin ha sottovalutato la capacità delle forze armate ucraine di lanciare una controffensiva. Improvvisamente, c'era il rischio che l'offensiva ucraina raggiungesse il territorio russo. Quindi la mobilitazione è diventata inevitabile, soprattutto quando è diventato chiaro che la Russia stava proponendo "referendum" nelle quattro regioni ucraine [solo parzialmente occupate].
Ma la popolazione [russa] non vuole entrare in guerra. Pensa che Putin stia conducendo una "operazione militare speciale" che non andrà oltre una certa scala e un certo periodo di tempo. Molto dipenderà dalla capacità delle autorità russe di rispettare il limite che hanno dichiarato rendendo la mobilitazione "parziale". Perché saranno tentati [di annunciare una mobilitazione completa] - proprio come hanno fatto con i coscritti, che avevano promesso di non mandare al fronte e che hanno mandato comunque.
Il rischio per la Russia è di perdere altre vite. Ma c'è un altro rischio, importante, ma che non è stato ancora del tutto chiarito. Poiché non hanno ancora rivelato esattamente chi sarà arruolato, [...] potranno usarlo come strumento di repressione. Non sei in linea col potere? Ecco l'ordine di leva. Per loro è utile come mezzo per reprimere le proteste contro la mobilitazione stessa. Se fosse una mobilitazione completa, la gente non avrebbe nulla da perdere. Ma poiché è "parziale", significa che se ti comporti bene, non sarai mobilitato - ma se ti comporti male, sarai mandato in guerra.
Nikolai Mitrokhin, sociologo
È chiaro che questa [mobilitazione] sarà "parziale" solo nella prima fase. Poi la scala aumenterà - fino a quando l'esercito russo in Ucraina sarà almeno paragonabile alle dimensioni delle Forze Armate ucraine, che consistono in qualcosa tra le 700.000 e il milione di persone.
Nessuno addestrerà i soldati mobilitati: saranno arruolati e inviati immediatamente alle loro posizioni. Le unità di fanteria nelle aree chiave in questo momento, secondo rapporti frammentari, non sono più del 35% della loro dimensione normale; ci sono solo circa 30-35 persone su ogni centinaio originario. A lungo termine, la pressione sociale crescerà, con i soldati in prima linea che si radicalizzeranno sempre più contro la guerra. Un intero inverno sul campo di battaglia sotto il fuoco costante: non lo si augura a nessuno.
Poi c'è un secondo rischio, quello più grave: tutti questi ragazzi mobilitati con le mitragliatrici in mano saranno combattenti efficaci? Certamente riempiranno la prima linea, ma questo sarà un antidoto ai progressi ucraini?
Grigory Yudin, sociologo, filosofo
Le cose non stanno andando bene al fronte, lui [Putin] stava affrontando la pressione dei radicali e doveva fare qualche tipo di concessione. [...]
[Ma la mobilitazione] militare al di fuori dei confini [giuridici] della guerra implica una sorta di mobilitazione politica - questo è un prerequisito. Affinché le persone siano disposte a morire, devono essere messe in una situazione esistenziale; devono essere rese parte di un insieme collettivo comprensibile. E questo è un grosso problema per Putin: il suo è più uno Stato di polizia che uno Stato totalitario.
E così la mobilitazione politica non è mai avvenuta. Perché Putin non può più dire: "Ragazzi, per vent'anni abbiamo fatto un patto: voi prendete i vostri prestiti e fate i vostri affari, e io starò fuori dalle vostre vite" [se poi manda la gente in guerra]. L'intero piano di crisi non è tanto un rischio quanto una garanzia assoluta che il paese ne uscirà distrutto. La mobilitazione è un ulteriore passo in questa direzione.