Il ministro dell'Interno Matteo Salvini dice che a Mosca si sente come a casa. Ma ha mai incontrato qualche voce del dissenso russo?
(Originariamente pubblicato sulla Gazzetta di Mantova , il 22 ottobre 2018)
Pare proprio che il nostro ministro degli Interni abbia un conto aperto con le organizzazioni non governative indipendentemente da dove operano o dal paese da cui provengono. E pare anche che lo stesso ministro abbia deciso di allargare le competenze del suo dicastero sottraendo parte delle competenze al suo collega inquilino della Farnesina, ignaro, forse, del fatto.
Mercoledì scorso mentre a Bruxelles leggevo sulla stampa italiana della visita di Salvini a Mosca ero in attesa, per pura coincidenza, di incontrarmi con una delegazione della società civile russa coordinata dalla Federazione Internazionale dei Diritti Umani. Mi capita spesso di ricevere nel mio ufficio rappresentanti di associazioni che si battono per la difesa delle libertà fondamentali in tutti gli angoli del pianeta. In questo caso gli attivisti russi volevano consegnarmi un documento contenente la lista delle 50 leggi adottate nel loro paese dal 2012 ad oggi che hanno fornito le basi per il giro di vite in corso.
Non è bastata le legge che bolla come "agenti stranieri" le Ong russe che ricevono donazioni dall'estero o quella che consente di definire alcune di queste come "indesiderabili" o ancora l'abuso delle leggi contro estremismo e terrorismo per silenziare le voci critiche. Adesso è in discussione alla Duma un progetto di legge che criminalizza la disseminazione di qualsiasi informazione che potrebbe facilitare l'adozione e la messa in atto di sanzioni internazionali contro funzionari russi.
In poche parole le organizzazioni non governative russe potrebbero essere perseguite nel caso fornissero notizie circostanziate sul comportamento improprio di agenti o pubblici ufficiali potenzialmente oggetto di sanzioni individuali da parte di governi terzi in caso di violazioni di diritti umani o del diritto internazionale.
Mentre discutevo con i miei ospiti non potevo non immedesimarmi con la loro inquietudine che assumeva, a tratti, i toni di una richiesta urgente all'Europa di aiuto. Io, di routine, seduto comodamente su una poltrona in Belgio, loro a denunciare leggi liberticide nella Federazione Russa tra pressione e repressione. Avvertivo lo stesso grido di dolore e disperazione nelle parole di Anna Politkovskaja, di cui ricorre questo mese la tragica scomparsa, ogni volta che la incontravo.
Salvini ha dichiarato che a Mosca si sente a casa mentre non prova lo stesso in alcuni paesi europei. Viaggio spesso per lavoro in giro per il mondo. Con le delegazioni di cui faccio parte è abitudine incontrare sia i rappresentanti di governo che quelli della società civile per avere una visione bilanciata e obiettiva del paese che si visita. Chissà se a Salvini è mai passato per la testa durante le sue frequentazioni moscovite di ascoltare anche qualche voce del dissenso. Non è difficile; hanno nomi e volti conosciuti.
Nel congedarmi dagli attivisti russi non ho potuto non toccare l'argomento consigliando ai miei interlocutori di spostare la loro attenzione sull'Italia dove monta, in base ai sondaggi, l'euroscetticismo, e cresce il consenso per l'uomo forte Vladimir Putin. Scuotevano la testa guardandomi con occhi increduli. Sembra paradossale ma l'Italia di oggi è così.