Un progetto ambizioso e una rivista mensile interamente dedicati all'integrazione europea dei paesi balcanici. Ce ne parla uno dei fondatori il dott. Jovan Teokarevic.
OB: Dottor Teokarevic, vuole spiegare al pubblico italiano in che modo avete iniziato il progetto per questa nuova rivista, "Evropski Forum", di che cosa si tratta, a chi vi rivolgete e quali sono i vostri progetti per il futuro?
Benché già da solo sia un progetto piuttosto ambizioso, il mensile per l'integrazione europea "Evropski Forum" rappresenta solo una parte di un progetto omonimo di più ampia portata, condotto da tre organizzazioni non governative: due serbe - il Centro belgradese per l'integrazione europea e il Centro per lo sviluppo della Serbia - e una olandese, Pax Christi (alla quale siamo grati per l'appoggio finanziario necessario all'avvio della rivista e per la pubblicazione dei primi numeri). Oltre al mensile, avremo una serie di lezioni, seminari e tavole rotonde in tutta la Serbia sugli stessi temi, in cui avremo modo di spiegare non solo cosa prevede l'integrazione europea del nostro paese, ma cercheremo inoltre a questo proposito di coinvolgere con la formazione i giornalisti, i politici, membri di partito e di ONG, ecc. oltre a ciò, avremo due incontri pubblici al mese. Uno sarà rivolto - come in occasione dell'uscita del primo numero a cui hanno partecipato anche gli amici dell'OB - prevalentemente ai giornalisti, in concomitanza con ogni nuova pubblicazione mensile di "Evropski Forum". Di modo che i giornalisti potranno sentire dal vivo i nostri autori e poter fare loro le domande che ritengono opportune, mentre il pubblico sarà informato regolarmente sulle problematiche e sulla prospettiva legata all'integrazione europea del nostro paese. L'altro incontro, che inizieremo tra poco, lo abbiamo chiamato "Forum strategico europeo" e vi parteciperanno più che altro politici stranieri, personalità note, esperti, che si occupano di queste questioni. Il nostro intento è che il pubblico degli incontri sia formato dai nostri più autorevoli opinionisti ("policy makers") e dai rappresentanti dell'amministrazione statale i quali devono pensare in modo strategico e tattico ad una riuscita e adeguata euro-integrazione della Serbia e del Montenegro.
Desideriamo, quindi, presentare al pubblico il tema dell'integrazione europea nel modo più sistematico, serio e popolare, in modo di insegnare e interessare il pubblico, ma anche affinché l'opinione pubblica stessa possa diventare competente in questo ambito.
OB: Mi sembra di capire che vi siete posti l'obiettivo di essere un organo informativo sull'integrazione europea rivolto ad un pubblico allargato, politici compresi, ossia in grado di fornire una comprensione di quei compiti e obblighi necessari all'integrazione europea. Ma la rivista avrà anche uno taglio critico verso la UE e la sua politica?
Noi siamo in modo chiaro pro-Europa, il che comprende anche il desiderio che un giorno diventeremo membri dell'Unione Europea, ma lo sviluppo di quest'idea non implica un approccio acritico. Sul primo e sul successivo numero di 'Evropski Forum' mostriamo che in nessun modo ci consideriamo come un'agenzia di propaganda dell'Unione Europea, e nemmeno abbiamo l'intenzione di approvare ogni sua presa di posizione. Consideriamo l'integrazione europea come un processo a due facce in cui entrambi i lati - noi con i Balcani ma anche gli stati membri dell'UE - abbiano da imparare, e lo dobbiamo fare, affinché le relazioni tra di noi possano migliorare, in pratica la realizzazione dell'idea dell' "unione dell'Europa" , ad uso di tutti noi.
OB: Ho visto che l'articolo firmato da Ivan Vejvoda (assistente per la politica estera e l'integrazione europea del premier della Serbia), uscito sul primo numero della rivista, è stato subito ripubblicato anche dal quotidiano 'Politika'. Pensate di sviluppare collaborazioni anche con altri organi di stampa oltre a 'Vreme'?
Con nostra grande soddisfazione, 'Politika' ha di sua iniziativa pubblicato l'articolo di Ivan Vejvoda. Molti media in Serbia hanno inoltre contribuito alla promozione del primo numero di 'Evropski Forum'. Abbiamo ricevuto anche parecchie congratulazioni sia dai colleghi locali che stranieri, non solo per l'avvio della rivisita, ma anche per la qualità dei contributi dedicati ai più importanti temi interni alla Serbia e al Montenegro - come per esempio alla nuova e insolita soluzione della costituzione della Carta Costituzionale che meglio utilizziamo per una veloce e riuscita integrazione europea dei nostri paesi. Speriamo che i nostri testi e le nostre idee possano continuare ad essere presenti sui media locali e stranieri, ma anche che 'Evropski Forum' possa continuare ad essere pubblicato - se troveremo i finanziamenti e i mezzi necessari che per ora abbiamo solo per l'inizio - regolarmente sul nostro miglior settimanale politico 'Vreme'. Al fine di avere un'influenza maggiore, oltre alle 20.000 copie di 'Vreme', che vengono distribuite su tutto il territorio della ex Jugoslavia, gratuitamente distribuiamo anche mille copie ai media, agli organi istituzionali, ai deputati, ai partiti politici, alle organizzazioni non governative e alle associazioni locali. Ogni numero di 'Evropski Forum' sarà distribuito anche ad un ampio numero di indirizzi elettronici, e si può anche scaricare dal nostro sito www.evropskiforum.net, che conterrà molti altri contenuti correlati e interessanti per un pubblico più vasto.
OB: Esiste nelle altre repubbliche della ex Jugoslavia qualcosa di analogo a 'Evropski Forum'? Pensate di cercare collaborazioni e relazioni con le altre repubbliche e con gli altri paesi balcanici?
Per quanto ne sappiamo questa è l'unica pubblicazione di questo tipo in tutti i Balcani, e probabilmente anche di tutti i paesi candidati per diventare membri della UE. Abbiamo intenzione di creare una rete di organizzazioni non governative e un "think tank" dei paesi cosiddetti dei Balcani Occidentali, che si interessano di queste questioni e con le quali abbiamo collaborato non solo per i contenuti di Evropski Forum, ma anche in altri progetti comuni, ricerche, e alla formulazione di una posizione comune nei confronti dell'Unione Europea. Una parte del progetto Evropski Forum, in effetti, sta già lavorando a ciò: il Centro belgradese per l'integrazione, una nuova organizzazione non governativa da cui provengono i redattori di EF Aleksandra Mijalkovic ed io, tra un mese inizierà con un bimestrale in lingua inglese, dedicato all'euro-integrazione dei Balcani. I preparativi sono alla fase conclusiva, mentre il titolo della nuova pubblicazione elettronica (con un limitato numero di copie su carta stampata) per ora è 'European Balkan Observer'. Qui pubblicheremo anche gli articoli più significativi già pubblicati da 'Evropski Forum', rendendoli disponibili anche a quei lettori che non capiscono il serbo-croato, mentre i collaboratori saranno sia analisti locali che stranieri.
OB: In un'intervista per B92 avete detto (e lo avete ripetuto nel vostro 'Formula per la riuscita', pubblicato sul primo numero di EF) che nell'amministrazione il numero delle persone che si occupa di integrazione europea è piuttosto esiguo, se confrontato con quello degli altri paesi che si apprestano ad un futuro ingresso nella UE, come per esempio la Slovenia o la Bulgaria. Inoltre avete detto di non essere neppure sicuri sull'esistenza di un consenso da parte dell'élite politica locale sulla priorità dell'ingresso nella UE. Il che mi sembra correlato con un passaggio della "nota di redazione" che avete pubblicato in prima pagina sul primo numero della rivista, dove avete scritto che l'ingresso della Serbia e del Montenegro nell'UE è un obiettivo primario, ma anche che "questo obiettivo è il maggior interesse nazionale di questi due paesi" e che il vostro esame critico di ciò è "in accordo con gli interessi nazionali". Mi interessa proprio quel "interesse nazionale", perché avete dovuto scrivere così? Chi non vede il percorso verso la UE come priorità o "interesse nazionale" a quale alternativa pensa?
Un'alternativa all'integrazione europea di Serbia e Montenegro in pratica non c'è. Non c'è nemmeno nella maggior parte del corpo politico della Serbia e del Montenegro, né fra gli altri paesi che ancora non sono membri della UE, ma non esiste nemmeno tra i nostri vicini. C'è tuttavia una differenza di idee su come arrivare a questo obiettivo strategico: più lentamente o più velocemente, con meno o più mercato, con una o più concezioni dello sviluppo, con meno o più insistenza sulla sovranità, intesa in senso tradizionale. Contemporaneamente credo che sia importante sottolineare come l'integrazione europea debba in ogni momento essere una nostra legittima scelta, cioè non deve essere imposta dai politici locali né da parte dell'Unione Europea. Secondo la mia opinione, a distanza di un decennio dei conflitti armati, dalle sofferenze, dai vagabondaggi, è diventato chiaro che gli stati balcanici non possono risolvere molti dei loro grandi problemi (frontiere, sovranità, diritti, sviluppo economico, democrazia) se non cercano di risolverli nell'ottica della 'formula europea'. A noi serve, quindi, un nuovo angolo di visuale dal quale possiamo considerare i problemi, una nuova prospettiva, per far sì che si intravedano le vie di soluzione, e l'esperienza dei paesi dell'Europa Occidentale ci dice che loro ci sono riusciti nel quadro dell'Unione Europea.
OB: Sapete qual è l'atteggiamento dell'opinione pubblica verso l'integrazione o almeno l'avvicinamento all'UE, perché se vogliamo essere realisti per l'integrazione della Serbia nella UE dovranno passare almeno 10 anni?
La situazione è simile a quella affrontata agli inizi del loro cammino europeo da tutti i paesi post-comunisti: l'opzione UE è particolarmente popolare, ma ciò è, fra l'altro, conseguenza del fatto che l'opinione pubblica ha una scarsa conoscenza di ciò l'integrazione presuppone, qual è il suo prezzo... Il fatto che anche da noi attualmente i due terzi sono "per la UE" non significano molto e sicuramente diminuiranno nell'arco dei prossimi anni. La prima caduta di popolarità è attesa per la fine di quest'anno, con l'emissione del visto per l'Ungheria, ossia "l'arrivo dell'allargamento di Schengen sino alla nostre frontiere". Probabilmente la Serbia avrà sempre anche una specificità: l'esistenza parallela di stabili posizioni pro-europee e importanti posizioni anti-americane e in questo assomiglieremo sempre più alla Grecia.
OB: Un'ultima domanda: come interpretate il nuovo stato, ossia l'ennesima fine della Jugoslavia, pensate che sia meglio una lieve federazione al posto dell'indipendenza di entrambe le repubbliche? Perché l'UE ha voluto prolungare di tre anni la scadenza per un'eventuale indipendenza, quando appunto ci sarà il referendum sull'indipendenza?
Il problema delle soluzioni contraddittorie legate alla Carta Costituzionale, che ha dato vita ad una piuttosto insolita unione di Serbia e Montenegro, non è irrisolvibile nel caso in cui esistano sufficienti desideri politici in entrambi gli stati per un razionale e produttivo livello di unione di due popoli, che fra l'altro sono molto vicini. Prima di scegliere una delle due opzioni - un'unione più stretta o l'indipendenza - abbiamo, credo, l'obbligo di dare, per un certo periodo, una chance alla nuova unione. Per un'eventuale separazione c'è sempre tempo e possibilità. Ora, sia la Serbia che il Montenegro devono cercare, nel miglior senso possibile, di competere fra di loro, come fanno i candidati membri della UE, ma come fanno anche gli stessi membri della UE, per le riforme e per l'integrazione europea, ovviamente nel nome dei propri interessi.
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