Come reagiscono i suoi concittadini? Un interessante articolo pubblicato dall'ANSA sulle reazioni tra chi si è sempre opposto all'ex dittatore. Tra questi anche il più famoso vignettista politico serbo Corax.
Sono trascorsi dieci giorni dall'inizio del processo a Slobodan Milosevic all'Aja. Dieci giorni pieni di colpi di scena e dove l'uomo forte di Belgrado ha dimostrato tutta la sua verve oratoria mettendo in difficoltà i suoi interlocutori e i testimoni dell'accusa: controbattendo con un mix di ideologia e luoghi comuni usati ed abusati durante gli anni di regime e risposte sul piano prettamente giuridico.
Quali le reazioni in Serbia? L'ANSA ha seguito più di altri tutte le fasi del processo. Qui di seguito riportiamo un interessante articolo che mette in evidenza i contraddittori umori causati da questi primi giorni di processo.
Di Beatrice Ottaviano e Dragan Petrovic
BELGRADO, 20 FEB - ''Odiavano Slobodan Milosevic, lo avrebbero visto volentieri impiccato, e ora si trovano con loro sommo disagio a fare il tifo per lui'': Vesna Milicevic, psicanalista, e' in questi giorni alle prese con quella che ha ribattezzato la 'sindrome di Slobo'. ''Non ho mai avuto tanto lavoro da quando e' iniziato il processo contro Milosevic - dice all'Ansa - molti dei miei pazienti parlano ossessivamente dell'ambivalenza con cui vivono la vicenda''. I clienti della dottoressa Milicevic sono quasi tutti oppositori del passato regime di estrazione medio-alta e di buona cultura. ''Molti miei amici - racconta Ruzica Pantic, caporedattore della maggiore agenzia di stampa indipendente della Serbia, 'Beta' - stanno pensando seriamente a un aiuto psicologico per capire cosa ci sta accadendo. Odio Milosevic, ho sempre votato contro di lui proprio perche' lo accusavo di quegli stessi crimini dei quali ora deve rispondere all'Aja. Ma adesso, quando lo vedo polverizzare i testimoni e l'impianto dell'accusa, provo un imbarazzante senso di soddisfazione''. Dragan Krstic, docente di filosofia cacciato dall'universita' per le sue posizioni anti-regime, e' sbalordito: ''Ero certo che il processo avrebbe aiutato la nostra catarsi collettiva, e invece e' tutto il contrario. Io stesso - confessa all'Ansa - sono pieno di dubbi, sto rielaborando posizioni che pensavo ormai radicate in me''. La spiegazione, dice all'Ansa Zarko Trebjesanin, professore di psicologia all'universita' di Belgrado e autore di quello che viene giudicato in Serbia il ritratto psicologico piu' accurato di Milosevic, ''va ricercata in cinque principali elementi: primo, la sensazione che ci si trovi di fronte a un processo politico, non giuridico; secondo, l'ipotesi dell'accusa che il Kosovo fosse un territorio da conquistare in nome della 'grande Serbia' e' un non senso per i serbi, che considerano quella provincia parte integrante non solo dei loro confini, ma della loro storia; terzo, al di la' dei proclami c'e' una accusa implicita ai serbi in questo processo, e cio' va a favore di Slobo; quarto, le ferite dei bombardamenti Nato sono ancora fresche; quinto, Milosevic comunque e' lontano, sappiamo tutti che non tornera' e possiamo permetterci di dare via libera all'istintiva simpatia per uno sconfitto''. Per Trebjesanin, la 'sindrome di Slobo' ha colpito anche Milosevic: ''Dopo l'arresto del primo aprile 2000, avevamo davanti un uomo quasi distrutto, non a caso anche con problemi di salute: la sua fiducia in se stesso era al minimo. Il processo, ponendolo sotto i riflettori del mondo, ha ridato nutrimento al suo narcisismo e all'antica forza. Si e' sentito un eroe donchisciottesco, un cavaliere solitario che combatte contro l'iniquita' di un mondo decadente, e ha trasmesso a parte degli spettatori quella sua convinzione. Nessuno lo rivuole indietro, sodali a parte, ma finche' e' lontano puo' attirarsi simpatie''. A lungo andare pero', ''quando le luci della ribalta si faranno piu' fioche, il leone Slobo perdera' le zanne. Quanto alla 'sindrome di Slobo', ne riparleremo quando la gente avra' elaborato quelle immagini dei container pieni di cadaveri, della donna albanese uccisa col neonato in braccio. Allora vedremo solo un mostro che non puo' provocare simpatie''.
Per ulteriori approfondimenti, l'opinione di Corax, nome d'arte di Predrag Koraksic, il maggior vignettista politico della Serbia.