Durante le proteste ambientali nel 2022 in Serbia © Zivko Trikic/Shutterstock

Proteste ambientali nel 2022 in Serbia © Zivko Trikic/Shutterstock

Il 19 luglio a Belgrado UE e la Serba hanno firmato un memorandum per un partenariato strategico sulle materie prime strategiche, soprattutto litio. Ambientalisti e analisti lamentano però l'assenza di garanzie per la salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini

22/07/2024 -  Ivica Petrović

(Originariamente pubblicato dalla Deutsche Welle , il 19 luglio 2024)

Chi pensava che due anni fa, sulla scorta delle proteste di piazza, la Serbia avesse effettivamente rinunciato all’estrazione del litio, negli ultimi giorni ha dovuto fare i conti con la propria ingenuità, o semplicemente con una percezione errata del regime di Aleksandar Vučić.

Le acrobazie retoriche a cui la leadership di Belgrado ricorre per motivare le sue decisioni sul progetto di sfruttamento del litio [inizialmente appoggiato, poi abbandonato e ora definitivamente rilanciato] non devono sorprendere, visto che rappresentano una caratteristica distintiva dell’attuale regime.

Negli ultimi giorni gli esponenti del principale partito di governo (il Partito progressisto serbo, SNS) hanno fornito una serie di spiegazioni cercando di presentare il progetto come ineluttabile: dalle affermazioni secondo cui sarebbe stato il vecchio potere [guidato dal Partito democratico] a portare Rio Tinto in Serbia, all’idea per cui la Serbia, nel caso in cui non dovesse approvare il progetto, si troverebbe costretta a pagare miliardi di dollari a titolo di risarcimenti, passando per le promesse di profitti favolosi, anche se Rio Tinto parla di somme molto più modeste per le casse dello stato serbo.

Vengono menzionati anche alcuni servizi segreti occidentali che cercherebbero di scongiurare il progetto, essendo gelosi del progresso della Serbia. I motivi per cui i paesi interessati al litio serbo vorrebbero ostacolarne l’estrazione restano però sconosciuti.

Ritorno all’inizio

Dopo che lo scorso 11 luglio la Corte costituzionale serba ha dichiarato incostituzionale la decisione del governo di Belgrado, risalente al 2022, di sospendere il progetto Jadar, il governo, nel bel mezzo del periodo delle vacanze estive, ha ripristinato la delibera sull’elaborazione di un piano territoriale per l’attuazione del progetto stesso, che prevede lo sfruttamento dei giacimenti di jadarite nella Serbia occidentale. Contemporaneamente, i media di regime hanno lanciato una campagna inedita per promuovere il progetto, coinvolgendo diversi funzionari pubblici.

Lo sfruttamento del litio viene presentato come un’occasione storica per riportare la Serbia al centro della scena mondiale. Al contempo, l'impatto ambientale del progetto viene nuovamente minimizzato o nascosto dietro al paravento di vaghe promesse di sospendere il progetto qualora dovesse rivelarsi dannoso per l’ambiente.

Nel frattempo, l’elaborazione dello studio di impatto ambiente è stata affidata alla compagnia Rio Tinto perché – come ha spiegato Dubravka Đedović Hadanović, ministra delle Miniere e dell’Energia – lo stato non può finanziare le analisi per le aziende private con i soldi dei cittadini.

Scholz: “Il litio è una materia prima insostituibile, ne abbiamo bisogno”

Coл rilancio del progetto Jadar è emerso che il presidente Vučić ha sfruttato gli ultimi due anni per continuare i negoziati sull’estrazione del litio lontano dai riflettori e senza alcuna consultazione pubblica. Lo ha confermato la visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz e del Commissario europeo Maroš Ševčovič a Belgrado lo scorso 19 luglio. I funzionari europei hanno partecipato, insieme a Vučić, ad un summit nell’ambito del quale è stato firmato un memorandum d’intesa tra UE e Serbia per un partenariato strategico sulle materie prime sostenibili.

Vučić ritiene che, grazie all’estrazione del litio, la Serbia potrà sperimentare una forte crescita economica e che i migliori esperti dell’UE siano una garanzia di sicurezza ambientale del progetto. “Non perderemo questa occasione, ne sono convinto”, ha affermato Vučić, sottolineando di essere consapevole che il progetto non gode del sostegno pubblico, ma di sperare che la situazione possa cambiare.

“Vogliamo aumentare la prosperità e la mobilità senza alcun impatto ambientale”, ha sottolineato il cancelliere Scholz. “Il litio è una materia prima insostituibile e ne abbiamo bisogno. Questo è il primo messaggio da lanciare nel contesto dell’attuale transizione della mobilità, e credo sia un aspetto molto importante anche per la mobilità futura. In questo contesto, la Serbia gioca un ruolo chiave. Consideriamo nostro dovere impegnarci e riuscire a migliorare il progetto”.

Per Maroš Ševčovič, la Serbia si appresta ad assumere un ruolo centrale nell’economia globale. “[Belgrado] occuperà una posizione chiave nella catena di approvvigionamento di materie strategiche. La Serbia progredirà, ne sono convinto, la sua economia crescerà con posti di lavoro di alta qualità. Un altro obiettivo è quello di rispettare gli standard ambientali e rispondere alle preoccupazioni della popolazione riguardo alla trasparenza del progetto”, ha spiegato il Commissario europeo.

Interessi dell’élite al potere

Secondo l’analista politico Dragomir Anđelković, la sospensione del progetto nel 2022 era solo una messinscena. “Vučić è molto abile nell’imporre la propria volontà – spiega l’analista – lo abbiamo visto anche nel caso del Kosovo. Lancia un’iniziativa, poi cede se incontra resistenza e aspetta che le proteste si svuotino di ogni significato per rilanciare”.

Anđelković sottolinea che nel caso del progetto Jadar si tratta soprattutto degli interessi dei vertici dello stato. “Tutti sappiamo quali vantaggi possono trarre i leader politici da simili progetti che coinvolgono le grandi multinazionali”.

Quanto alle cosiddette garanzie ambientali dell’UE per uno sfruttamento sicuro del litio in Serbia, Anđelković afferma che l’UE dovrebbe prima iniziate a sfruttare le grandi riserve di litio nel proprio territorio. “Quando vedremo come lo fanno la Germania e gli altri paesi UE, allora potremo anche decidere di partecipare. Le garanzie astratte non hanno alcun significato”.

Gravi minacce di uso della forza

La leadership di Belgrado si sta seriamente preparando ad affrontare eventuali proteste e resistenze. Alcuni alti funzionari dello stato hanno già iniziato a minacciare apertamente gli attivisti e l’opposizione, assicurando che la questione dello sfruttamento del litio non si risolverà in piazza e che verrà impedito qualsiasi tentativo di bloccare strade e ferrovie.

Per Dragomir Anđelković, l’atteggiamento aggressivo del potere dimostra che Vučić ha già assunto impegni nei confronti delle aziende straniere. “Penso che [il presidente] sia disposto a lanciare una massiccia campagna di repressione a causa di questi accordi. I cittadini però devono capire che se oggi non si oppongono alla repressione, domani il regime potrà fare quello che vorrà e Vučić potrà autoproclamarsi presidente a vita”.

L’analista spiega inoltre che la leadership di Belgrado utilizza il litio come una nuova moneta di scambio nei rapporti con l’UE. “Prima ha usato il Kosovo, ora invece il litio. È chiaro quindi che l’autoritarismo in Serbia ha compiuto un salto di qualità”.

Attivisti ed esponenti dell’opposizione serba hanno scritto al cancelliere Scholz, avvertendo che l’insistenza sullo sfruttamento del litio minaccia la democrazia in Serbia. Secondo Anđelković, questa è una buona strategia.

“Nell’Unione europea molti hanno tutto l’interesse a chiudere un occhio. L’UE però non è fatta solo di governanti. È un sistema complesso con un forte settore non governativo, i media liberi e le forze di opposizione. L’opposizione serba dovrebbe avviare una campagna su vasta scala all’interno dell’UE per mettere in guardia sul fatto che la Serbia sta sprofondando in una nuova fase di autoritarismo che minaccia l’intera Europa”, conclude Anđelković.


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