La Belgrado ufficiale proprio non ha mandato giù l'elezione di Ramus Haradinaj come primo ministro del Kosovo. Numerose le reazioni contro l'ex comandante dell'UCK, da Belgrado ritenuto uno dei maggiori responsabili dei crimini di guerra contro la popolazione serba del Kosovo
Su proposta del neo presidente eletto Ibrahim Rugova, l'ex comandate dell'UCK kosovaro Ramus Haradinaj, sabato 4 dicembre, è stato eletto con la maggioranza dei voti dell'assemblea kosovara. Il lunedì successivo Haradinaj ha assunto ufficialmente l'incarico ed è diventato a tutti gli effetti il nuovo premier del Kosovo
Le reazioni di Belgrado sono state fulminee e senza mezzi termini. Il premier serbo Vojislav Koštunica valuta l'elezione di Haradinaj come "una provocazione politica per tutti coloro che concordano su una soluzione pacifica, accordante e sostenibile dei problemi del Kosovo e Metohija. È noto, sia nei circoli locali che in quelli internazionali, che si tratta di una persona con un passato criminale, tanto in guerra che in tempo di pace".
Alle dichiarazioni di Kostunica si aggiungono quelle del presidente della Serbia Boris Tadić, secondo il quale la scelta di Haradinaj come premier del Kosovo è del tutto inaccettabile. Tadić, secondo quanto riportato dall'emittente B92, subito dopo l'elezione del nuovo premier kosovaro, ha inviato una serie di proteste a tutti i funzionari internazionali, sottolineando che con Haradinaj alla presidenza del consiglio non sarà mai possibile parlare di riconciliazione, mentre secondo il presidente serbo, "Albanesi e Serbi del Kosovo possono portare avanti le reciproche relazioni solo sulla base della riconciliazione".
Dopo aver appreso la notizia della elezione del nuovo premier kosovaro, il governo serbo ha indetto una seduta straordinaria, tenutasi sabato 4 dicembre, alla quale hanno partecipato Boris Tadić, il ministro degli esteri Vuk Drašković, il capo del coordinamento per il Kosovo e Metohija Nebojša Čović, il presidente del parlamento Predrag Marković e Milan Dilparić, giudice istruttorio del Consiglio per i crimini di guerra del Tribunale circondariale di Belgrado.
Intento della seduta straordinaria, indetta dal premier serbo Koštunica, è stato quello di chiedere al capo dell'UNMIK, Soren Jessen Petersen, di annullare l'elezione di Haradinaj come premier del Kosovo.
Durante la seduta del governo serbo, il giudice Dilparić ha informato i presenti sull'indagine che la magistratura di Belgrado sta conducendo nei riguardi di Ramus Haradinaj. Secondo Dilparić, contro Haradinaj è in corso un'indagine per crimini di guerra nella regione di Ðakovica risalenti al 1999, aggiungendo che oltre a ciò ci sarebbero altre 108 denunce penali in corso contro il neo premier kosovaro.
Tale informazione è stata ribadita e irrobustita dall'ex ministro della giustizia e presidente del Partito democristiano Vladan Batić, secondo il quale contro Haradinaj in Serbia ci sono oltre 400.000 pagine di documenti che proverebbero la sua responsabilità e coinvolgimento in crimini di guerra.
Tempo fa era circolata notizia di una possibile indagine in corso contro Ramus Haradinaj, da parte del Tribunale dell'Aia. Tuttavia in questi giorni non c'è stata alcuna conferma che tale indagine sia veramente in corso. Il portavoce dell'UNMIK Jeff Billy non è stato in grado di confermare l'indagine dell'Aia, ribadendo solamente che "il Tribunale dell'Aia sta conducendo indagini su tutto il territorio della ex Jugoslavia e noi abbiamo il dovere di collaborare con loro".
L'UNIMK ha rigettato la richiesta del governo serbo di cancellazione della scelta di Haradinaj. Secondo Soren Jessen Pertesen, "Haradinaj è stato nominato premier in pieno accordo con i principi democratici e costituzionali. Quindi, ciò che vediamo oggi è una democrazia in atto".
Petersen ha poi risposto ai giornalisti sulla questione delle indagini dell'Aia, dicendo che "Se il tribunale procederà con questo caso, sono del tutto convinto che, così come stiamo assistendo ad una democrazia all'opera, assisteremo al rispetto del processo giudiziario. Sono convinto che Haradinaj saprà cosa fare e farà la cosa giusta".
A seguito della bufera di reazioni sollevatesi in Serbia, Ramus Haradinaj ha annunciato di essere pronto ad andare a Belgrado. Nell'intervista rilasciata per l'agenzia serba Beta, il neo premier kosovaro ha detto di "essere pronto in ogni momento, persino domani, ad iniziare il dialogo con Belgrado. Andrò a Belgrado quando mi inviteranno e sono pronto a discutere con tutti quelli che vengono da Belgrado. Non ho pregiudizi. So cosa fare per il Kosovo, sarà necessario incontrarsi, discutere di tutto ciò che è interesse dei Kosovari e dei Serbi".
Se Haradinaj dice di essere pronto per andare a Belgrado, sembra proprio che Belgrado non sia affatto pronta a riceverlo. Secondo alcuni funzionari di Belgrado, nessuno in Serbia sarebbe disposto a discutere col premier kosovaro, anzi scatterebbe immediatamente la sua cattura se dovesse fare ingresso nella Serbia centrale. Nebojša Čović ha dichiarato lunedì 6 dicembre, riguardo le dichiarazioni di Haradinaj, "che venga pure liberamente a Belgrado, avrà il trattamento che si merita, finalmente avremo la possibilità di verificare qual è lo standard dei mandati d'arresto".
Dubbi sulla nomina di Haradinaj come primo ministro erano stati sollevati pure dall'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'UE, Javier Solana. Tuttavia, a distanza di giorni da parte dell'UE non ci sono stati commenti in proposito. Solana si è limitato ad invitare il governo kosovaro ad assicurare "innanzitutto un avanzamento rapido nella realizzazione degli standard e tangibili risultati nella protezione delle comunità delle minoranze".
Tuttavia nel comunicato dell'alto rappresentante non c'è menzione alcuna alla nomina dei rappresentanti del governo kosovaro, né si fanno valutazioni di merito.
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Carpentiere, marinaio, guerrigliero ... primo ministro, criminale di guerra?