Bandiera croata e bandiera serba © Allexxandar/Shutterstock

Bandiera croata e bandiera serba © Allexxandar/Shutterstock

Lunedì 20 novembre il ministero degli Esteri serbo ha dichiarato persona non grata Hrvoje Šnajder, primo segretario dell’ambasciata croata a Belgrado. Ad oggi le autorità serbe non hanno reso noti ulteriori dettagli sulla vicenda

23/11/2023 -  Tena Erceg

(Originariamente pubblicato sul portale Novosti , il 21 novembre 2023)

Secondo quanto riportato sul portale del quotidiano belgradese Novosti, nella serata di lunedì il ministero degli Esteri serbo, appellandosi all’articolo 9 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche e consolari, ha deciso di dichiarare il diplomatico croato Hrvoje Šnajder persona non grata perché – stando ad alcune fonti non ufficiali – le prove raccolte dimostrerebbero un coinvolgimento dello stesso in attività di “spionaggio e propaganda ai fini del reclutamento nei servizi croati”.

L'articolo 9 della Convenzione di Vienna prevede che “lo Stato accreditatario possa in qualsiasi momento, senza dover motivare la propria decisione, informare lo Stato accreditante che il capo o un altro membro del corpo diplomatico della missione è considerato persona non grata”.

“Nello svolgere la sua attività professionale nella Repubblica di Serbia, Šnajder ha gravemente trasgredito le regole diplomatiche, violando la Convenzione di cui sopra. A tal proposito, all’ambasciatore della Repubblica di Croazia Hidajet Biščević è stata consegnata una nota diplomatica”, si legge in un comunicato stampa diffuso dal ministero degli Esteri serbo. Nel comunicato si sottolinea anche “il rammarico per il comportamento di suddetto diplomatico nell’ultimo periodo, un comportamento che non contribuisce al rafforzamento delle relazioni bilaterali tra la Repubblica di Serbia e la Repubblica di Croazia, ai rapporti di buon vicinato e, in generale, ad un innalzamento del livello di pace e stabilità nella regione”.

Il ministero degli Esteri serbo ha infine espresso “l’auspicio che la Repubblica di Serbia e la Repubblica di Croazia possano lavorare insieme per costruire una fiducia reciproca così da raggiungere un futuro europeo comune”.

L'ambasciatore croato a Belgrado Hidajet Biščević non ha voluto commentare la vicenda. “Anche se lo sapessi, non potrei dire cosa ha fatto [il diplomatico espulso]. Non posso entrare nei dettagli, è una questione che oltrepassa le mie prerogative”, ha affermato Biščević. Anche Goran Grlić Radman, ministro degli Esteri croato, ha dichiarato di non essere a conoscenza di ulteriori dettagli su quanto accaduto.

Nella tarda serata di lunedì il ministero degli Esteri croato ha rilasciato un comunicato ufficiale, in cui si afferma che la Croazia “respinge completamente le motivazioni per espellere il diplomatico croato”, definendo la decisione delle autorità serbe “un passo verso il deterioramento delle relazioni bilaterali, e quindi verso un’ulteriore destabilizzazione della già delicata situazione politica e di sicurezza nella regione in un periodo in cui la stabilità del sud-est Europa è di estrema importanza per l’intero continente”.

Nell’espulsione di un suo diplomatico, il ministero degli Esteri croato ha intravisto un legame con la campagna elettorale per le elezioni politiche in Serbia, fissate per il prossimo 17 dicembre. Alcuni recenti sondaggi danno favorito il Partito progressista serbo (SNS) del presidente Aleksandar Vučić con il 39,2% dei voti.

“Esprimiamo rammarico – si legge nel comunicato del ministero croato – per il fatto che la tendenza, tutt’altro che inaspettata, della Serbia a inasprire le relazioni [bilaterali] in questo momento si sia concretizzata nella drastica decisione di espellere un diplomatico. Il ministero degli Affari Esteri ed Europei si riserva il diritto di rispondere a suddetta decisione nei tempi e modi che riterrà opportuni”. [Martedì 21 novembre le autorità croate hanno deciso di rispondere con una misura reciproca, dichiarando persona non grata il primo segretario dell’ambasciata serba a Zagabria].

Interpellato dal portale Novosti, Božo Kovačević, professore presso l’Istituto diplomatico “Dag Hammerskjöld” di Zagabria, già ambasciatore della Repubblica di Croazia a Mosca, spiega che il fatto che un diplomatico sia stato dichiarato persona non grata è il segnale del deteriorarsi delle relazioni tra Serbia e Croazia. Per Božović, assistiamo ad una tendenza che sembra destinata a peggiorare.

“Non sappiamo cosa esattamente abbia fatto quell’agente diplomatico. La Serbia non è obbligata a fornire alcuna spiegazione, e probabilmente non lo farà. Secondo la Convenzione di Vienna, lo stato accreditatario può dichiarare persona non grata un diplomatico che non rispetta le disposizioni della Convenzione e leggi di quello stato senza dover motivare la propria decisione. Quindi, questo istituto talvolta viene utilizzato anche contro gli agenti che non hanno in alcun modo violato la prassi diplomatica, ma espellendoli, lo stato accreditatario vuole dimostrare che le relazioni con i paesi rappresentati da quei diplomatici hanno subito un deterioramento. Abbiamo assistito a casi analoghi al momento dell’introduzione delle sanzioni contro Mosca, quando i paesi occidentali improvvisamente hanno iniziato a dichiarare persona non grata un numero sempre maggiore di diplomatici russi, ma non perché questi ultimi abbiano necessariamente violato le disposizioni della Convenzione di Vienna, bensì semplicemente per inviare un segnale di un deterioramento dei rapporti con la Russia. D’altra parte, anche Mosca ha espulso un certo numero di diplomatici occidentali nonostante non ci fosse alcun indizio di un loro coinvolgimento in attività illecite. Questo istituto lascia un ampio margine di discrezionalità al paese accreditatario, che quindi lo può utilizzare per inviare diversi messaggi al paese i cui diplomatici vengono dichiarati personae non gratae”, spiega il professor Kovačević.

Il settimanale belgradese Vreme ha commentando la vicenda collegandola all’attuale situazione della BIA [servizi segreti serbi]. “Anche dopo le dimissioni di Aleksandar Vulin [ex capo della BIA], sottoposto a sanzioni statunitensi, i servizi segreti evidentemente lavorano a pieno ritmo”, scrive il settimanale ricordando che “il presidente serbo Aleksandar Vučić, in molti dei suoi discorsi pubblici pronunciati quest’anno – ad oggi se ne contano circa trecento – ha sottolineato come lo spionaggio rappresentasse una grande minaccia per la sicurezza della Serbia, senza però fornire all’opinione pubblica ulteriori spiegazioni”.

Lo scorso 3 novembre Aleksandar Vulin ha rassegnato le dimissioni dopo essere stato sottoposto a sanzioni da parte degli Stati Uniti per i suoi legami con Mosca e per un sospetto coinvolgimento nel traffico di stupefacenti. “Gli Stati Uniti e l’UE chiedono la mia testa come una condizione per non introdurre sanzioni contro la Serbia. Non sono certo io il motivo per cui la Serbia e il Mondo serbo vengono ricattati e sottoposti a pressioni, ma non permetterò di essere utilizzato come una scusa per ricattare ed esercitare pressioni sulla Serbia e sul Mondo serbo” [controverso concetto che si riferisce all'obiettivo di aumentare la coesione dello spazio politico, geografico, linguistico e culturale del popolo serbo, a prescindere dai confini statali, ndr], ha dichiarato Vulin spiegando la sua decisione di dimettersi, una decisione che molti interpretano come frutto delle pressioni esercitate dagli Stati Uniti sul presidente serbo.

Stando ad un sondaggio condotto dalla rivista Nova srpska politička misao, i cui risultati sono stati pubblicati lo scorso 15 novembre, il 38,8% dei cittadini serbi è favorevole all’ingresso del paese nell’Unione europea, il 32,5% è contrario, mentre il 63,4% auspica un rafforzamento dei legami con Mosca, Pechino e i paesi BRICS.