Alla Fiera del libro di Belgrado le autorità della Republika Srpska hanno presentato una pubblicazione che nega il genocidio di Srebrenica
La Fiera del Libro di Belgrado, giunta ormai alla 64esima edizione, anche quest'anno ha ospitato uno stand gestito direttamente dal governo della Republika Srpska (RS), una delle due entità che costituiscono la Bosnia Erzegovina.
Il padiglione dedicato alla letteratura della RS è stato inaugurato lo scorso 21 ottobre dalla ministra dell'Istruzione e della Cultura della RS Natalija Trivić. La ministra si è rivolta ai presenti dicendo che parla come se fosse a casa propria, sottolineando che all’interno di un popolo non esistono confini soprattutto quando si parla di letteratura e cultura comune.
Tra i vari titoli di opere presenti anticipati in quell'occasione dalla ministra ne è spiccato uno, una di quelle pubblicazione che fanno crollare ogni speranza sul fatto che la storia dei conflitti che negli anni '90 hanno dilaniato la Jugoslavia possa essere almeno in parte condivisa.
800 pagine di revisionismo
Si tratta di una raccolta di 800 pagine di testi risultato delle "ricerche" di 48 coautori. Il titolo: "Srebrenica - realtà e manipolazioni". La pubblicazione è stata finanziata dal governo della RS ed ha – utilizzando le parole degli stessi funzionari della RS – tra gli obiettivi quello di “smontare il mito costruito sui crimini fabbricati a Srebrenica”.
La pubblicazione fa seguito ad un convegno tenutosi a Banja Luka nell'aprile di quest’anno, organizzato e sostenuto dall'“Unione degli ufficiali dell'ex esercito dei serbo-bosniaci”, dall'”Università indipendente di Banja Luka” e dall'“Istituto per le ricerche del martirio dei serbi nel ventesimo secolo”.
Nel libro, tradotto anche in inglese, viene apertamente negato il genocidio di Srebrenica, interpretando quanto accaduto a Srebrenica e nei dintorni nel 1995 come un "mito". Una tesi del resto affermata in diverse occasioni anche dall'ex presidente della stessa RS e oggi membro della Presidenza della Bosnia Erzegovina Milorad Dodik.
Le conclusioni del convegno di Banja Luka
Nelle conclusioni pubblicate a seguito del convegno si può leggere: "Le opinioni pragmatiche dei giudici del Tribunale di Aja sui crimini e le responsabilità dei serbi per quanto accaduto a Srebrenica non devono essere accettate perché sono lontane dalla verità e le sentenze del tribunale non possono essere un ostacolo alla ricerca scientifica al fine di stabilire la verità definitiva".
Posizione ribadita poi anche nel libro presentato a Belgrado il cui gruppo di autori in modo di fatto unanime si oppone alle sentenze del Tribunale Internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia sostenendo che tutta questa storia non è altro che un’invenzione per incolpare il popolo serbo e i loro governi ed eserciti su entrambe le sponde del fiume Drina. Non si tratterebbe di altro che un complotto di livello internazionale.
Ad esempio, senza addurre alcuna prova se non la propria parola, l'ex ufficiale dell’esercito serbo-bosniaco Nikola Mijatović Miša afferma: “In qualità di membro del Comando dell’Esercito della Republika Srpska presente sul pericolosissimo campo di battaglia intorno a Sarajevo, affermo che nel 90% dei comuni della Republika Srpska non è stato commesso alcun crimine di guerra o stupro. A differenza della Federazione di Bosnia Erzegovina, dove la maggior parte dei mostruosi crimini di guerra sono stati commessi sui territori sotto controllo delle formazioni militari mussulmane”.
Data la presentazione di questa scandalosa pubblicazione alla Fiera del libro di Belgrado non ci si può non chiedere quanto possano essere stati sinceri il Presidente serbo Aleksandar Vučić oppure il membro della Presidenza bosniaco erzegovese Milorad Dodik quando hanno deciso di andare a inchinarsi a Potočari (Srebrenica) davanti alle vittime del genocidio. Era solo una mossa calcolata per compiacere la politica mondiale e per passare come dei politici responsabili? Per poi tornare alle menzogne di quelle tragiche 800 pagine?