Gli elogi dei suoi accoliti, le tiepide reazioni del governo timoroso di perdere il supporto del partito di Milosevic, il senso di frustrazione e le proteste dei cittadini che si sono opposti con forza al governo dell'ex presidente. Una cronaca della nostra corrispondente alla vigilia dei funerali
La salma dell'ex presidente della Serbia e della SRJ, nonché imputato presso il Tribunale dell'Aia Slobodan Milosevic è stata esposta al Museo della rivoluzione nel quartiere belgradese di Dedinje. Fino ad ora il numero complessivo di cittadini che sono giunti a portare l'ultimo saluto a Milosevic, secondo le stime dei media locali e stranieri, si aggira attorno alle 50.000 persone. Il più grande raduno si aspetta oggi, giorno in cui ci sarà il corteo funebre che seguirà il feretro, davanti al palazzo del parlamento fino a Pozarevac, dove si terrà la sepoltura. Secondo le ultime notizie, la famiglia di Milosevic non parteciperà ai funerali, innanzitutto, come hanno annunciato, a causa di "insufficienti garanzie" sul fatto che Mira Markovic non verrà arrestata al suo arrivo a Belgrado.
Come atteso, la morte di Milosevic ha suscitato un grande interesse tanto tra l'opinione pubblica locale che straniera. Già da giorni i media locali senza diminuire d'intensità riportano tutti i dettagli relativi alla sua morte, al funerale, ma anche alle conseguenze politiche sulla stabilità del paese. Situazione che è rappresentata al meglio dall'editoriale di Dragoljub Zarkovic, caporedattore del settimanale "Vreme" pubblicato sul quotidiano "Politika" sotto il titolo "148 ore di funerale". Nell'editoriale, tra il resto, si dice che "il funerale è più vicino alla farsa che al dramma. Se fra i dispiaciuti e quelli che si atteggiano a dispiaciuti esistesse il sentimento della dignità e del pudore avrebbero organizzato un funerale di famiglia, e non un contro meeting alla maggioranza della Serbia e al Tribunale dell'Aia".
La verità è che differenti attori cercano di raccogliere punti politici creando un'immagine di Milosevic come politico saggio e magnanimo, vero difensore del bene della Serbia e grande sofferente che ingiustamente è stato ucciso nell'odiata Aia. All'SPS in questo momento, più forte che mai, è in corso una lotta tra la cosiddetta corrente dura guidata da Vucelic e gli altri quadri anziani e la corrente di Dacic che da tempo ha preso le distanze dall'eredità di Milosevic. Con la decisione di Mirijana Markovic di lasciare l'intera organizzazione del funerale a Vucelic si è cercato di ammorbidire la corrente estrema e di rinforzare la posizione degli "autentici eredi" di Milosevic. Però fino ad ora né l'una né l'altra corrente hanno annunciato di ritirare l'appoggio al governo, sicché, almeno per il momento, non si annunciano imminenti elezioni.
Dall'altra parte, il Partito radicale tenta di posizionarsi come il maggior difensore degli interessi nazionali serbi e come difensore contro le forze occidentali incarnate dal Tribunale dell'Aia. Interessanti sono anche le mosse del governo serbo, che dalla morte di Milosevic fino ad oggi cerca di trovare, come dichiarato, la soluzione ottimale per il funerale e per tutte le questioni connesse, con l'intento primario di mantenere la stabilità dello stato. Tradotto in parole povere, ciò significa che non desiderano opporsi troppo all'SPS, innanzitutto per paura che questo partito possa ritirare l'appoggio al governo. In questo senso i rappresentanti della coalizione di governo cercano con tutte le forze di spiegare ai cittadini che in questo momento, decisivo per la Serbia, è più importante preservare la pace e la stabilità, ripetendo il già consumato mantra della soluzione dello status del Kosovo e del referendum in Montenegro, ma ancora più di frequente accennano alla tesi che nel caso in cui dovesse cadere il governo la Serbia verrà guidata dai radicali. Anche l'SPO che nei primi giorni dopo la morte di Milosevic si è riferito duramente ai crimini che l'ex presidente ha commesso, adesso si è calmato ed ora è su posizioni molto più moderate. Il DS, come al solito, se ne sta in disparte. Il presidente Tadic ha subito dichiarato che non abolirà la famiglia Milosevic, ma, a parte qualche sporadica dichiarazione, non si sono sentite voci rilevanti provenire da questo partito.
L'opinione pubblica è stata investita da trasmissioni e talk show in cui vari analisti, politici, amici, compagni di Milosevic hanno portato le loro opinioni sulla vita e la morte dell'ex presidente. Giovedì sera sulla Televisione BK, è stata trasmessa un'intervista con Momir Bulatovic, ex presidente del montenegro, durante la quale egli ha parlato dell'ultima visita fatta a Milosevic al Tribunale dell'Aia, della felpa che gli ha spedito Marija, la figlia di Milosevic, e della sua gioia quando ha ricevuto il regalo. Tale immagine mediatica ha suscitato un sentimento di frustrazione presso la maggior parte di quei cittadini della Serbia che hanno lottato attivamente contro il regime di Milosevic durante gli anni '90, e molti si sono chiesti se si sta parlando dello stesso uomo o forse si tratta di qualcun altro. Allo stesso tempo, alcune emittenti televisive di Belgrado hanno cercato di modificare questo discorso, trasmettendo documentari sul governo di Miloseivc, sulle guerre, sui cambiamenti e sul movimento del 5 ottobre, desiderando evidentemente ricordare tutto il male che il regime di Milosevic ha portato.
Fino a ieri non c'è stato un grande movimento e attività di quella parte di Serbia che si è accanitamente opposta al regime di Milosevic, e ciò soprattutto a causa del desiderio che il dramma dei funerali finisca e venga dimenticato quanto prima. Alcuni organizzazioni e personalità pubbliche hanno ricordato i successi del governo di Milosevic, ma senza sollevare tensioni e senza richiami a raduni.
Invece, da ieri gira per la Serbia un messaggio sms che contiene quanto segue: "Sabato 18.03. Ore 15.00, Piazza della Repubblica. Tre giorni prima della primavera. Venite per scongiurare che Milosevic non ci capiti di nuovo. Segno di riconoscimento: un pallone. Fai passare." Benché nessuno con certezza possa dire chi stia dietro questo messaggio, è evidente che i cittadini hanno in modo disciplinato fatto passare il messaggio, lo testimonia il fatto che a chi vi scrive questo testo sono arrivati almeno quindici messaggi sms identici.
Però, è del tutto certo che esiste un gran numero di cittadini che sono indignati dagli eventi connessi ai funerali di Milosevic e dal comportamento dei leader politici. Alla polizia non è stato annunciato alcun raduno per sabato alle 15.00, e le interpretazioni su chi possa aver scritto quel messaggio sono divise. Alcuni credono che si tratti di una giustificata rivolta dei cittadini serbi democraticamente orientati, mentre altri temono che ci sia sotto il tentativo di partiti minori, come il GSS e LDP, di attirare l'attenzione degli elettori. Ad ogni modo tutti sperano che la giornata di sabato trascorra senza incidenti.
Altre due cose attirano una grande attenzione e parlano della Serbia che non piange per Milosevic e che si ricorda del male del periodo del suo governo. Sulle colonne del quotidiano "Politika", ieri è stato pubblicato un annuncio funebre che diceva: "Grazie per tutte le chimere e le ruberie, per ogni goccia di sangue che a causa tua hanno versato in migliaia, per la paura e l'incertezza, per le vite e le generazioni fallite, per i sogni che non abbiamo realizzato, per il terrore e le guerre che, senza chiedercelo, hai condotto a nome nostro, per tutto il peso che ci hai caricato addosso. Ci ricordiamo dei carri armati nelle vie di Belgrado e il sangue sui marciapiedi. Ricordiamo Vukovar. Ricordiamo Dubrovnik, Ricordiamo Knin e la Krajina. Ricordiamo Sarajevo. Ricordiamo Srebrenica. Ci ricordiamo dei bombardamenti. Ci ricordiamo del Kosovo. E lo ricorderemo ancora per un po'. E lo sogneremo. Ci ricordiamo dei morti, dei feriti, degli sfortunati e dei profughi. Ci ricordiamo delle nostre vite distrutte. Lo terranno a mente i cittadini della Serbia".
Un altro importante fatto riguarda il comunicato dei fondatori di Otpor, che ieri è uscito sui media e nel quale si dice che "siamo delusi e ci vergogniamo delle reazioni del potere in Serbia, della parte di opinione pubblica e di media che già da sei giorni aiutano ad ingrandire la figura di Slobodan Milosevic e partecipano al progetto dell'abolizione dei crimini che ha commesso durante gli anni novanta soprattutto nei confronti dei cittadini della Serbia, ma anche ai cittadini degli altri stati della regione", aggiungendo che "il cinque ottobre è il giorno in cui i cittadini della Serbia hanno condannato Milosevic, e questa condanna non può in alcun modo essere annulata. Il cinque ottobre il nostro compito era di buttarlo giù dal potere, oggi il nostro compito è di non permettere che questa politica si riversi di nuovo in Serbia. Lui è FINITO, ma i suoi accoliti cercano di tornare. Noi non lo accettiamo".