La Serbia sta assistendo ad una rinascita del proprio tennis. Che vive con orgoglio. Un'inchiesta del settimanale belgradese "Vreme" rivela i segreti del tennis serbo, la sua storia e qual è l'odierna situazione. Nostra traduzione
Di Marija Govedarica, Vladan Stošić, Vladimir Glišić - Coordinatore della ricerca: Aleksandar Ćirić, Vreme, 5 luglio 2007 (tit. orig. Gem, set, meč)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Janko Tipsarevic, parlando della situazione in cui si trovava il tennis serbo negli anni novanta, periodo in cui lui e altri - oggi noti giocatori - iniziavano a praticarlo, ha dichiarato alla Reuters: "La gente deve essere consapevole che abbiamo ottenuto tutto dal nulla - dal fango. Allora non esisteva la grande accademia di tennis, e nemmeno una federazione forte".
In quel periodo a capo della federazione serba di tennis c'era Radoman Bozovic, motivo per cui l'allora allenatore della nostra squadra nazionale, Radmilo Armenulic, diede le dimissioni. Ricordando quei tempi, Armenulic dice a "Vreme": "Lui era un uomo della politica, e non dello sport. Lasciando la lega dissi che sarei tornato quando lui se ne sarebbe andato via".
Jelena Gencic, la nostra più apprezzata allenatrice di tennis - ha allenato Monika Seles, Iva Majoli, Tatjana Jecmenica, Goran Ivanisevic, Sabrina Goles e Novak Djokovic - crede che "non ci siano mai stati abbastanza soldi per sviluppare il tennis per quanto non mancassero persone di buona volontà", ma aggiunge che il problema più grosso è l'inesistenza di una visione sul futuro del tennis serbo.
"Come allenatrice faccio dei progetti dettagliati giornalieri, settimanali, mensili e annuali per i prossimi cinque anni per tutti i bambini che alleno. Credo che questi progetti debbano esistere per tutti i tennisti", dice Jelena Gencic.
Il lavoro familiare
A causa della mancanza delle condizioni per poter fare gli allenamenti, la maggior parte dei nostri attuali tennisti di successo, durante gli anni novanta, era stata costretta ad andare nelle scuole di tennis fuori dal paese. In mancanza di sponsor, i genitori vendevano gli appartamenti e si indebitavano per poter permettere che i loro figli facessero questo sport. Janko Tipsarevic ha affermato che le uniche persone che lui e gli altri allenatori possono ringraziare sono le famiglie dei tennisti.
Nemmeno oggi le condizioni sono migliorate. Radmilo Armenulic spiega che i genitori continuano ad essere i principali sponsor perché i club e le federazioni non hanno i mezzi sufficenti. Su quanti soldi servono per far sì che qualcuno diventi un tennista di successo, Jelena Gencic dice: "Le spese annuali complessive per i tennisti di 13 anni vanno dai 50.000 ai 100.000 dollari, mentre per i tennisti di livello professionale arrivano anche ai 200.000 dollari all'anno".
Dopo il Roland Garros di quest'anno, molti bambini vorranno fare tennis. Su ciò che li aspetta, Danilo Ristic, docente di educazione fisica e allenatore della scuola di tennis del vecchio DIF equivalente dell'italiano ISEF, ndt., dice: "Gli inglesi hanno calcolato che un principiante nel tennis deve allenarsi almeno un'ora al giorno per due anni. Invece, secondo la mia esperienza, per alcuni questo è sufficiente, per altri è poco. Per acquisire i dieci elementi di base del tennis si hanno bisogno tra le trenta e le cinquanta ore di lezione".
La cosa importante è anche dove iscrivete il bambino e con quale allenatore lavorerà. Danilo Ristic spiega: "Il bambino può iniziare con il tennis a quattro anni, ma non si tratta di un vero tennis ma dell''asilo del tennis' dove il tennis viene insegnato attraverso il gioco. A quell'età i risultati non vengono valutati in numeri. Al contrario, se il bambino inizia subito con il tennis agonistico, il tennis può rovinare la sua psiche, perché il bambino mira solo alla vittoria, il che crea frustrazione. L'allenatore non deve urlare o sgridare il bambino, cosa che purtroppo accade spesso. Questi allenatori fanno indietreggiare i bambini e loro per questo abbandonano il tennis."
Il tennis viene considerato uno sport individuale, ma quanto in realtà è un risultato del lavoro di squadra? "Forse sbaglio, ma credo che tutto accada nel triangolo composto dal giocatore, l'allenatore e i genitori. La collaborazione con i genitori è indispensabile. Alcune volte il padre desidera che il bambino si dedichi al tennis, invece la mamma vuole che si dedichi alla scuola, così fra di loro possono esserci degli scontri che si riflettono anche sui bambini. Allora sta all'allenatore il ruolo di mediatore e insieme a loro risolvere il problema", dice Jelena Gencic. Secondo la sua opinione, il problema sta nel fatto che i nostri allenatori non vogliono perfezionarsi. Sono andata a vedere come lavorano Nick Bollettieri e gli altri allenatori mondiali, sono tornata con della letteratura straniera e ho capito che molti miei colleghi non sono interessati perché credono di sapere tutto. Considero questo lavoro come un hobby, non faccio pagare gli allenamenti perché adoro lavorare con i bambini, ma il perfezionamento è necessario".
Tutti gli interlocutori di "Vreme" sono d'accordo sul fatto che fra i mille che iniziano a fare tennis in modo serio, soltanto uno o due diventano giocatori di successo. "Cinque sei allenamenti al giorno sono un grosso sacrificio. Il tennis è un lavoro da minatori", dice Jelena Gencic.
La tradizione e la situazione attuale
I nostri tennisti di punta sono "giovani, belli, di successo e ricchi" così come ha detto la ministra per la Gioventù e lo Sport, Snezana Samardzic-Markovic, ma oltre a questi complimenti ci sono parecchie cose che lo stato potrebbe fare per sviluppare il tennis.
Secondo le parole di Radmilo Armenulic, Belgrado oggi è l'unica capitale in Europa ad essere sprovvista di un torneo tennistico di qualità. "E' un peccato che sia stato annullato il torneo di Gemaks che prometteva di diventare una cosa importante. Per poter organizzare un buon torneo, è necessario un fondo premi di circa 125.000 dollari, ma anche un adeguato periodo considerato il fatto che l'agenda dei tennisti è sempre abbastanza piena."
Una volta era diverso, perché prima della Seconda guerra mondiale a Belgrado si tenevano i tornei internazionali. In Serbia si giocò a tennis per la prima volta a cavallo fra il diciannovesimo e ventesimo secolo e in quel periodo, come ovunque nel mondo, era considerato come un divertimento e non come uno sport. I giocatori giocavano con i vestiti normali, così le donne giocavano con i vestiti lunghi fino a terra, con i cappelli, e durante il gioco con la mano libera alzavano la gonna per potersi muovere più facilmente. Gli uomini si toglievano le giacche, ma lasciavano le cravatte, e se volevano tirare su le maniche della camicia dovevano chiedere il permesso agli avversari. Il gioco era molto più lento rispetto ad oggi, ne è testimone il fatto che il drop shot (la palla corta) era considerato un gioco scorretto.
Secondo i dati a disposizione, il tennis veniva giocato in modo istituzionale a Palic nel 1893 all'interno della Società sportiva "Ahiles", e a Belgrado fu fondata la sezione del tennis presso la Prima società serba dei velocipedi. Dopo la Prima guerra mondiale a Belgrado nel 1919 furono fondati il Club tennistico Sumadija con i campi da tennis a Kalemegdan dove oggi si trovano i campi di pallavolo del Partizan, il Club di tennis BOB, che aveva i campi dove oggi si trovano i campi di tennis della Zvezda, e il Club tennistico di Belgrado con i campi dove oggi ci sono le piscine del Tasmajdan. In quel periodo a Belgrado in primavera e in autunno si giocavano tornei internazionali. C'erano campi da tennis anche presso la Banca centrale dove c'era la Zecca a Topcider. A Novi Sad nel 1922 fu fondato il Club tennistico di Novi Sad e a Vrsac nel 1924 Club tennistico di Vrsac, che realizzò quattro campi da tennis.
Il nostro primo tennista a partecipare alle olimpiadi fu Djoka Djundjerski, che giocò ai Giochi olimpici di Parigi nel 1924. La nostra squadra nazionale giocò per la prima volta alla Coppa Davis nel 1927 nel match contro l'India. La prima vittoria alla Coppa Davis fu ottenuta nel 1930 nel match giocato a Belgrado; è fu battuta la Svezia con un secco 5 a 0. La Jugoslavia nel 1939 era la prima della zona europea della Coppa Davis e fu proclamata come la terza nazione mondiale nel tennis, e i giocatori finirono nella graduatoria mondiale. Questo successo fu anche il successo più grande di tutto il nostro sport di quel periodo.
Dopo la Seconda guerra mondiale, il tennis ricevette lo status di sport da ricchi e coloro che lo praticavano ebbero dei problemi. "Stavo andando ai campi da tennis quando un giovane comunista mi bloccò la strada e additandomi come una borghese mi strappò di mano la racchetta e la ruppe. Presto andai a vivere a Belgrado ma non giocai più a tennis. Negli anni novanta ero in visita alla mia città natale e seppi che erano stati costruiti dei nuovi campi da tennis. Là vidi un uomo che aveva portato sua nipote a fare una lezione di tennis. Capii che si trattava dello stesso comunista che all'epoca mi aveva rotto la racchetta. Notò che lo stavo guardando e mi riconobbe. Mi avvicinai a lui e gli dissi: "Game, set, match per me", ha raccontato a "Vreme" un'interlocutrice che ha preferito rimanere anonima.
Ad ogni modo, dopo la Seconda guerra mondiale furono fondati vari club di tennis come il Partizan, la Crvena Zvezda, Vojvodina e molti altri che hanno contribuito allo sviluppo del tennis serbo moderno.
A Belgrado oggi non esistono nemmeno gli stadi per il tennis. "Spero veramente che verrà costruito il centro del tennis e così sarà più facile per le giovani generazioni, così non dovranno andare via dal paese per allenarsi", ha affermato Jelena Jankovic in un'intervista alla Reuters.
Goran Kreclovic, l'assessore per lo sport e i giovani, dice che questo problema sarà risolto. "Il centro nazionale di tennis sarà costruito nel blocco cinque di Novi Beograd, vicino al Palazzetto dello sport. In questo momento stanno lavorando al progetto per la costruzione del centro e i mezzi per la costruzione sono assicurati", dice Kreclovic.
La federazione del tennis ha a disposizione dei mezzi modesti e non può fare quanto possono fare le federazioni del tennis degli altri paesi come per esempio quella francese che viene considerata la migliore al mondo e meritatamente perché sulle classifiche mondiali fra i primi cinquanta i francesi hanno sempre almeno dieci tennisti.
Radmilo Armenulic dice che il budget del nostro comitato olimpico per la preparazione dei candidati per i Giochi olimpici di Pechino del 2008 è di due milioni di euro. Questa somma viene divisa su tutti i partecipanti, mentre il comitato olimpico austriaco ha a disposizione 40 milioni di euro. Per questo il Comitato olimpico ha unito gli sponsor che con i loro mezzi aiuteranno la preparazione dei nostri giocatori nazionali.
Il successo e il commento
Lo stato tramite la diplomazia potrebbe impegnarsi per far sì che i nostri tennisti ottengano più facilmente i visti. Ana Ivanovic dice per "Vreme" che deve continuare ad andare lei di persona a ritirare i visti, anche se adesso glielo danno per periodi più lunghi.
Quando Ana Ivanovic e Jelena Jankovic si sono trovate nella semifinale del Roland Garros, al telegiornale di punta della RTS una delle notizie era che gli organizzatori del torneo avevano chiesto all'Ambasciata la nostra bandiera e il nostro inno. Se avessero vinto, a Parigi, si sarebbe sentito l'inno serbo. Comunque, secondo la legge in vigore, questo non avrebbe garantito loro la "pensione sportiva", perché i tornei del Grande Slam non vengono conteggiati come i campionati di livello europeo o mondiale.
Il successo dei tennisti serbi al Roland Garros è stato il tema centrale dei media internazionali. I giornalisti stranieri avevano constatato che il campionato di Francia di quest'anno si potrebbe chiamare Roland Garosic. I redattori del sito WTA (l'associazione mondiale delle tenniste professionali) hanno pubblicato una serie di fotografie di Ana Ivanovic e Jelena Jankovic davanti alla Tour Eiffel decidendo che sulla prima pagine del loro sito venisse messa la fotografia dove le due ragazze tengono la bandiera serba accompagnata dal commento che forse andranno in finale e così realizzeranno "la prima finale serba del Grande Slam".
Come quelli internazionali anche i media croati hanno informato del "successo dei tennisti e tenniste serbi", il che ha suscitato una certa polemica tra i lettori dei siti del "Vecernji list" e dello "Jutarnji list". Uno dei visitatori ha scritto che "anche a un cane qualche volta si illumina la parte sotto la coda", e un altro "che quelle ragazze hanno dato un po' di luce al lato-suola serbo". E' arrivata la risposta che "è brutto fare i commenti per il successo di qualcuno - questo la dice lunga su come è chi fa il commento". La polemica innescatasi fra i visitatori dei siti di questi due quotidiani di Zagabria forse si conclude nel modo migliore con il seguente commento: "E se una nostra si fosse trovata in semifinale dubito che ci sarebbero stati questi commenti. Le ragazze giocano benissimo, per questo sono arrivate fino alla semifinale, e quindi non rompete".
I quotidiani di Podgorica non hanno seguito il trend internazionale in merito all'informazione sul successo serbo. "Pobjeda" ha riportato la notizia dell'ingresso della Jankovic e Ivanovic in semifinale menzionando solo i loro nomi, ma non il paese da dove vengono, mentre "Vijesti" ha scritto che vengono dalla Serbia, ma l'articolo è comparso sotto il titolo "Le belgradesi furiose".
Il mondo intero ha notato il talento dei tennisti che vengono dalla Serbia, e da noi si sono fatti sentire quelli che dicono che esiste un particolare talento serbo per il tennis e che siamo in realtà una nazione di tennisti. Alla domanda di "Vreme" se tutto ciò è esatto e come abbiamo fatto ad avere una generazione di tennisti di successo, la risposta di Jelena Gencic e di Radmilo Armenulic è stata: "Le circostante fortunate" ed "E' accaduto".