I gravissimi incedenti verificatisi in Kosovo hanno avuto pesanti ripercussioni anche a Belgrado e in altre città della Serbia. Moschee date alle fiamme, scontri con la polizia e feriti
I fatti più gravi accaduti durante la notte tra mercoledì e giovedì si sono verificati a Belgrado, Niš e Novi Sad. Riportiamo le notizie trasmesse dalle agenzie belgradesi.
La moschea Bajrakli di Belgrado è stata incendiata dopo la mezzanotte. L'incendio è stato domato verso le 2.00. Il reporter dell'emittente B92, in quegli istanti sul luogo delle proteste, ha riferito che la polizia verso la una di notte si è ritirata davanti ad un folto gruppo di dimostranti, i quali sono riusciti ad entrare all'interno della moschea. Dopo circa mezz'ora le forze dell'ordine hanno di nuovo formato un cordone di protezione col quale sono riusciti a respingere i dimostranti. Bruciate anche alcune auto parcheggiate nel cortile della moschea.
A questi gravi incidenti si è giunti dopo che qualche centinaio di cittadini hanno sfondato il cordone della polizia e hanno iniziato a rompere i vetri della moschea di Belgrado. Sono riusciti ad entrare nel cortile interno della moschea e dopo un pesante scontro con le forze dell'ordine si sono ritirati davanti all'ingresso dell'edificio religioso. Il ministro dell'interno Dragan Jočić ha rivolto un appello ai cittadini invitandoli a trattenersi dalle manifestazioni di violenza.
Sul luogo era presente anche il metropolita montenegrino Anfilohije Radović il quale, senza successo, ha cercato di fermare i dimostranti. "Non permettete che ciò accada, vi supplico a nome del patriarca" ha detto Amfilohije davanti alle telecamere di B92.
Durante gli scontri davanti alla moschea belgradese sono stati feriti anche due fotoreporter dell'agenzia Fonet, presenti sul posto, si tratta di Imre Sabo e Pavle Prodanović. I dimostranti li hanno picchiati mentre cercavano di scattare delle fotografie. Nei disordini sono stati feriti anche diversi poliziotti.
Sempre durante la notte, come riporta l'agenzia Beta, scontri tra dimostranti e polizia si sono verificati davanti all'ambasciata statunitense in via Sarajevo. La polizia ha sparato lacrimogeni, mentre i dimostranti lanciavano sassi contro l'edificio dell'ambasciata mandandone in frantumi i vetri. I manifestanti sono poi stati respinti nelle vie adiacenti.
Incidenti analoghi si sono verificati nel centro di Niš, dove è stata data alle fiamme la moschea della città. Poco prima dell'incendio della moschea circa 2.000 persone si erano trovate i piazza della Libertà per protestare contro gli accadimenti in Kosovo. Il reporter dell'agenzia Beta sul luogo, ha riferito che i dimostranti osservavano il rogo dell'edificio religioso scandendo a viva voce "Uccidi, uccidi gli albanesi" (usando termine dispregiativo šiptari). La distruzione del minareto incendiato ha fatto montare l'eccitazione e le incitazioni tra i dimostranti. Alcuni di questi si sono fatti fotografare davanti alla moschea in fiamme.
Le associazioni locali hanno richiesto un immediato impegno delle forze di sicurezza e militari in difesa dei serbi in Kosovo.
Proteste si sono verificate anche nella città di Novi Sad. Tra la notte di mercoledì e questa mattina presto un gruppo di dimostranti ubriachi ha mandato in frantumi i vetri della sede della Comunità islamica della città. I dimostranti hanno poi protestato davanti alla sede della Lega socialdemocratica della Vojvodina urlando "Uccidi gli albanesi", "Čanak sei un ustaša", "Il Kosovo è Serbia", "Armi, armi".
Di fronte a questi gravi incidenti, l'ex muftì di Belgrado Jusuf Spahić ha dichiarato giovedì mattina presto che "da oggi la comunità islamica in Serbia e Montenegro non esiste più". In modo molto emozionato ha dichiarato inoltre che "la tragedia è una vergogna per tutti coloro che avrebbero potuto impedire questo. Mi vergogno per non essere riuscito ad entrare nella moschea nel momento in cui gli hooligans ubriachi hanno rotto ciò che volevano... ogni criminale deve essere arrestato".
Una forte condanna a questi gravi incidenti, durante i quali per la prima volta è stata bruciata la moschea di Belgrado e nelle altre città della Serbia, sono giunte dal ministro federale per i diritti umani e delle minoranze Rasim Ljajić. "Questo è un tipico esempio di reazioni non necessarie e niente affatto esemplari, e anzichè rappresentare la difficile posizione dei serbi in Kosovo, anzichè rappresentare i tragici eventi che durante la giornata si sono verificati in Kosovo, tutti i media del mondo pubblicheranno le fotografie con le moschee incendiate a Niš e a Belgrado. Si tratta di qualcosa che non è affatto necessario a questo paese, è qualcosa che distruggerà tutto ciò che abbiamo fatto in questi tre anni, ma questo è stato fatto da un gruppo di persone che si trovavano sotto forte effetto dell'alcol".