Ratko Mladić

Il capo militare dei serbo bosniaci era stato formalmente incriminato dal Tribunale dell'Aja già nel luglio 1995. Nostra scheda sui capi d'imputazione di cui Mladić deve rispondere di fronte ai giudici internazionali

26/05/2011 -  Andrea Oskari Rossini

Ratko Mladić è nato il 12 marzo 1942 a Kalinovik, in Bosnia Erzegovina. Militare di carriera nell'esercito popolare jugoslavo (JNA), il 12 maggio 1992, un mese dopo l'inizio della guerra in Bosnia, è stato nominato comandante di stato maggiore dell'esercito serbo bosniaco (VRS). Ha mantenuto il comando della VRS durante tutta la guerra.

Il Tribunale Penale Internazionale dell'Aja ha emesso un primo mandato nei suoi confronti il 25 luglio 1995. Insieme al capo politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadžić, Mladić è stato accusato di genocidio e altri crimini commessi contro la popolazione civile. Un secondo mandato, riguardante in particolare i fatti di Srebrenica del luglio 1995, è stato emesso nel novembre dello stesso anno. I due mandati sono stati poi riuniti in un unico atto d'accusa nel luglio del '96, poi emendato dei capi di imputazione minori per lasciare solo le accuse più gravi rivolte al militare: violazione delle leggi e delle usanze di guerra (6 capi di imputazione); crimini contro l'umanità (7 capi di imputazione) e genocidio (2 capi di imputazione). Il 15 ottobre 2009 il caso di Mladić è stato scorporato da quello di Radovan Karadžić, dopo l'arresto di quest'ultimo e l'avvio del processo contro di lui all'Aja.

Secondo la Procura internazionale, Mladić era parte di un'associazione criminale il cui scopo era quello di eliminare o deportare bosniaco musulmani (bosgnacchi), bosniaco croati o altre persone di nazionalità non serba da vaste aree della Bosnia Erzegovina. Membri di questa associazione criminale, tra gli altri, sarebbero stati i militari Stanislav Galić, Dragomir Milošević e Radislav Krstić, i rappresentanti del Partito Democratico Serbo (SDS) o leader dei serbo bosniaci Radovan Karadžić, Momčilo Krajišnik, Biljana Plavšić, rappresentati politici della ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e poi della Repubblica di Serbia, come Slobodan Milošević, delle forze armate jugoslave (JNA) oltre a membri di unità volontarie e paramilitari serbe.

Come comandante delle forze armate serbo bosniache, Mladić era subordinato solamente all'autorità del presidente Karadžić. È accusato sia di responsabilità individuale per i crimini ascrittigli (articolo 7-1 dello Statuto del Tribunale) che per non aver impedito o punito crimini commessi dai propri subordinati (responsabilità di comando, articolo 7-3).

I crimini di cui deve rispondere, in particolare, comprendono quello di genocidio e complicità in genocidio (Srebrenica); crimini contro l'umanità e in particolare omicidio, sterminio, deportazione e persecuzione per motivi politici, razziali e religiosi commessi nelle aree di Banja Luka, Bihać, Bijeljina, Bosanska Gradiška, Bosanska Krupa, Bosanski Novi, Bratunac, Brčko, Doboj, Foča, Gacko, Kalinovik, Ključ, Kotor Varoš, Nevesinje, Novi Grad, Prijedor, Rogatica, Sanski Most, Srebrenica, Teslić, Vlasenica, Vogošća e Zvornik; attacchi contro civili e organizzazione di una campagna di terrore contro la popolazione in particolare per i bombardamenti e l'assedio di Sarajevo, che ha provocato oltre 10.000 vittime.