Un uomo legge sul computer portatile le notizie del giorno (© Andrey_Popov/Shutterstock)

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2,4 milioni di euro di contributi a fondo perduto erogati dall'Unione europea per i media serbi, aiuti per far fronte alle conseguenze della pandemia da coronavirus e per rafforzare un'informazione critica e indipendente

10/09/2020 -  Euractiv

(Originariamente pubblicato da Euractiv.rs, l’8 settembre 2020)

L’Unione europea aiuterà i media serbi a far fronte alle conseguenze della pandemia da Covid 19 con 2,4 milioni di euro di contributi a fondo perduto, da erogare nei prossimi tre anni. I fondi sono destinati prioritariamente ai piccoli media locali che hanno una linea editoriale indipendente. Gli interessati possono richiedere un finanziamento da 10mila euro fino ad un massimo di 150mila euro, e l’importo medio del contributo si attesta tra 40 e 60mila euro.

Il capo della delegazione dell’UE in Serbia, Sem Fabrizi, ha dichiarato che l’obiettivo dell’iniziativa è quello di attenuare il più possibile le conseguenze della pandemia sui media serbi e di rafforzare il panorama mediatico locale per renderlo ancora più indipendente e professionale.

Durante la presentazione online del nuovo bando dell’UE a sostegno dei media serbi, Sem Fabrizi ha affermato che, a causa della pandemia da coronavirus, i media, non solo in Serbia, si trovano in una situazione molto difficile; il settore dei media sta subendo gravi perdite e l’accesso alle informazioni è diventato più difficile.

“I media si confrontano con un doppio problema – il cambiamento dei modelli di business e la trasformazione tecnologica – e al contempo devono perseguire il loro scopo principale, quello di fare informazione in modo indipendente e professionale”, ha dichiarato il capo della delegazione dell’UE.

Fabrizi ha precisato che la priorità dell’UE, per quanto riguarda il settore dei media, è garantire un ambiente favorevole alla libertà di espressione, aggiungendo che l’attuazione dei principi stabiliti nella nuova strategia per i media – adottata dal governo serbo all’inizio di quest’anno – contribuirà a creare un ambiente più favorevole ai media, che è “un elemento chiave del processo di adesione all’UE”.

“A prescindere dal fatto che si tratti di previsioni meteorologiche o di notizie su temi economici, politici o su qualsiasi altro argomento, abbiamo bisogno di un ambiente che offra il meglio. Abbiamo il diritto ad un’informazione corretta. È un diritto di tutti i cittadini”, ha affermato Fabrizi.

Mancanza di pluralismo

Jerzy Pomianowski, direttore dello European Endowment for Democracy (EED), responsabile dell’implementazione del progetto, ha dichiarato che la situazione dei media in Serbia è grave, e non solo a causa dell’attuale emergenza sanitaria.

“Fare giornalismo in Serbia è una vera e propria sfida, lo dimostrano numerosi esempi. Inoltre, vi è un forte deficit di pluralismo, ed è una delle questioni strategiche che intendiamo affrontare per garantire che tutte le voci abbiano pari opportunità di esprimere le proprie posizioni, comprese le voci critiche nei confronti del governo”, ha affermato Jerzy Pomianowski.

Pomianowski ha inoltre sottolineato che non bastano pochi media liberi e indipendenti, devono esserci molti media per garantire ai cittadini la possibilità di scegliere e di comprendere meglio le informazioni, ma anche di verificare la loro veridicità, ed è un punto molto importante, tenendo conto della diffusione di notizie false e della disinformazione.

Stando alle sue parole, “per garantire informazioni oggettive, abbiamo bisogno di un panorama mediatico oggettivo e variegato, per offrire all’opinione pubblica la possibilità di distinguere l’informazione corretta”.

Pomianowski ha infine precisato che lo European Endowment for Democracy prende decisioni in merito alla concessione di finanziamenti in modo totalmente indipendente e che sosterrà i media che sono in difficoltà, aggiungendo però di essere consapevole che queste risorse non basteranno a risolvere tutti i problemi dei media e della società civile serba.

Sopravvivenza

Zoran Sekulić, co-presidente del Consiglio della stampa, ha affermato che la cosa più importante è che questo progetto riesca ad aiutare i media serbi a sopravvivere.

Stando alle sue parole, la situazione dei media in Serbia peggiora di anno in anno e lo stato di salute del mercato dei media serbi, che già era “povero e controllato”, si è ulteriormente deteriorato a causa della pandemia.

“I media professionali si trovano di fronte alle più grandi sfide degli ultimi vent’anni. Il problema non è più solo la qualità del lavoro, bensì come fare in modo che i media continuino a lavorare, che sopravvivano e, al contempo, mantengano la professionalità”, ha dichiarato Sekulić.

A suo avviso, la situazione dei media in Serbia non migliorerà nei prossimi anni, per cui questo programma di finanziamento dell’UE fungerà da una sorta di “by-pass”, per consentire ai media di sopravvivere, cioè per evitare che vadano in bancarotta e per garantire che mantengano il loro ruolo nei prossimi anni quando la Serbia – come ha affermato Sekulić – si troverà ad affrontare grandi sfide politiche.

Sekulić ha inoltre sottolineato che bisognerebbe concedere finanziamenti a quei media che riconoscono la legittimità del Consiglio della stampa, “altrimenti ci sarà il rischio di abuso dei fondi”.

Marija Šošić, program manager presso l’EED, ha spiegato che il bando è destinato ai piccoli, giovani media locali, con particolare attenzione ai media che hanno una linea editoriale indipendente, ma anche ai grandi media professionali che affrontano varie sfide o stanno per iniziare nuovi progetti.

“Sosterremo anche i singoli individui, giornalisti, influencer, blogger e organizzazioni dei media che si occupano di fack-checking e monitoraggio degli attacchi ai giornalisti o che forniscono assistenza legale ai giornalisti”, ha affermato Šošić, aggiungendo che i servizi pubblici, cioè i media finanziati dal bilancio dello stato non possono partecipare al bando.

I candidati – come si legge nel bando – dovranno rispettare il Codice deontologico dei giornalisti ed è auspicabile che siano membri del Consiglio della stampa.