Belgrado mira a ristabilire il dialogo con l'UE dando mostra di una rinnovata determinazione a catturare il generale ricercato per crimini di guerra
Di Aleksandar Roknic e Dragana Nikolic*, Belgrado, per BIRN , Balkan Insight, 6 luglio 2006, (tit. orig. Serbia Hopes Mladic Plan Will Impress Brussels)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Carlo Dall'Asta
La Serbia ha lanciato un piano d'azione da ultima spiaggia per rafforzare la cooperazione col tribunale dell'Aja, in un'estremo tentativo di persuadere la comunità internazionale della sincerità della sua determinazione a collaborare sui crimini di guerra.
La settimana scorsa il governo ha definito il piano che a breve il premier Vojislav Kostunica dovrebbe presentare a Bruxelles.
Esso prevede una più stretta cooperazione tra i servizi segreti civili e militari, specialmente nella caccia al sospetto criminale di guerra più ricercato, l'ex generale serbo bosniaco Ratko Mladic.
Il piano costituisce il momento centrale nel tentativo del governo di far ripartire i colloqui con Bruxelles per il Patto di stabilizzazione ed associazione, SAA, attualmente in fase di stallo. I colloqui erano stati sospesi dall'Unione Europea dopo che Belgrado non era riuscita a consegnare Mladic al tribunale dell'Aja.
Comunque alcuni analisti sostengono che il piano d'azione potrebbe scontrarsi con le tristemente note rivalità che dividono le varie agenzie di sicurezza - e la costante permanenza al loro interno di elementi nettamente schierati a favore di Mladic.
Se per la fine di settembre il governo non riuscisse a sbloccare l'impasse con l'UE un membro chiave della coalizione, il partito riformista G17, ha già anticipato che uscirà dal parlamento e dal governo. I deputati del G17 hanno già preparato le loro dimissioni.
L'ultimo tentativo del governo di rintracciare i latitanti ricercati dall'Aja si ebbe alla fine del 2005, quando il capo procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, suggerì che ci si avvicinava ad una svolta nella caccia a Mladic ed al suo capo politico in tempo di guerra Radovan Karadzic.
I media riportarono che gli agenti avevano perfino intercettato una conversazione telefonica tra Mladic e uno dei suoi fiancheggiatori.
Poco dopo, a metà gennaio, la polizia incarcerò la prima persona accusata di avere aiutato Mladic a sfuggire alla giustizia, un ex colonnello dell'esercito serbo bosniaco, Jovo Djogo. Questo caso fu dichiarato segreto di Stato e non ne fu permessa la pubblicazione.
Da allora fino ad 11 altre persone sono state arrestate con le stesse accuse - per lo più ex ufficiali dell'esercito della Republika Srpska, VRS, e dell'esercito di Serbia e Montenegro, VSCG. La maggior parte di loro è tuttora detenuta in attesa del processo, che si terrà dopo che si saranno concluse le investigazioni.
In primavera c'erano stati altri due tentativi falliti di rintracciare Mladic, dapprima nella sua abitazione nel quartiere residenziale di Banovo Brdo a Belgrado, il 5 maggio, e due giorni dopo nella sua casa in campagna nel villaggio di Bobovske Bare, vicino a Valjevo, a circa 80 chilometri dalla capitale.
I commentatori a Belgrado sostengono che il piano d'azione del governo per catturare Mladic ha preso a modello l'esempio croato, che si è concluso con l'arresto in Spagna, nel dicembre 2005, dell'ultimo sospetto chiave croato, l'ex generale dell'esercito Ante Gotovina.
La consegna di Gotovina allontanò l'ultimo ostacolo all'inizio dei negoziati per l'accesso tra Croazia ed UE.
Si ritenne all'epoca che il piano d'azione croato, costruito col più ampio possibile consenso politico, fosse stato coordinato dal capo procuratore nazionale, Mladen Bajic. Fu considerato cruciale anche il coinvolgimento nell'operazione di agenti segreti stranieri.
I prerequisiti per il successo del piano d'azione croato, ha sostenuto una fonte diplomatica, furono l'eccellente coordinazione tra i vari servizi di intelligence ed una comunicazione senza reticenze col tribunale dell'Aja.
Ciò portò la procuratrice capo del tribunale, Carla Del Ponte, ad affermare pubblicamente - prima che Gotovina fosse effettivamente estradato - che la Croazia stava cooperando pienamente con la corte.
Poche di queste condizioni sembrano potersi applicare al caso della Serbia, sollevando dei dubbi su una possibile replica del successo croato. Prima di tutto Vukcevic fin dall'anno scorso è stato messo in disparte da quanto accadeva, eliminando un giocatore chiave dall'equazione.
"Vukcevic è stato scavalcato quando si è arrivati ai tentativi di coordinamento", ha detto a Balkan Insight una fonte dell'ufficio del procuratore per i crimini di guerra.
La fonte ha detto che questa istituzione chiave non è stata coinvolta nell'operazione mirata a dare la caccia ai sospetti - e questo contro i diretti desideri della Del Ponte e del suo ufficio.
La fonte ha specificato che il governo non aveva neppure invitato l'ufficio del capo procuratore sui crimini di guerra a presenziare agli incontri del governo sul tema della cooperazione col tribunale dell'Aja. Come risultato, essi non hanno saputo nulla del piano d'azione.
Al momento resta poco chiaro chi coordinerà le attività dei servizi di intelligence nella caccia a Mladic e agli altri fuggiaschi. Data la rivalità esistente tra di loro, ci sono forti dubbi sul fatto che queste agenzie possano essere efficacemente coordinate.
Un Consiglio per la sicurezza nazionale, SNB, incaricato di coordinare le attività di tutti i servizi di sicurezza e di assicurare la loro cooperazione col tribunale, è stato formato ma non è ancora operativo.
L'ostacolo principale riguarda chi presiederà questo consiglio: Kostunica, oppure il suo principale oppositore politico, il presidente serbo Boris Tadic.
Intanto Aleksandar Radic, un esperto militare, ha detto che l'annoso conflitto tra le agenzie di sicurezza civile e militare continua - e ostacolerà ogni tentativo di catturare finalmente Mladic.
Radic ha affermato che mentre la BIA, il servizio di intelligence civile, è vicino a Kostunica, l'agenzia militare è guidata da persone vicine al partito Democratico del presidente Tadic, all'opposizione.
Zoran Dragisic, della Facoltà di studi sulla sicurezza, ha rilevato che il problema della sovrapposizione delle agenzie avrebbe probabilmente ostacolato un compito complesso come la localizzazione di Mladic.
"Questo può essere un problema serio, perché noi abbiamo differenti sistemi di sicurezza ereditati dal precedente Stato", ha detto. "Il coordinamento tra i servizi di sicurezza dovrebbe essere migliore di com'è ora".
Un problema aggiuntivo è che il processo di rinnovamento non è andato avanti. Elementi simpatizzanti del regime e delle politiche di Slobodan Milosevic, ultimo presidente jugoslavo e inquisito per crimini di guerra, restano parte integrante a tutti i livelli dei servizi d'intelligence e dell'esercito.
"Resta il dubbio che le persone che fanno parte di queste agenzie siano ancora vicine ai sospetti dell'Aja e stiano bloccando gli sforzi dello Stato per trovarne i nascondigli", ha detto Daniel Sunter, del "think tank" Euro Atlantic Initiative.
Spesso si sente dire dagli agenti serbi che Mladic è sempre un passo avanti ai suoi inseguitori. Ma una ragione per questo, come suggerisce Sunter, è il forte sostegno di cui gode Mladic da parte di informatori interni al sistema.
Vladan Zivulovic, a capo del Consiglio Atlantico di Serbia, ha dichiarato a Balkan Insight che l'esercito regolare è "pieno di quadri che provengono dalla Bosnia" che sono, "per quanto gli è possibile, dalla parte di Mladic".
"Costoro lo proteggeranno sempre, in modo più o meno volontario. Egli ha anche il sostegno dei suoi compatrioti nell'agenzia di sicurezza militare. Non ci si può attendere aiuto da loro", ha aggiunto.
Dragisic ha detto di credere che Mladic "probabilmente riceve qualche aiuto" dagli stessi servizi che si suppone stiano dirigendo le operazioni di ricerca.
"Suppongo che in questi servizi di intelligence egli abbia dei circoli che lo aiutano e ritengo che, per diverse ragioni, i servizi dovrebbero liberarsi di questa gente", ha detto Dragisic a Balkan Insight.
Dragisic ha detto che è importante anche coinvolgere per quanto possibile i servizi d'intelligence stranieri, per ragioni concrete e pragmatiche.
"Includendo gli agenti segreti stranieri nella ricerca, il governo serbo allevierebbe un po' la pressione politica a cui è esposto a causa della sua incapacità ad estradare Mladic", ha detto.
"Permettere ai servizi d'intelligence stranieri di unirsi alle ricerche vuole dire condividerne la responsabilità".
Una fonte vicina a Kostunica ha confermato che l'intelligence britannica ha già tentato di aiutare la Serbia nella caccia a Mladic.
Gli esperti di sicurezza sostengono che un maggiore coinvolgimento da parte dei servizi stranieri è necessario - e non dovrebbe essere un problema se la Serbia non ha nulla da nascondere e vuole davvero risolvere il problema con l'Aja.
Dragisic ha aggiunto che molto dipenderà ora dall'esito della visita di Kostunica a Bruxelles del 15 luglio, quando diverrà chiaro se l'UE darà il suo appoggio al piano d'azione serbo, o lo casserà come "ennesimo imbroglio".
I funzionari di Bruxelles su questi temi sono divisi.
Alcuni stanno lasciando spazio alla manovra, sostenendo che il futuro dei colloqui con l'UE dipenderà dalla presentazione del piano d'azione che Kostunica farà a Bruxelles.
Altri dicono che la UE non deve attenuare la condizione che Mladic sia consegnato perché i colloqui sul SAA possano ripartire. "L'UE aspetterà comunque un pronunciamento dell'Aja prima di prendere qualsiasi decisione", ha affermato una fonte.
Un altro diplomatico straniero a Belgrado, che ha voluto rimanere anonimo, ha ammesso che tutto ciò che conta è il risultato. "Si deve ricordare che la Croazia alla fine ha consegnato Gotovina. Senza risultati, il piano serbo non avrà il minimo valore", ha detto a Balkan Insight.
Nicholas Whyte, dell'International Crisis Group, ha detto che è improbabile che l'UE prenda una decisione indipendente su un SAA con Belgrado, senza il consenso dell'Aja.
"L'UE sottostarrà al giudizio dell'Aja", ha detto Whyte a Balkan Insight.
Bruxelles, in altre parole, si mostrerà disponibile verso Kostunica, ma senza prendere impegni. Una fonte diplomatica ha detto a Balkan Insight che l'UE comunque voleva che la questione Mladic uscisse in qualche modo dallo stallo.
"Vogliamo dare al governo serbo un'opportunità per dimostrare la sua cooperazione con l'Aja", ha detto questa fonte. "Ora la palla passa ai serbi".
*Aleksandar Roknic è giornalista per il quotidiano belgradese Danas. Dragana Nikolic Solomon è direttrice di BIRN Serbia. Balkan Insight è la pubblicazione web di BIRN