Sono trascorsi 91 anni dalla nascita di Vladimir Bulatović Vib (1931-1994). Un ritratto di uno dei più brillanti scrittori satirici serbi e jugoslavi
Quando qualcuno qui o lì pronuncia la parola “vip”, io sento “vib”. Sarà forse a causa del mio certificato di nascita o per via dell’arroganza con cui “ringrazio” i produttori di apparecchi acustici per le loro offerte? Poco importa, il punto è che in quelle occasioni mi torna in mente Vib e, di conseguenza, rievoco quei giorni lontani in cui in Jugoslavia più di qualcuno si chiedeva cosa avrebbe scritto Vib sui fenomeni sociali negativi e sulle deformazioni del sistema politico di allora. “Cosa ne pensa il nostro Lec?” (Vib, al pari del grande scrittore satirico polacco Stanisław Jerzy Lec, non pettinava mai i suoi pensieri. E i vip? No, Vib non avrebbe mai accettato di essere incluso in questa categoria a cui appartengono molti di quelli che confermano la profezia di Andy Warhol, secondo cui nella nostra epoca ognuno sarà famoso per quindici minuti).
Credo che nella biblioteca di mio padre, là all'epoca, ci fossero tutte le raccolte di brevi racconti satirici e di aforismi di Vib pubblicate tra il 1963 e il 1981: Budilnik [La sveglia], Menjačnica ideala [Servizio di cambio ideali], Veliko spremanje [La grande pulizia], Korak nazad [Un passo indietro], Šta je pisac hteo da kaže [Cosa intendeva dire lo scrittore, a cura di Duško Radović]. Perché vi sto annoiando parlando della “scomparsa”, per usare un eufemismo, di molte biblioteche durante la guerra in Bosnia? Sarebbe meglio se io raccontassi qualcosa di positivo: quando si concluse la guerra e l’intera regione iniziò a fare passi “avanti”, al mercato delle pulci di Subotica comprai per due soldi Un passo indietro di Vib. Successivamente, in un negozio di antiquariato a Zagabria trovai un altro suo libro.
Dal 1994, anno della morte di Vib, quando la casa editrice BIGZ pubblicò le sue opere complete, nessuno dei libri di questo grande scrittore satirico è stato ristampato. “Mi avete messo tra gli oggetti di antiquariato? Grazie tante, almeno sto tranquillo in questi tempi ridicoli”. Vib direbbe una cosa simile se fosse vivo?
Tuttavia, in questi tempi ridicoli c’è ancora chi cerca di mantenere viva la memoria della penna pungente della satira jugoslava e serba. (C’è anche chi considera Vib, a causa dell’acutezza tagliente delle sue riflessioni spettinate, il più grande scrittore satirico serbo.) Nel 1994 il quotidiano Politika istituì il Premio Vib che viene assegnato ogni anno ai più talentuosi giovani scrittori satirici. La diciannovesima edizione del Satira Fest di Belgrado, tenutasi nell’ottobre di quest’anno, è stata dedicata a Vib, per celebrare il novantesimo anniversario della sua nascita.
Vib, breve nota biografica
Vladimir Bulatović Vib nacque nel 1931 nel villaggio di Sopotsko nei pressi di Resen, in Macedonia. Nel 1949, conclusi gli studi liceali, si trasferì a Belgrado, iniziando a frequentare la Scuola superiore di giornalismo e diplomazia. Dopo la chiusura definitiva della scuola, si iscrisse alla Facoltà di Filosofia dove studiò letteratura jugoslava. Già durante gli studi liceali Vib dimostrò l’interesse per il giornalismo, e una volta giunto a Belgrado divenne collaboratore del giornale Student. Dal 1955 al 1961 lavorò prima come collaboratore fisso, poi come caporedattore della rivista satirica Jež. Per due anni fu redattore del settimanale Beogradska nedelja, curando le rubriche Nasmešite se, molim [Un sorriso, per favore], Parole nedelje [Gli slogan della settimana] e Rubrika kojoj rastu zubi [La rubrica i cui denti crescono]. Scriveva testi satirici anche per il giornale Borba. Nel 1963 passò al quotidiano Politika dove rimase fino agli ultimi giorni della sua vita. Raggiunse l’apice della sua carriera con i testi, o meglio le riflessioni satiriche su vari temi di attualità, pubblicate nella sua rubrica Beleške s predumišljajem [Note premeditate]. Fu caporedattore di Politikin zabavnik proprio nel periodo in cui questo settimanale illustrato per ragazzi riscuoteva maggior successo, e successivamente anche caporedattore di Politika Ekspres. Negli ultimi sei anni della vita la malattia gli impedì di scrivere e pubblicare. E di argomenti di cui scrivere ce n’erano, eccome! Vib morì a Belgrado nella tarda estate del 1994.
Forse sarebbe stato meglio se, invece di scrivere questa breve nota biografica, io avessi tradotto un racconto autobiografico di Vib, “Kad sam bio mali ” [Quando ero piccolo], registrato nel 1967?
La postfazione, a firma di Duško Radović, al libro Cosa intendeva dire lo scrittore, contiene le riflessioni più profonde che io abbia mai letto sulla figura di Vib. Ecco alcuni frammenti tratti da questa postazione, intitolata Da, ali, ipak, ne [Sì, ma forse anche no], che ricorda anche l’analisi, proposta da Radović, di molte cause che portarono al crollo del sistema jugoslavo.
“Ciò che proclamavamo non coincideva con ciò che vivevamo, ciò che desideravamo non corrispondeva a ciò che eravamo in grado di fare, ciò che sognavamo era l’esatto contrario di ciò che ci accadeva. Le vecchie stupidaggini sono scomparse, ma ne sono nate di nuove, giovani e fresche […] L’acronimo VIB assomiglia al nome di un detersivo capace di eliminare lo sporco altrimenti irremovibile […] Quanto più Vib si sforzava di essere buono, tanto più gli risultava difficile essere obbediente. A traviarlo sono state le redazioni, le kafane e le strade. Vib ha visto, sentito e capito più di quanto fosse benefico per Vladimir Bulatović. È diventato astante e testimone, un uomo vivo tra le diverse e differenti persone vive […] Quello che Vib ha detto può essere utilizzato in circostanze e situazioni conflittuali che lui non poteva nemmeno immaginare […] In nome di una vita futura migliore e più bella, Vib ha iniziato a documentare la vita attuale e quotidiana. Con tanta tristezza e amarezza quanta se ne trova in tutti i veri umanisti e artisti, confermando la paradossale verità che gli umoristi e i satirici sono gli ultimi idealisti, bestie rare tra quei pochi che non hanno dimenticato cosa desideravamo […] I libri di Vib assomigliano ai mercati della domenica. Mercati normali e mercati delle pulci. Rappresentano un inventario pittoresco di tutto ciò che rende la nostra cara vita interessante, buffa e grottesca”.
Infine, cito alcuni pensieri spettinati di Vib. I lettori arguti potrebbero anche riflettere quanto questi pensieri riflettano l’attuale stato delle cose nella regione post-jugoslava, ma anche la situazione politica e culturale in Europa.
Si pregano i proprietari degli yacht di visitare le aree inondate.
L’intera costa del nostro mare è dominata da tre colori: il mare azzurro, le ville bianche, i compagni rossi.
Ieri ho visitato una vera casa patriottica: le piastrelle azzurre, i telefoni bianchi, i tappeti rossi, e i bambini si svegliano con l’inno nazionale.
Quante persone vengono consumate per un chilometro di progresso?
La guerra è finita, bisogna ritirarsi dalle posizioni occupate.
Ieri sono andato a farmi controllare i sogni. Ne risulta difettosa metà.
Uno spauracchio chiede ad un altro spauracchio: “In quale campo lavori attualmente?” – “In quello culturale”.
Un surplus di paura può essere espresso anche come un deficit di libertà.
Da noi le api volano più a lungo. Devono sorpassare almeno tre fuchi.
La politica è lievito, il popolo è farina. Quando il pane riesce bene, tutti lodano il lievito. Quando il pane non riesce bene, la colpa è della farina.
Noi confessiamo i nostri peccati ai preti, i preti confessano i loro peccati agli dèi, gli dèi confessano i loro peccati alle nuvole. Le nuvole piangono.
Non esagerate nel suonare l’inno. Tanto stiamo fermi.
Solo dopo aver cominciato a tirare fuori la lingua, i rinomati linguisti di Belgrado e Zagabria si sono resi conto che le loro lingue sono uguali.
Ho sentito dire che vostro figlio è in gamba, mi dispiace davvero.
Si pregano i cittadini di Belgrado di cercare in tutti i modi di sopravvivere. Non c’è più spazio al cimitero.
Corri al giornale per pubblicare il necrologio, corri al cimitero affinché ti diano un lotto di terreno, corri all’impresa di pompe funebri per ottenere una bara. Come riuscirai a fare tutto questo da solo, considerando anche che sei morto?
Cosa potrei aggiungere? Provo a indovinare cosa direbbe oggi Vib:
“Visto che state costruendo ‘Belgrado sull’acqua’ per i ricchi clienti stranieri, ricordatevi che esiste anche Belgrado sulla terra, dove vive la nostra povera gente”.
“Oggi è facile ripulire il denaro, si può dire lo stesso per la reputazione?
E reagendo a quella breve notizia, riportata dai media solo en passant, riguardante lo scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan, forse direbbe: “Non lamentiamoci del Covid… sempre meglio di Svetovid” (noto anche come Swiatowit, Sutvid, Vid; nella mitologia slava è il dio della guerra, descritto come una creatura con quattro teste, ciascuna rivolta verso un punto cardinale.)