Si è concluso il primo turno per l'elezione del presidente della Serbia. Il candidato più votato è il nuovo leader dei Radicali, ma a poca distanza dal candidato del Partito democratico. Il ballottaggio del 27 giugno si terrà tra questi due candidati
Nessuna sorpresa, ieri sera alle 20.00, termine della chiusura dei seggi elettorali per l'elezione del presidente della Serbia. Come atteso e anticipato da molti analisti ci sarà il ballottaggio tra il candidato del Partito radicale, Tomislav Nikolić e il candidato del Partito democratico, già ministro della difesa Boris Tadić. Il secondo turno per l'elezione del presidente della repubblica è previsto per il 27 giugno.
Secondo le proiezioni definitive del Centro per le libere elezioni e la democrazia (CeSID), su un totale degli oltre 6,5 milioni aventi diritto, ieri hanno votato 3.177.339 cittadini, vale a dire meno del 50% dei votanti. La percentuale di affluenza resa nota dal CeSID è del 47.7%.
I dati delle proiezioni comunicati da questo istituto sono i seguenti:
Tomislav Nikolić, Partito radicale serbo (SRS), 939.695 voti, 31.1%; Boris Tadić, Partito democratico (DS) 852.230 voti, 27.3%, Bogoljub Karić indipendente del neo fondato partito "Forza Serbia", 602.342, 19.3%; Dragan Maršićanin, candidato della coalizione di governo e vice presidente del Partito democratico della serbia (DSS), 413.935 voti, 13,3%. Seguono gli altri 11 candidati con percentuali minime. Ivica Dačić del Partito socialista serbo 112.405 voti pari al 3.6% e la principessa Jelizaveta Karađorđević 63.991 voti pari al 2.1%, tutti gli altri candidati hanno ottenuto meno dell'1% di voti.
I dati mostrano un calo di consensi per il candidato radicale e allo stesso tempo un aumento per il candidato del Partito democratico. Secondo i dati non ancora definitivi, Tomislav Nikolić avrebbe ottenuto circa 60.000 voti in meno rispetto alle elezioni politiche dello scorso dicembre, mentre Boris Tadić avrebbe ottenuto circa 370.000 voti in più. Forte calo anche per il candidato della coalizione di governo Dragan Maršićanin che ha ottenuto solo il 30% dei voti complessivi ottenuti dalla coalizione di governo alle elezioni di dicembre. Al di là dello scontato ballottaggio, chi può vantare di aver ottenuto un buon successo elettorale è Bogoljub Karić, uno degli uomini più ricchi del paese, che grazie alla sua campagna dai toni populistici è riuscito a piazzarsi al terzo posto davanti al candidato della coalizione di governo.
La cattiva posizione, per altro annunciata da alcuni analisti, del candidato della coalizione di governo ha già aperto la discussione sulle possibili conseguenze per la tenuta del governo. Per il momento, a parte il Partito del premier Koštunica, i membri della coalizione hanno fatto sapere che appoggeranno il candidato democratico Boris Tadić, mentre Bogoljub Karić ha fatto sapere che "appoggerà quel candidato che dimostrerà di mantenere le promesse" fatte agli elettori.
Salvo sorprese all'ultimo minuto, il secondo turno delle elezioni dovrebbe consegnare la presidenza della repubblica al candidato del Partito democratico, Boris Tadić, il quale, grazie al supporto della maggior parte dei partiti di coalizione, potrebbe diventare il terzo presidente della Serbia dal 1990.
Il presidente del CeSID ha dichiarato a B92 che il secondo turno sarà il turno eliminatorio, se al primo turno gli elettori hanno votato per il proprio favorito, al ballottaggio gli elettori voteranno "non per chi sono a favore, ma per chi sono meno contrari". Un'idea simile l'ha espressa pure il vicepremier Miroljub Labus (G17 plus), affermando a B92 che " al primo turno si è votato per i candidati, si è votato a favore o contro il governo, ma al secondo turno si voterà solo per la Serbia, cioè se la Serbia sarà isolata oppure se sarà un paese aperto verso l'Europa. Ieri la presidenza del G17 plus ha tenuto una seduta e abbiamo deciso di avviare la nostra campagna contro l'isolamento della Serbia e a favore della difesa di tutte le conquiste del 5 ottobre".
L'elezione del presidente della repubblica influenzerà quindi sulla possibilità di sopravvivenza dell'attuale esecutivo. Secondo quanto dichiarato da Miroljub Labus ai microfoni di B92 "Semplicemente non possiamo sedere al governo se il nostro candidato ha ottenuto solo il 14 percento di voti, nonostante sia evidente che quel 14% non è il risultato del lavoro del governo, perché il governo in 100 giorni ha avuto molti più risultati di quanto indichi tale dato". Ancora secondo Labus, "Come parte del governo siamo soddisfatti di questi risultati. Non crediamo che sia una sconfitta del governo, ma siamo coscienti che esistono solo due possibilità per il governo dopo le elezioni: o ci sarà una ricostruzione del governo oppure andremo a nuove elezioni".
Secondo l'analista politico Slobodan Antonić ne esista una terza di via che vedrebbe un accordo sulla coabitazione al governo di diverse forze politiche "si tratta di ciò che sta in mezzo, che durerebbe fino all'adozione della nuova Costituzione, perché quando verrà adottata la nuova Costituzione è logico che si vada di nuovo alle elezioni così da costituire le nuove istituzioni. Il Partito democratico non parteciperebbe direttamente al governo, ma appoggerebbe in qualche modo il governo per poter adottare la Costituzione e il governo appoggerebbe direttamente e chiaramente Tadić".
Il vincitore relativo di questo primo turno elettorale, Tomislav Nikolić, ha dichiarato che la vittoria gli è cara e dolce, ma che gli sarà più cara e più dolce al secondo turno. Nikolić ha dichiarato che non cercherà il sostegno di nessuno oltre agli elettori, ribadendo che il suo avversario al secondo turno, Boris Tadić, non otterrà un voto in più di quelli che ha ottenuto ieri.
Dal canto suo Boris Tadić si attende il pieno sostegno del cosiddetto "blocco democratico". "In questo modo - commenta Tadić per B92 - verrebbe impedita la radicalizzazione della Serbia e assicurata la stabilità politica, la ripresa economica e la via europea del paese. Questo non è il momento per parole di trionfo, ma è un momento che richiede l'assoluta mobilitazione di tutti i potenziali democratici del paese".
Secondo Tadić, "il Partito democratico non desidera turbare la stabilità politica introdotta dal governo di minoranza. La questione del governo dovrà essere posta in un determinato periodo. Non vedo la necessità che il DS entri nel governo, né vedo la necessità che tutti i partiti che compongono il governo si associno al DS. Dobbiamo essere aperti per poter guidare una politica pulita e credo che questa questione non sia all'ordine del giorno. All'ordine del giorno ci sono solo le elezioni presidenziali".
In conclusione una nota di costume. Alcuni artisti e personalità pubbliche di Novi Sad, ieri, hanno votato indossando le magliette di EXIT, il festival musicale al centro dell'attenzione dopo l'arresto di due dei suoi responsabili. Con indosso una maglietta "Non cedo EXIT" hanno votato il presidente dell'Associazione dei media elettronici (ANEM) Slobodan Stojšić, il segretario civico per l'economia Drago Divljak, le attrici Lidija Stevanović e Jovana Balašević, la pianista Branka Parlić e altri ancora. Con questo gesto hanno dato il loro appoggio ai due responsabili dell'organizzazione del festival, Dušan Kovačević e Bojan Bošković, tuttora agli arresti.
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