Presentiamo i risultati non definitivi delle elezioni politiche serbe del 28 dicembre 2003. La commissione per le elezioni avrà tempo fino al 1° gennaio del nuovo anno per pubblicare i risultati definitivi.
Con un'affluenza di 3.861.104 elettori, pari al 59.3% degli aventi diritto si sono chiusi ieri sera alle ore 20.00 i seggi elettorali. Secondo la Commissione per le elezioni (RIK), i risultati preliminari condotti sullo spoglio dell'85.5% delle schede fino alle ore 2.00 di questa notte, sono i seguenti:
Partito radicale serbo (SRS) 27.29% di voti con 81 posti in parlamento; al secondo posto si trova il Partito democratico della Serbia (DSS) di Vojislav Koštunica 17.6% con 52 posti; segue il Partito democratico (DS) guidato da Boris Tadić 12.67% con 38 posti, il quarto partito è il G17 Plus con l'11,52% e 34 posti in parlamento; quinta posizionata è la coalizione tra il Partito per il rinnovamento serbo (SPO) di Vuk Drašković e Nuova Serbia (NS) di Velimir Ilić, sindaco di Čačak, con 7.81% pari 23 posti in parlamento ed infine ultimo posizionato il partito di Slobodan Milošević, capolista, Partito socialista della Serbia (SPS) con il 7.63% pari a 22 posti. Secondo i risultati preliminari la coalizione che più si avvicina allo sbarramento del 5% necessario per entrare in parlamento, ma senza oltrepassarlo, è la coalizione "Insieme per la tolleranza" (Zajedno za toleranciju) di Rašim Ljajić, Josef Kasa e Nenad Čanak, tutti gli altri partiti e coalizione sono al di sotto del 5% necessario per l'ingresso in parlamento, tra i vari anche alcuni degli attori che hanno guidato la politica serba del dopo Milošević, tra i quali il vice premier di governo Nebojša Čović dell'Alternativa democratica (DA) e il discusso ministro dell'interno Dušan Mihajlović leader dei Liberali della Serbia (LS).
I dati riferiti dal Centro per le libere e democratiche elezioni (CESiD) sono lievemente differenti per quanto riguarda i Radicali 82 seggi in parlamento e 27.7%, per il Partito democratico della serbia 18% e 53 seggi e un seggio in meno rispetto alla RIK per i DS, che avrebbero 37 posti in parlamento.
Il numero totale dei seggi del parlamento serbo è di 250, sono quindi necessari 126 seggi per avere la maggioranza relativa del parlamento.
Secondo le dichiarazioni rilasciate prima delle elezioni nessuno dei partiti di area democratica, ossia DSS, DS, G17 plus è intenzionato a formare un governo con i Radicali e l'SPS, considerazioni simili sono state espresse anche dalla coalizione di Drašković e Ilić. Secondo le dichiarazioni di quest'ultimo per l'emittente B92, "la Serbia sarebbe troppo destabilizzata se noi complicassimo ulteriormente la situazione", aggiungendo che una tale situazione non farebbe che portare la Serbia indietro. Il sindaco di Čačak ha espresso infine la massima apertura al dialogo con il DSS, DS e G17 Plus.
Boris Tadić leader del DS si è detto soddisfatto del risultato ottenuto, affermando che "Non c'è un governo democratico, non c'è una Serbia democratica senza il Partito democratico" aggiungendo che "la questione chiave è come verrà formato il governo". Tadić ha ripetuto quanto detto in campagna elettorale, ossia che il DS "non entrerà al governo a qualsiasi prezzo" e che "occorre vedere chi entrerà al governo, dal momento che i partiti del blocco democratico hanno promesso ai propri elettori che non sarebbero entrati con il DS".
Secondo quanto dichiarato dal leader del DSS, Vojislav Koštunica, dopo la mezzanotte, spetterà al consiglio di suddetto partito decidere sulla possibilità di formare una coalizione post elettorale, avendo in mente le promesse fatte durante la campagna elettorale di non formare una coalizione con il DS, benché con l'avvicinarsi delle elezioni abbia stemperato il suo risoluto diniego iniziale. Koštunica non ha mancato di sottolineare come la responsabilità per la vittoria dei Radicali sia da attribuire in prevalenza alla politica di governo condotta fino ad ora, ma anche alle pressioni internazionali, ribadendo di essere a favore della collaborazione con la comunità internazionale, ma di condannare le pressioni esterne sulla Serbia.
Più di un riferimento al precedente governo è stato espresso anche dalla leadership del G17 Plus. Secondo Miroljub Labus, presidente di questo partito, nel complimentarsi con i Radicali per la vittoria ha dichiarato che "i cittadini che hanno votato per questo partito hanno votato contro il governo". Una delle figure centrali del G17 Plus Pedrag Marković ieri sera per i microfoni di radio B92 ha dichiarato che "aveva ragione il G17 Plus quando chiedeva elezioni anticipate perché - riferendosi al DS - queste elezioni hanno mostrato che un 12% non poteva governare il paese".
Ora il paese dovrà affrontare la fase più difficile ossia la formazione del nuovo governo della Serbia. Entro il primo gennaio verranno resi noti i dati definitivi delle elezioni, dopo di che si dovrà eleggere il presidente del parlamento che svolgerà la funzione di presidente della repubblica ad interim, non essendo stato eletto durante le elezioni del 16 novembre.
Secondo le valutazioni di diversi analisti il governo che guiderà la Serbia sarà connotato da una certa instabilità e ci si attende duri non più di due anni.
Sulle elezioni in Serbia vedi anche:
Elezioni in Serbia, alcune cifre
La Serbia non ritorna a Milošević
La monarchia in Serbia: un trucco pre-elettorale
Elezioni in Serbia: il mese delle promesse