Dopo le indagini sul Berlusconi serbo nel mirino della procura di Belgrado finisce la Banca centrale e il suo vicegovernatore, arrestato per una tangente di 100.000 euro. Una tangentopoli serba o semplice propaganda elettorale?

20/01/2006 -  Danijela Nenadić Belgrado

Il terremoto di scandali, che da circa un mese sta scuotendo la Serbia, acquisisce un ulteriore impulso col recente arresto del vicegovernatore della Banca centrale della Serbia (NBS), accusato di aver ricevuto una tangente. E mentre "l'affaire Karic" non accenna a placarsi, sulla scena serba compare un nuovo caso, ormai conosciuto come l'"affaire NBS", che complica ulteriormente l'attuale situazione politica ed economica del paese.

La scorsa settimana la polizia di Belgrado ha arrestato nel suo appartamento Dejan Simic, vicegovernatore della NBS e Vladimir Zagradjanin, funzionario del Partito socialista della Serbia (SPS), col sospetto che abbiano commesso il reato di corruzione, per aver ricevuto il primo una tangente datagli dal secondo. Gli ispettori della polizia, durante l'azione precedentemente organizzata, sono entrati nell'appartamento di Simic e hanno trovato una borsa contenente 100.000 euro che è stata portata da Zagradjanin.

La scarsità di informazioni rese note il giorno dell'arresto di Simic e Zagradjanin non ha fermato la bufera che nei giorni successivi si è sollevata tra l'opinione pubblica, e che in primo piano ha fatto saltar fuori molti altri nomi dei vertici del governo serbo. In questa nuova piega della situazione si è riscontrato che lo scandalo è molto più profondo e che rimangono coinvolti la Banca centrale della Serbia e il suo governatore Radovan Jelasic, l'SPS e indirettamente il governo serbo.

Al centro della storia c'è il ritiro della licenza per il lavoro della Banca di credito ed esportazione della quale uno degli azionisti è il Gruppo TBI di Israele, ed è da quel momento che iniziano gli scontri tra la NBS, ossia tra il governatore Jelasic e questo gruppo di azionisti. È importante ricordare che il Gruppo TBI non ha azioni solo nella Banca di credito ed esportazione ma anche nelle Assicurazioni Dunav, una delle più grandi compagnie assicurative del paese. Gli azionisti hanno sollevato due denunce contro Jelasic - una nell'aprile del 2004 per il ritiro della licenza della banca, e l'altra nel dicembre 2005 per l'impossibilità di normalizzare il lavoro di questo gruppo in Serbia.

Secondo quanto affermato dal consulente legale del Gruppo TBI, Aleksandar Lojpur, Jelasic ha minacciato gli azionisti che avrebbe tolto la licenza di lavoro anche per la TBI Dunav assicurazioni, poi che ha richiesto "che lasciassero perdere la banca, che ritirassero la denuncia e che pagassero 2 milioni di euro. Di fronte a questo fatto i clienti sono stati costretti a fare la denuncia presso il procuratore speciale".

Parallelamente a ciò, secondo quanto sostiene questa parte in causa, con l'intento di dimostrare la corruzione dei vertici della NBS, il Gruppo TBI mediante Vladimir Cizelj, il loro rappresentante a Belgrado, ha deciso in accordo con la procura di consegnare la prima rata di 100.000 euro al vicegovernatore Simic e di risolvere in questo modo la contesa con la NBS e Jelasic.

Secondo questo scenario, la polizia ha atteso che il portavoce Vladimir Zagradjanin arrivasse nell'appartamento di Simic, per poi entrare in azione, irrompere nell'appartamento e trovare suddetta somma di denaro.

Tuttavia il problema continua quando in pubblico trapela il fatto che la borsa col denaro non è stata trovata nell'appartamento di Simic ma, come è stato detto, nell'anticamera del suo appartamento, cosa che la difesa dell'accusato usa come prova per dimostrare che il suo cliente non fosse a conoscenza del contenuto di suddetta borsa.

L'altro lato della medaglia è la storia della NBS e del governatore Jelasic. Secondo le sue affermazioni, l'intero caso è stato "montato" per far sì che venisse screditata questa istituzione e il governo serbo. In una dichiarazione per l'emittente B92, il governatore afferma che a causa della liquidazione della banca su di lui è stata esercitata una certa pressione sia da parte del Gruppo TBI che da parte dell'ambasciatore di Israele a Belgrado, Jafa Ben Ari. Jelasic aggiunge poi di essere stato chiamato più volte dall'azionista del Gruppo TBI Salom Spilman, il quale chiedeva che si "ricapitalizzasse la banca in liquidazione. Noi abbiamo detto che non possiamo ad un azionista cui abbiamo tolto la licenza dare l'accordo per comprarne un'altra". Jelasic descrive l'intero caso come tentativo di screditare la NBS e lui stesso, aggiungendo che gli sembra di essere sulla ghigliottina.

Con questo sviluppo della situazione lo "scandalo della NBS" ha aperto un nuovo capitolo in cui si scatenano accuse reciproche, mentre l'intero caso ha assunto una dimensione incredibile. E mentre la magistratura svolge il suo lavoro, l'opinione pubblica si occupa della soluzione di alcuni, almeno a prima vista, controversi enigmi. Perché l'intero caso risulta ulteriormente interessante quando nella storia si include anche il fatto che la sera in cui sono stati arrestati Simic e Zagradjanin, nell'appartamento c'era pure Ivica Dacic, in assenza di Milosevic, leader del SPS.

Molto interessante diventa la domanda su cosa ci facesse Ivica Dacic nell'appartamento di Simic, ma anche come mai se ne è andato pochi minuti prima dell'arresto. Nella dichiarazioni che ha rilasciato subito dopo l'operazione della polizia, l'evidentemente sorpreso Dacic ha detto che si trovava in visita provata da Simic col quale è in buona amicizia, poi che non era a conoscenza dei problemi tra il Gruppo TBI e la NBS, né sapeva del denaro che quella sera è stato trovato.

Quando si tratta della sua uscita dall'appartamento proprio nel momento in cui è iniziata l'azione della polizia, a Belgrado circola voce di una telefonata con la quale, si dice, Dejan Mihajlov, segretario generale del Governo, ha avvertito Dacic su quanto sarebbe accaduto.

Se dobbiamo tenere fede a quanto scrivono il quotidiano "Blic" e altri giornali, Mihajlov ha chiamato due volte Dacic, per poi arrivare ad urlare al telefono per fare in modo che quest'ultimo capisse il messaggio e momentaneamente è uscito dall'appartamento.

Si capisce che entrambe le parti rigettano queste versioni, mentre dichiarano che per motivi di lavoro si sentono più volte al giorno.

Lo sviluppo va ancora più in là, sicché a ridosso dello scandalo si alza un polverone nell'SPS, che ha convocato immediatamente una seduta del consiglio per decidere come comportarsi rispetto a questa situazione. Il risultato della discussione di sei ore a porte chiuse è la sospensione di Vladan Zagradjanin da tutte le funzioni e l'appoggio a Ivica Dacic, il quale, come si dice, quella sera era solo per caso nell'appartamento di Simic. Alcuni alti funzionari dell'SPS sono rimasti insoddisfatti da questa decisione, compreso anche Milutin Mrkonjic, che è considerato un uomo di fiducia di Milosevic, e Aleksandar Vulin, noto per la sua posizione critica nei confronti di Dacic, ha dato le dimissioni.

Con ciò lo "scandalo NBS" assume una chiara connotazione politica. È del tutto evidente che il G17 e l'SPS, e quindi anche il governo, hanno ricevuto un forte scossone. Secondo la maggior parte degli analisti di Belgrado, i quali comunque affermano che questi due partiti si stanno confrontando con forti divisioni interne, il nuovo scandalo destabilizzerà di sicuro il governo di Vojislav Kostunica.
Chi più di tutti sfrutterà questa situazione saranno i radicali il cui indice di consensi, dopo lo scandalo Karic e quello della NBS continua a salire. È del tutto chiaro che ormai è iniziata la messa in mostra del posizionamento elettorale, e il nuovo scandalo, dopo la crescita di popolarità del DSS e G17 con l'apertura del dossier Karic, minaccia di creare scompiglio tra le fila della scena politica serba.

Con impazienza si attendono gli sviluppi di entrambi gli scandali, di fronte ai quali l'opinione pubblica è divisa sulla questione se Kostunica ha deciso veramente di fare i conti con la corruzione e la criminalità di questo paese oppure se si tratta di un'altra manipolazione che ha come intento quello di accaparrarsi dei voti.