Dragan Todorović sul fiume Jošanička  (foto CINS)

Dragan Todorović sul fiume Jošanička  (foto CINS)

In Serbia l’energia elettrica prodotta da piccole idrocentrali costituisce un’esigua percentuale della produzione lorda nazionale, tuttavia il governo da anni incentiva gli investimenti privati nel settore, favorendo di fatto alcune imprese ad esso vicine

(Originariamente pubblicato dal portale di giornalismo investigativo CINS , il 27 febbraio 2018)

A circa metà strada tra Biljanovac e Jošanička Banja, in una delle case sparse sulla collina poco oltre la strada, vive Dragan Todorović con la moglie e la figlia. Questo villaggio, situato a poca distanza dal Parco nazionale di Kopaonik, conta ormai pochi abitanti, la gente se ne va.

Dragan dice che si pente di non essersene andato anche lui, ma pensava che, una volta andato in pensione, avrebbe potuto finalmente riposarsi. A disturbare la sua quiete sono i lavori di costruzione di una centrale idroelettrica, iniziati nell’estate dello scorso anno proprio dall’altra parte della strada rispetto alla sua casa. L’avvio dei lavori ha destato preoccupazione tra gli abitanti del villaggio, che si sono riuniti in assemblea per discuterne.

“Noi non siamo contrari alle idrocentrali, basta che le costruiscano dove non disturbano nessuno. Capita che durante la notte chiudano l’acqua in modo che le centrali funzionino meglio, e il fiume rimane in secca”, spiega Dragan ai giornalisti del Centro per il giornalismo investigativo della Serbia (CINS).

In quest’area le piccole idrocentrali non godono di buona reputazione a causa del rumore che producono, ma anche per via del loro impatto sull’ambiente. Sul fiume Jošanička, nel tratto tra Biljanovac e Jošanička Banja, lungo circa 10 chilometri, ci sono quattro piccole idrocentrali, di cui tre già in funzione e una ancora in fase di costruzione.

Nel tentativo di rispondere alle richieste della Comunità dell’energia (ente previsto dal "Trattato sulla comunità dell'energia" sottoscritto dai paesi del sud-est Europa nel 2005 per alalrgare il mercato energetico interno dell'Ue anche alla regione, ndr) concernenti l’aumento della quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, il governo serbo da anni persegue una politica di incentivazione degli investimenti privati nel settore, compresa la costruzione di piccole idrocentrali. Tuttavia, da un’analisi comparativa dei dati dell’Istituto nazionale di statistica (RZS) e dell’EPS Snabdevanje (un ramo dell’Agenzia elettrica della Serbia che si occupa della fornitura di energia elettrica) è emerso che nel 2016 la quota di energia elettrica prodotta da piccole idrocentrali era pari allo 0,5% della produzione nazionale totale.

I soggetti che hanno investito nella costruzione di piccole centrali idroelettriche, ottenendo dal ministero dell’Energia lo status di produttore di energia privilegiato, ne traggono grande profitto perché lo stato acquista l’energia elettrica prodotta dai loro impianti ad un prezzo prestabilito, superiore a quello di mercato. Lo fa ovviamente con i soldi dei contribuenti, che si sono visti addebitare una nuova componente tariffaria nelle loro bollette della luce.

CINS rivela che, nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016, ai proprietari di piccole idrocentrali sono stati versati oltre 5 miliardi di dinari (circa 41,6 milioni di euro). Di questa somma, poco meno di 14 milioni di euro sono andati all’azienda “Drinsko-Limske hidroelektrane” di proprietà dell’Agenzia elettrica della Serbia (EPS), mentre più di 7,2 milioni di euro sono stati versati alle aziende legate a Nikola Petrović, padrino e partner d’affari dell’attuale presidente serbo Aleksandar Vučić.

Parallelamente al moltiplicarsi di centrali idroelettriche e all’arricchirsi dei loro proprietari, spesso legati al mondo della politica e alla leadership al potere, andavano crescendo le proteste dei cittadini contro questo tipo di sfruttamento delle risorse idriche.

Grazie a un’iniziativa degli abitanti di Jošanička Banja, l’Istituto per la difesa dell’ambiente ha predisposto un sopralluogo, nel corso del quale è stato rilevato che alcune idrocentrali sul fiume Jošanička hanno causato gravi danni ambientali. A protestare contro le idrocentrali sono stati anche gli abitanti di Priboj e del villaggio di Temska, nei pressi di Pirot.

Interesse pubblico o privato?

L’interesse dimostrato dal governo serbo per lo sviluppo delle fonti rinnovabili deriva innanzitutto dall’impegno, assunto nei confronti della Comunità dell’energia, di raggiungere, entro il 2020, una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili pari al 27% del consumo finale lordo.

Non meno evidente è il motivo del grande interesse, da parte di soggetti pubblici e privati, per gli investimenti in piccoli impianti idroelettrici. Come CINS ha già scritto nel 2015, a chi decide di investire nella costruzione di piccole idrocentrali viene garantito che, nei 12 anni successivi all’entrata in funzione dell’impianto, l’energia elettrica da esso prodotta verrà acquistata dallo stato ad un prezzo superiore a quello di mercato. La tariffa incentivante viene determinata dal ministero competente in base ad alcuni parametri, quali il tipo, la potenza e il periodo di effettivo funzionamento dell’impianto.

Circa la metà dell’intera somma, pari a poco più di 41,6 milioni di euro, versata ai proprietari di piccole idrocentrali nel periodo compreso tra il 2013 (quando è stato introdotto questo meccanismo di incentivazione) e il 2016, è andata all’azienda pubblica EPS e alle aziende legate a Nikola Petrović, padrino del presidente Vučić, e ai suoi partner d’affari Dragan Klisura, Nenad Mihajlović e Nenad Kovač.

Secondo i dati dell’EPS Snabdevanje, nel periodo in questione all’azienda “Drinsko-Limske hidroelektrane” sono stati versati poco meno di 14 milioni di euro per l’energia prodotta da tre piccole idrocentrali di sua proprietà: Ovčar Banja, Međuvršje e Radaljska Banja.

Nella sua risposta scritta alle domande dei giornalisti di CINS, l’EPS ha precisato che le idrocentrali in questione hanno ottenuto lo status di produttore di energia privilegiato in base alla Legge sull’energia e ai regolamenti governativi che disciplinano il settore delle energie rinnovabili, aggiungendo che il loro fatturato dipende dalla quantità di energia prodotta e dalla tariffa incentivante. “Le summenzionate piccole idrocentrali di proprietà dell’EPS non sono in alcun modo avvantaggiate rispetto alle piccole idrocentrali di proprietà privata che godono dello status di produttore privilegiato”.

L’azienda Eco Energo Group è proprietaria di 7 piccole idrocentrali che godono dello status di produttore privilegiato, tutte situate nel territorio del comune di Crna Trava, nel sud-est del paese. Nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016, a questa azienda, il cui direttore è il sopracitato Nikola Petrović, sono stati versati oltre 5,5 milioni di euro per l’energia prodotta da idrocentrali di sua proprietà.

I proprietari di maggioranza di Eco Energo Group sono Dragan Klisura, Nikola Petrović e Nenad Kovač, mentre una partecipazione minoritaria è detenuta da Vera Ristić. Fino al 15 giugno dell’anno scorso uno dei proprietari è stato anche Nenad Mihajlović.

Nel quadriennio 2013-2016, Eco Energo Group ha ricevuto dalle casse statali, cioè dai contribuenti, altri 1,1 milioni di euro, quale corrispettivo per l’energia prodotta da un’altra piccola idrocentrale di sua proprietà, Jabukovik, anch’essa situata nel comune di Crna Trava.

Tra i produttori di energia privilegiati che nel periodo in questione hanno ricevuto più soldi dallo stato c’è anche l’idrocentrale Županj, a favore della quale sono stati versati poco meno di 600mila euro. Questo impianto è di proprietà dell’azienda Eco glotec nella quale Nikola Petrović detiene, attraverso l’azienda Eko Vlasina, una partecipazione pari al 10% del capitale, quanto ne detengono anche Dragan Klisura e Nikola Kovač. Il restante 70% del capitale è detenuto dall’azienda svizzera Glotec International.

Quindi, le aziende di cui Nikola Petrović e i suoi partner d’affari sono proprietari esclusivi o vi detengono una partecipazione maggioritaria hanno ricevuto dallo stato oltre 6,6 milioni di euro, e se a ciò si aggiunge la somma versata a favore dell’azienda Eco glotec, nella quale detengono una partecipazione minoritaria, si arriva a un totale di oltre 7,2 milioni di euro.

I giornalisti di CINS hanno chiesto un’intervista ai rappresentanti dell’azienda Eco Energo Group, ma fino al momento della pubblicazione di questo reportage non l’hanno ottenuta. Nikola Petrović è stato contattato telefonicamente da una giornalista di CINS, ma non ha voluto parlarle, riagganciando non appena si è presentata, e nemmeno ha voluto rispondere ai messaggi sms.

Una giornalista di CINS ha chiamato anche l’azienda Eco glotec. La persona che ha risposto si è presentata come un’impiegata dell’azienda Eco Energo, dicendo che il numero chiamato appartiene ad entrambe le aziende, ma che il direttore di Eco glotec non è disponibile per una conversazione, mentre lei non è autorizzata a rilasciare informazioni ai giornalisti.

Dal settembre 2012 al dicembre 2016 Petrović è stato direttore dell’azienda pubblica Elektromreža Srbije (EMS), gestore della rete di trasmissione nazionale. Per poter assumere questo incarico Petrović ha dovuto formalmente uscire dall’assetto proprietario dell’azienda Eco Energo Group, diventandone di nuovo comproprietario e direttore poco dopo aver lasciato la direzione dell’EMS.

Quanto agli altri titolari di Eco Energo Group, Dragan Klisura è noto anche come proprietario dell’azienda Hidro-Tan, specializzata nella costruzione di piccole idrocentrali, mentre Nenad Kovač è salito alla ribalta qualche anno fa, quando il suo nome è stato legato all’impresa vincitrice della controversa gara d’appalto per la realizzazione del sistema di bigliettazione elettronica per il servizio di trasporto pubblico nel comune di Belgrado, un argomento di cui CINS si è già occupato. Vera Ristić è la madre di Jelena Đoković, moglie del noto tennista serbo Novak Đoković, e da anni si occupa di progettazione di impianti alimentati da fonti rinnovabili.

Nenad Mihajlović, un altro partner d’affari di Petrović, è stato direttore e compropritario del quotidiano Pravda che ha sospeso le pubblicazioni qualche anno fa. In un suo rapporto sulle pressioni e il controllo esercitati sui media in Serbia, pubblicato nel 2011, il Consiglio per la lotta alla corruzione ha rilevato, analizzando la struttura dell’assetto proprietario del quotidiano Pravda, l’esistenza dei legami tra quest’ultimo e il Partito progressista serbo (SNS).

Tra le aziende che hanno guadagnato di più dalla vendita dell’energia elettrica prodotta dagli impianti idroelettrici incentivati spicca, oltre a quelle summenzionate, anche W&W Energy con sede a Kragujevac, alla quale sono stati versati poco meno di 3 milioni di euro. Il proprietario di questa azienda è Bojan Milanović.

Milanović spiega che, nel business del mini-idroelettrico, il tempo di recupero del capitale investito varia da 8 a 12 anni. “Tutto dipende dalla località […] poi siete sul mercato libero”. Aggiunge inoltre che i rapporti dell’Istituto per la difesa dell’ambiente sui danni ambientali causati dalle idrocentrali non sono affidabili, in quanto non basati sull’analisi di campioni prelevati in loco, e che i problemi concernenti il funzionamento di alcune idrocentrali non possono essere generalizzati all’intero settore.

In Serbia, l’energia elettrica prodotta da piccole idrocentrali costituisce un’esigua percentuale della produzione lorda nazionale. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2016 la produzione lorda di energia elettrica ammontava a circa 39.000 GWh, mentre i dati dell’EPS Snabdevanje dimostrano che in quell’anno le piccole idrocentrali hanno prodotto e immesso in rete poco meno di 200 GWh, ovvero circa lo 0,49% del totale dell’energia prodotta.

Jasminka Oliverić Young, direttrice della Fondazione RES, spiega che lo scopo dell’introduzione del meccanismo delle tariffe incentivanti (le cosiddette feed-in tariffs) era quello di attrarre investitori, ma che la Commissione europea raccomanda che questo meccanismo venga sostituito da gare d’appalto pubbliche in quanto è in contraddizione con l’essenza del concetto di aiuti di stato. La stessa raccomandazione è stata rivolta alla Serbia anche dalla Comunità dell’energia, ma un’eventuale abolizione delle tariffe incentivanti non avrebbe effetto retroattivo, quindi non inciderebbe su quei produttori che già ne beneficiano.

Proprietario della centrale e presidente del municipio

Durante i lavori di costruzione di piccole idrocentrali sul fiume Jošanicka, le ruspe hanno sradicato e distrutto parte della vegetazione lungo le sponde del fiume, al punto da impedire la sua ricrescita naturale, mettendo in tal modo a

Graffiti nel villaggio di Temska (foto CINS)

Graffiti nel villaggio di Temska (foto CINS)

repentaglio la stabilità delle rive. Gli sversamenti di cemento, così come le fuoriuscite di olio e di altri derivati del petrolio verificatesi durante i lavori, hanno messo a rischio la sopravvivenza della fauna ittica. L’aumento della torbidità dell’acqua causato dai lavori ha avuto ripercussioni negative sulle uova e sugli avannotti di trota.

È quanto si legge nel rapporto dell’Istituto per la difesa dell’ambiente, redatto nel 2014 a seguito di un sopralluogo effettuato lungo il corso del fiume Jošanička, nel tratto ricadente nel territorio del comune di Raška.

“Le attività intraprese e l’attuale stato dell’ambiente nel tratto di fiume osservato rivelano che alcuni investitori hanno agito in modo arbitrario, provocando seri danni all’alveo fluviale, alla pianura alluvionale e al regime idrologico”, si afferma nel rapporto, firmato dal direttore dell’Istituto Aleksandar Dragišić.

I primi a denunciare questo stato di cose sono stati Aleksandar Drašković e Jelena Drmanac, ex membri del Comitato per la difesa e lo sviluppo di Jošanička Banja. Il Comitato è nato nel settembre 2013, sulla scorta delle lamentele degli abitanti sul fatto che le idrocentrali spesso lasciavano il fiume in secca, provocando la moria di pesci nelle peschiere.

In questa zona, le piccole idrocentrali si susseguono l’una dopo l’altra. L’acqua del fiume viene convogliata in apposite tubazioni e trasportata fino alla sala macchine, dove si produce l’energia elettrica, per poi essere restituita all’alveo naturale, e dopo una decina di metri viene di nuovo convogliata in tubazioni di un’altra centrale.

“Vi è letteralmente una rete di tubi e il fiume appena visibile”, denuncia Jelena Drmanac.

Aleksandar Drašković spiega che i problemi sorgono quando nel corso dei lavori di costruzione di impianti idroelettrici, così come durante il loro esercizio, non ci si attiene alle disposizioni di legge.

Il summenzionato rapporto sull’impatto ambientale delle piccole idrocentrali sul fiume Jošanička, redatto dall’Istituto per la difesa dell’ambiente, è stato inviato al ministero delle Miniere e dell’Energia, alla Direzione nazionale per le acque, all’Ente Parco nazionale Kopaonik e al comune di Raška.

Bojan Milovanović, direttore del Parco nazionale Kopaonik, ha evitato di rispondere alle domande concrete rivoltegli dai giornalisti di CINS, limitandosi ad affermare che la maggior parte delle piccole idrocentrali menzionate nel rapporto dell’Istituto non si trova nel territorio di competenza dell’Ente Parco, aggiungendo che di eventuali problemi causati dagli impianti situati all’interno del perimetro del parco possono informare l’Ispettorato nazionale, senza precisare se lo abbiano mai fatto.

Neanche i rappresentanti della Direzione per le acque hanno voluto rispondere alle domande dei giornalisti di CINS riguardanti il summenzionato rapporto, affermando di aver effettuato accertamenti sulla base delle segnalazioni del Comitato di Jošanička Banja, ma di non aver rilevato violazioni nel valori del deflusso minimo vitale. Il deflusso minimo vitale è la quantità minima di acqua che deve essere presente a valle delle captazioni idriche al fine di garantire la salvaguardia dell’ecosistema fluviale.

I giornalisti di CINS non sono riusciti a ottenere informazioni su eventuali azioni intraprese da altri organi competenti sulla base di quanto rilevato nel rapporto dell’Istituto per la difesa dell’ambiente. Il Comitato per la difesa e lo sviluppo di Jošanička Banja è stato sciolto poco dopo la pubblicazione del rapporto.

Jelena Drmanac spiega che i consiglieri municipali erano giunti alla conclusione che il Comitato fosse andato troppo oltre, accusando i suoi membri di essere loro a creare problemi. “Dicevano che eravamo contrari al progresso e all’arrivo degli investitori”.

All’epoca dei fatti il presidente del municipio di Jošanička Banja era Milinko Milojević, anch’egli coinvolto nel business del mini-idroelettrico. La sua azienda Mečkari è proprietaria della centrale Klupci, una delle 15 piccole idrocentrali situate sul territorio del comune di Raška, che nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016 ha ricevuto oltre 61mila euro.

Milojević non ha accettato di parlare con i giornalisti di CINS.

Lui non si tocca, è il padrino

I dati del Registro delle imprese dimostrano che alcuni degli impianti idroelettrici situati nel territorio del comune di Raška sono di proprietà degli attuali o ex funzionari locali e delle persone a loro legate. In alcuni casi si tratta di una quota di partecipazione maggioritaria e in altri di una quota minoritaria, come nel caso della centrale Županj, di proprietà dell’azienda Eco glotec, nella quale Petrović, Klisura e Kovač detengono ciascuno una partecipazione del 10%.

L’azienda Energo Ras è proprietaria delle centrali idroelettriche Belci e Kašići, e il suo direttore è Vladan Karamarković, che dal giugno 2005 all’aprile 2010 ha ricoperto l’incarico di viceministro dell’Energia. Nel periodo compreso tra il 2014 e il 2016 Energo Ras ha ricevuto dallo stato poco più di 1,5 milioni di euro.

Belci è una delle idrocentrali menzionate nel rapporto dell’Istituto per la difesa dell’ambiente. Sollecitato dai giornalisti di CINS a esprimersi in merito, Karamarković ha detto che le affermazioni contenute nel rapporto non sono vere e che chi lo ha redatto non dispone delle “conoscenze di base”, aggiungendo che ogni fase della realizzazione di questa idrocentrale ha ricevuto parere favorevole dei consulenti della banca di sviluppo tedesca KfW, e che a danneggiare maggiormente la salute della popolazione è il fiume.

Stando alle sue parole, l’essere stato viceministro non lo ha aiutato a ottenere più facilmente le autorizzazioni necessarie per la costruzione e l’esercizio dell’impianto, anche se, come aggiunge, “è una cosa positiva essere in possesso delle informazioni. Quando siete a conoscenza dei piani del governo cominciate a tenere d’occhio la situazione, aspettando che si creino le condizioni giuste per agire”.

Karamarković spiega di essere entrato in questo business perché non vi è alcun rischio di perdere il capitale investito, precisando che tutte le idrocentrali sono state costruire grazie ai prestiti bancari e che a causa del tasso di interesse del 7% l’intero business porta profitto solo se piove in abbondanza. Aggiunge infine che per far tornare il capitale investito ci vogliono 12 anni.

Stando ai documenti reperiti dai giornalisti di CINS, Goran Perčević, ex funzionario del Partito socialista serbo (SPS), attualmente ricopre il ruolo di direttore generale dell’impresa Interkomerc, esecutrice dei lavori di costruzione di quattro piccole idrocentrali nel comune di Raška. Due di queste centrali, Velež e Šutanovina, godono dello status di produttore di energia privilegiato, e tutte e quattro sono di proprietà dell’azienda Univers, alla quale sono legati due ex partner d’affari di Perčević, Bojan Jakovljević e Prvoslav Antonijević.

Jakovljević è stato deputato del parlamento serbo, eletto nelle fila del Partito progressista serbo (SNS), dal febbraio 2013 all’aprile 2014, e attualmente è direttore del Centro sciistico Kopaonik, gestito dall’azienda pubblica Skijališta Srbije. È uscito dall’assetto proprietario dell’azienda Univers nell’ottobre 2016. Antonijević è stato il fiduciario dell’SNS nel comune di Leposavić, nel nord del Kosovo.

Nel periodo compreso tra il 2013 e il 2016, l’azienda Univers ha ricevuto oltre 850mila euro, a titolo di corrispettivo per l’energia prodotta dalle idrocentrali Velež e Šutanovina.

Antonijević dice che l’idrocentrale Velež, menzionata nel rapporto dell’Istituto per la difesa dell’ambiente del 2014, non mette a repentaglio l’ecosistema locale e che ci sono ancora dei pesci nel fiume. Aggiunge inoltre che le piccole idrocentrali sono molto importanti per il buon funzionamento del sistema energetico: “È un programma promosso dal governo […] in conformità con gli standard dell’Unione europea. […] Chiunque se ne intenda un po’ sa quanto le idrocentrali siano importanti per la stabilità energetica dell’intera area”.

Stando alle parole di Aleksandar Drašković, abitante di Jošanička Banja, questo non è più un problema ambientale, è un problema legato al funzionamento dello stato. “Tutto è bloccato perché qualcuno dice ‘devi stargli alla larga, è il suo padrino’. Io volevo chiedere al capo di gabinetto di Vučić di chiedere al presidente se sapeva di avere così tanti padrini a Jošanička Banja, perché ovunque io vada sento dire ‘lui non si tocca, è il padrino’. È una cosa tremenda.”

Guardiani del fiume

Il numero di coloro che traggono profitto dalla vendita di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili va crescendo di anno in anno. Nel 2017, il ministero dell’Energia ha concesso lo status di produttore di energia privilegiato a 30 piccoli impianti idroelettrici, quasi il doppio rispetto al 2016, portandone il numero complessivo a 102.

Nel frattempo, i cittadini sono scesi in strada in varie parti del paese per protestare contro le idrocentrali.

Nel villaggio di Temska, situato a una decina di minuti di macchina da Pirot, su un muro di un edificio abbandonato c’è scritto a grandi lettere rosse: “Temska difende il fiume!” Scritte simili si possono vedere anche nel centro di Pirot. Stanno lì a ricordare le manifestazioni di protesta tenutesi nel luglio 2017, quando i cittadini hanno protestato contro l’intenzione di convogliare le acque del fiume Topodolska nel lago di Zavoj, che alimenta la centrale idroelettrica Pirot, temendo che ciò avrebbe portato al prosciugamento del fiume e all’aridità del suolo.

Il fiume Topodolska si trova nel Parco naturale Stara Planina.

Bojan Ivković, energy manager del comune di Pirot, dice che la costruzione di piccole idrocentrali è prevista in 58 località del territorio comunale, di cui 43 sono situate all’interno del Parco naturale, precisando che la questione non rientra nelle competenze del comune.

“Ci piacerebbe avere una maggiore voce in capitolo, ma non l’abbiamo. […] È la competente autorità nazionale a gestire l’intera procedura, a partire dal rilascio di permessi di costruire, noi solo riceviamo notifiche”, spiega Ivković, aggiungendo che, oltre a non avere competenze in materia, il comune non trae alcun beneficio dalla costruzione di piccole idrocentrali, salvo nel caso in cui i lavori vengano affidati a un’azienda locale. “Il comune non dispone di basi legali per poter riscuotere alcuna tassa”.

A seguito delle proteste dei cittadini di Pirot, appoggiate dal comune, il progetto del ministero dell’Energia riguardante il convogliamento delle acque del fiume Topodolska è stato sospeso. Non è dato sapere fino a quando.

Alla richiesta del giornalisti di CINS di concedere loro un’intervista, dal ministero della Tutela dell’Ambiente hanno risposto con un comunicato in cui si afferma, tra l’altro, che il ministero non è favorevole alla costruzione di piccole idrocentrali nelle aree protette perché “la quota di energia prodotta da questi impianti sul totale dell’energia elettrica prodotta in Serbia non è tale da compensare le alterazioni e gli effetti nocivi arrecati all’ambiente”.

Poco tempo dopo lo scoppio delle proteste degli abitanti di Temska, anche i cittadini di Priboj – una città situata dall’altra parte del paese, al confine con la Bosnia Erzegovina – hanno protestato contro la costruzione della centrale Rekovići sul fiume Lim. Nonostante si sia polemizzato molto sul fatto che i lavori di costruzione erano stati affidati all’azienda Mini hydro investments, il cui direttore e comproprietario è il sopracitato Nikola Petrović, i manifestanti hanno posto l’accento sulla tutela del fiume, temendo che la costruzione della centrale avrebbe causato la riduzione della portata del fiume, nonché diversi problemi nel funzionamento della rete fognaria, favorendo in tal modo lo sviluppo di malattie infettive.

Nel sud della Serbia, nel villaggio di Županj, quando c’è bel tempo Dragan Todorović ama uscire sul balcone della sua casa per godersi il silenzio. Non è sicuro per quanto ancora potrà farlo. Quando, come dice, “chiuderanno l’acqua” del fiume, il suo mulino, vecchio di duecento anni, non potrà più funzionare. Dragan non potrà più annaffiare i lamponi che coltiva nel suo orto. Tuttavia, spera che i lavori di costruzione della centrale idroelettrica, avviati dall’altra parte della strada rispetto alla sua casa, possano ancora essere fermati.

“Mi sento abbattuto. Sono sul punto di lasciar perdere e starmene zitto”, conclude Todorović.