La prossima settimana in Serbia verrà varato il nuovo governo. Dubbi da parte internazionale per l'appoggio offerto dal Partito socialista serbo e per le dichiarazioni del futuro premier sul TPI dell'Aia
Ormai è praticamente certo, la prossima settimana la Serbia avrà il nuovo governo. Un governo di minoranza formato dal Partito democratico della Serbia (DSS), dal G17 Plus e dalla coalizione Partito per il rinnovamento serbo e Nova Srbija (SPO-NS) con l'appoggio del Partito socialista serbo.
Secondo la proposta di legge presentata dal Partito democratico della Serbia (DSS), i ministeri del futuro governo dovrebbero essere 17 al posto degli attuali 19. Saranno tolti: il Ministero per il traffico e le telecomunicazioni e il Ministero dell'urbanizzazione e dell'edilizia; entrambi confluiranno nel Ministero per gli investimenti di capitale. Il Ministero per le questioni sociali diventerà di competenza del Ministero per il lavoro, l'occupazione e le politiche sociali; mentre i compiti del Ministero dell'ambiente e parte di quello dell'agricoltura (boschi, ecc.) saranno di competenza del nuovo Ministero della scienza e dell'ambiente.
Al mandatario del nuovo governo, ossia il leader del DSS Vojislav Koštunica, spetterà notificare l'incarico dei nuovi ministri per la formazione dei seguenti ministeri al lavoro nel nuovo governo: esteri; interni; finanze; giustizia; amministrazione statale e autonomia locale; agricoltura, boschi e acqua; risorse del sottosuolo ed energetica; economia; turismo e servizi; relazioni economiche con l'estero; sport; cultura, salute, religione e diaspora.
Per il momento il Partito democratico (DS) di Boris Tadić (nel frattempo eletto, durante l'assemblea del DS del 21 febbraio, alla presidenza del partito) l'altra sera ha rifiutato energicamente un qualsiasi appoggio ad un governo di minoranza sorretto dal SPS.
Se da un lato SPO-NS e G17 plus si sono dimostrati più inclini ad accogliere in un secondo tempo il DS nel governo, non dello stesso parere è parso il DSS di Koštunica, il quale per ora ha dimostrato una certa freddezza su un possibile ingresso a distanza del partito di Boris Tadić.
Sul versante internazionale si sono fatte sentire le preoccupazioni dell'UE e degli USA, dopo le dichiarazioni di Koštunica, secondo le quali l'Aia non rientra tra le priorità del nuovo governo. Il suo alleato Vuk Drašković ha subito dichiarato che ciò dicendo il futuro premier ha infilato dritto il dito nell'occhio della comunità internazionale. Tuttavia pare che la Serbia avrà a disposizione i fatidici cento giorni di governo senza doversi preoccupare troppo delle pressioni provenienti dall'estero.
Nel frattempo il commissario dell'UE, Chris Patten, il 25 marzo dovrà rendere noto l'esito dell'indagine sullo stato di avanzamento della Serbia per poter, di seguito, elargire gli aiuti finanziari CARDS del valore di 270 mln di euro. Dal canto loro gli USA una settimana dopo valuteranno la fornitura di aiuti del valore di 100 mln di USD (il 31 marzo è la data per verificare il rispetto degli impegni, tra i quali la consegna di Mladić, ma basterebbe dimostrare l'impossibilità a catturarlo e la volontà di continuare la collaborazione con l'Aia).
Il neo presidente del parlamento Dragan Maršićanin (vice presidente del DSS) ha dichiarato che molto probabilmente nel maggio prossimo si terranno le elezioni presidenziali. Tra l'altro senza smontare le speculazioni sulla possibile candidatura di Koštunica alla presidenza della repubblica. Un'ipotesi questa che aprirebbe, data l'impossibilità di essere al contempo presidente e premier, la possibilità di formare un nuovo governo con un nuovo premier. Una possibilità in più per una futura partecipazione del DS all'esecutivo di Belgrado.
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