Saša Janković si è trovato al centro di una dura campagna mediatica che ha l’intento di screditare il suo lavoro di monitoraggio sulle istituzioni statali. Il casus belli? Un incidente durante il Gay Pride di Belgrado in cui furono picchiati i fratelli del premier e del sindaco di Belgrado
L'ombudsman serbo Saša Janković è entrato in conflitto aperto con i Servizi militari per la sicurezza (VBA) e col ministero della Difesa dopo aver presentato denuncia contro due poliziotti militari coinvolti in un incidente avvenuto durante la scorsa edizione del Gay Pride di Belgrado. È la prima volta che un organo statale accusa apertamente la sicurezza militare - un'istituzione che non è mai stata riformata completamente dopo la caduta del regime di Slobodan Milošević, 15 anni fa - di aver violato la legge.
Janković ha indagato sull'incidente in cui, in un tafferuglio tra alcuni gendarmi - unità speciale della polizia che aveva il compito di proteggere il Pride nel centro di Belgrado - e alcuni poliziotti militari sono risultati contusi Andrej Vučić, fratello del premier serbo Aleksandar Vučić e Predrag Mali, fratello del sindaco di Belgrado Siniša Mali. Nelle registrazioni video trasmesse dai media si vede chiaramente che l'intervento della gendarmeria è stato brutale.
Subito dopo l'incidente sono seguite le dichiarazioni dei funzionari e i servizi dei media serbi su come i gendarmi avrebbero intenzionalmente picchiato Andrej Vučić perché fratello del premier. Tuttavia Janković, indagando sul caso, ha scoperto che Vučić, Mali e i due membri della polizia militare che erano con loro, prima dello scontro fisico con i gendarmi avevano rifiutato le richieste di questi ultimi di allontanarsi, hanno poi insultato i gendarmi, minacciandoli e cercando di sfondare il cordone che tenevano per poter garantire la sicurezza dei partecipanti al Gay Pride nel centro della città.
Nel momento in cui ha deciso di avviare un procedimento contro la polizia militare, l'Ombudsman probabilmente non immaginava che l'intera vicenda si sarebbe trasformata in uno scandalo che sta tuttora scuotendo la scena politica serba. In buona parte a seguito di una serie di azioni maldestre da parte della VBA, del ministero della Difesa e di altri, si è infatti avviato un dibattito pubblico sul grado di controllo civile dei servizi di sicurezza in Serbia, dibattito che potrebbe danneggiare seriamente la coalizione di governo.
Indagini
L'Ombudsman serbo ha il diritto di controllare il lavoro dell'esercito e della polizia, ivi compresi i servizi di sicurezza. Attenendosi alla legge, la polizia gli ha messo subito a disposizione tutta la documentazione raccolta sull'incidente avvenuto durante il Gay Pride, mentre la VBA ha rifiutato di collaborare. Il ministro della Difesa ha persino affermato pubblicamente che non verrà data risposta alle richieste di Saša Janković. Da qui è seguita denuncia penale contro i due membri della polizia militare che erano di scorta a Andrej Vučić e Predrag Mali.
Il ministero della Difesa e alcuni funzionari di governo hanno rilasciato dure dichiarazioni contro Janković, accusandolo di condurre una campagna contro la VBA. Vladimir Đukanović, deputato del partito di maggioranza Partito progressista serbo (nonché membro del Comitato per la difesa del parlamento serbo, responsabile del controllo dei servizi di sicurezza), in una trasmissione tv che lui stesso conduce ha precisato che Janković “mina il sistema” e che partecipa “ad un attacco frontale di strutture che non desiderano il bene dello stato”. Đukanović ha inoltre espresso tutta una serie di offese personali nei confronti dell'Ombudsman.
Poi Đukanović è stato ospite della tv locale di Belgrado (proprietario della televisione è la Città di Belgrado il cui sindaco è Siniša Mali), dove ha ripetuto tutte le accuse espresse durante la trasmissione che lui conduce. Il secondo ospite di quella trasmissione, il ministro del Lavoro Aleksandar Vulin, lo ha sostenuto ampiamente. Entrambi hanno concluso che è un vero peccato che il governo non possa destituire Janković. L'Ombudsman non è inamovibile, ma ci sono condizioni legali in base alle quali è possibile farlo. Il Partito progressista serbo ha la maggioranza assoluta al parlamento e può avviare le procedure di licenziamento, resta però da capire se vi siano le necessarie condizioni legali per farlo.
Dopo il rifiuto da parte della VBA di fornire i dati sull'incidente su cui stava indagando, Janković ha annullato la già annunciata visita presso i Servizi di sicurezza, dicendo che non ha senso andare a controllare se si sa in anticipo che i servizi rifiutano di rendere disponibile tutta la documentazione da lui richiesta sulla base delle normative vigenti.
I rapporti tra l'Ombudsman e le strutture militari sono così precipitati ai minimi storici da quando è attiva la funzione dell'Ombudsman in Serbia (2007).
Conseguenze
Dopo aver ottenuto il rifiuto di consegnare la documentazione richiesta e preso atto della campagna avviata contro di lui da alti funzionari del governo, Janković ha deciso di non tacere ed ha continuato a far valere i poteri conferitigli dalla Costituzione e dalla legge. Ha scelto quindi di rendere pubblici gli elementi ottenuti dalla polizia dai quali si evince che i poliziotti militari, così come Vučić e Mali, sarebbero corresponsabili nell'incidente.
Ancora più importante è che si è venuto a sapere che la VBA dopo l’incidente aveva ascoltato vari testimoni e aveva sequestrato le registrazioni video fatte da telecamere poste sugli edifici circostanti al luogo dell'incidente. L’esercito e la VBA non hanno il potere di agire al di fuori delle caserme e dove non vi sia coinvolta una questione prettamente militare. Con questi elementi forniti dall'Ombusdman si fa quindi legittimamente largo la domanda se la VBA si stia immischiando illegalmente su questioni civili.
Saša Janković, nelle dichiarazioni rilasciate ai media, ha nominato inoltre intercettazioni illegali fatte dalla VBA a danno di partiti politici, sindacati ed alcuni giudici.
Paradossi
Paradossalmente, la vicenda non avrebbe preso questa piega se la VBA non avesse espressamente rifiutato di collaborare con Janković. L’Ombudsman, già in anni passati, in varie occasioni aveva chiesto di prendere visione di documentazione in possesso della VBA, ma allora non aveva avuto alcun problema di acceso ai dati, né era stato pubblicamente stigmatizzato ed esposto ad un linciaggio mediatico. Ovviamente è del tutto possibile che la sicurezza militare durante quei controlli non abbia messo a disposizione proprio tutto quanto richiesto, ma quanto meno aveva formalmente rispettato la legge.
Nel frattempo le cose sono cambiate e al ministero della Difesa e alla VBA sono diventati molto più sensibili alle attività degli organi indipendenti di controllo. Rifiutando la richiesta dell'Ombudsman, hanno fatto sapere che non desiderano essere controllati, e nel fare ciò sono appoggiati dal governo: ne è un esempio che difendendo i colleghi dei servizi militari il ministro degli Interni Nebojša Stefanović ha affermato che la documentazione fornita dalla polizia sull'incidente al Gay Pride belgradese - che Janković ha reso pubblica - null'altro sarebbe che semplici dichiarazioni di singoli poliziotti.
Il governo ha comunque dichiarato che gli organi competenti effettueranno verifiche su quanto detto dall'Ombudsman, non è però chiaro perché l'intero caso finora non sia stato indagato dettagliatamente e perché non sia stato avviato un procedimento - oltre che nei confronti dei gendarmi - anche nei confronti dei poliziotti militari coinvolti nell'incidente.
La possibile inchiesta annunciata dopo le scoperte dell'Ombudsman potrebbe quindi svilupparsi sotto forte condizionamento politico. Ma le competenze dell'Ombudsman nel controllo dell'operato degli organi statali sono chiare e sarà difficile contrastarle formalmente. Probabilmente è per questo che una questione così delicata come l'operato dei servizi di sicurezza, sta prendendo corpo tramite una campagna mediatica in cui si riportano valutazioni arbitrarie e accuse sul conto di un organo di controllo indipendente, piuttosto che svolgersi all'interno delle istituzioni competenti.