Copertina del settimanale NIN - screenshot Youtube

Copertina del settimanale NIN - screenshot Youtube

È uno dei più vecchi settimanali dei Balcani e del mondo, col primo numero in edicola il 26 gennaio 1935. Dallo scorso anno è cambiata la proprietà e di recente è stato annunciato un cambio di politica redazionale che la redazione non ha accettato dimettendosi in blocco

23/01/2024 -  Dejan Kožul

(Originariamente pubblicato da Novosti , il 18 gennaio 2024)

Quando, a metà settembre dello scorso anno, abbiamo scritto dei cambiamenti nell’assetto proprietario di NIN , uno dei più vecchi settimanali del mondo, ci siamo chiesti quanto ci si potesse fidare della nuova proprietaria, Jelena Drakulić-Petrović, quando diceva che non avrebbe cambiato la politica redazionale del giornale. La risposta è arrivata circa quattro mesi dopo, quando [lo scorso 10 gennaio] quasi l’intera redazione si è dimessa a causa di una “svolta concettuale” [voluta dalla neo proprietaria].

Zoran Preradović, uno dei giornalisti che hanno deciso di lasciare NIN, spiega che l’annunciata svolta prevede lo spostamento del focus su economia, tecnologie dell’informazione, sport e altri temi che - di per sé - sono validi e possono essere osservati anche da una prospettiva critica, ma – come sottolinea Preradović – viene da chiedersi quanto siano adatti ad “un giornale politico per eccellenza” come NIN.

“Suppongo che questa svolta comporti anche la possibilità di scrivere di alcuni grandi progetti di cui si deve parlare criticamente, come la nuova fiera di Belgrado [che ospiterà l’Expo 2027], lo stadio nazionale, 'Belgrado sull’acqua'. Non è però chiaro dove possa portare questa nuova concezione”, afferma il giornalista.

I dubbi che, sin dall’arrivo di Jelena Drakulić-Petrović alla guida di NIN, assillavano i giornalisti, col tempo si sono trasformati nel timore che possa esserci un’intromissione nella linea editoriale. Gran parte dei giornalisti ha quindi deciso di lasciare il settimanale, anche senza avere alcun piano B. Poi però è arrivata l’offerta della compagnia United Media [proprietaria delle due emittenti, N1 e NOVA S, critiche nei confronti della leadership di Belgrado] che ha proposto agli ex giornalisti di NIN di fondare un nuovo settimanale. Zoran Preradović si dice orgoglioso del fatto che i giornalisti abbiano dimostrato una solidarietà assai rara di questi tempi e che, accettando di passare ad un nuovo settimanale, siano intenzionati a mantenere la loro integrità professionale.

Un’integrità che molti avevano messo in discussione dopo la decisione del settimanale NIN di pubblicare un’intervista con Aleksandar Vučić pochi giorni prima delle elezioni. Preradović spiega di aver appoggiato quella decisione poiché “non vi è nulla di più naturale del desiderio di un giornalista di intervistare il presidente”. Tuttavia, alcuni membri della redazione erano contrari all’idea di intervistare il presidente alla vigilia delle elezioni, ritenendo inopportuno il momento scelto.

“Era però l’unico momento in cui lo potevamo fare, pur sapendo che [Vučić] avrebbe strumentalizzato la vicenda e che non ci avrebbe fornito risposte veritiere. Quell’intervista – che è stata fatta con la massima professionalità, lo garantisco – va letta concentrandosi sulle domande, anziché sulle risposte”, spiega Preradović.

A suo avviso, la decisione di intervistare il presidente non deve essere osservata come un momento di cesura per NIN, visto che anche dopo la pubblicazione dell’intervista il settimanale ha mantenuto la sua linea editoriale. “So che la čaršija ha interpretato quella decisione in vari modi. Io però ho una domanda per la čaršija: rifiutereste di fare un’intervista a Vučić? È come chiedere: rifiutereste di intervistare il leader di Hamas? Io di certo non lo rifiuterei, perché credo di avere delle domande da porre, così come credo che l’opinione pubblica debba avere risposte a certe domande”, afferma Preradović.

NIN è una delle tante testate che si sono trovate costrette a cambiare la politica editoriale dopo l’arrivo di nuovi proprietari. Nel caso di NIN, però, vale ancora il vecchio motto giornalistico: solo il tempo lo dirà. Ora spetta alla nuova proprietaria assumere un atteggiamento responsabile e mantenere alta la reputazione del settimanale.

“Nonostante tutte le tempeste e gli alti e bassi, NIN è stato creato da alcuni dei più grandi nomi del giornalismo jugoslavo e poi di quello serbo, come Najdan Pašić, Frane Barbieri, Dragan Marković. Se non è possibile fare NIN come meglio si crede e come dovrebbe essere fatto, allora è meglio non farlo”, sostiene Preradović.

Questa non è la prima volta che quasi l’intera redazione lascia NIN per creare un nuovo settimanale. Un episodio analogo accadde all’inizio degli anni Novanta, quando “gli eretici” di NIN fondarono il settimanale Vreme.

NIN continuò ad uscire anche dopo quella scissione, seguendo però – come sottolinea Preradović – una linea “poco lodevole”. I tempi sono cambiati e oggi le tirature di giornali come NIN sono assai basse. Ciò che però conta di più – come sottolinea Preradović – è l’influenza esercitata da NIN.

“Un’influenza che ha evidentemente infastidito qualche esponente del regime, che quindi ha deciso di colpire NIN in modo molto raffinato per poterlo pian piano addomesticare. È chiaro che anche il più piccolo granello di giornalismo critico dà fastidio all’attuale regime. È sufficiente che alcune persone si interessino ad un tema approfondito da NIN che poi quell’interesse si diffonde – come dice il Partito progressista serbo (SNS) – in modo capillare. Evidentemente qualcuno ha ritenuto che fosse giunto il momento di porre fine a quella influenza”, conclude Preradović.

Il settimanale NIN continuerà ad uscire nella sua veste attuale, guidato dalla vecchia redazione, fino al prossimo 8 febbraio, data che coincide con il giorno dell’assegnazione del premio NIN per il miglior romanzo serbo, che quest’anno giunge alla sua settantesima edizione.