Il Consiglio UE ha deciso all'unanimità di aprire due capitoli negoziali essenziali nel processo di integrazione della Serbia nell'Ue: il 23, sul sistema giudiziario e i diritti fondamentali e il 24, su giustizia, libertà e sicurezza.
L'apertura dei capitoli negoziali numero 23 e 24, i più importanti nel processo d'integrazione previsto dall'Ue, rappresenta un grande balzo in avanti. Fino ad ora i negoziati tra Serbia ed Ue hanno prodotto l'apertura di quattro capitoli sui 35 previsti dalla procedura di allargamento. Ora spetta alla Serbia armonizzare il proprio ordinamento interno a quello comune. Le istituzioni riconoscono i progressi fatti in questa direzione, ed auspicano che si possa continuare lungo questa strada.
Una "buona notizia per la Serbia ma anche per l'Unione europea", ha affermato Miroslav Lajčak, ministro degli Esteri della Slovacchia, la quale detiene la presidenza di turno del Consiglio Ue. Grande soddisfazione anche per Aleksandar Vučić, primo ministro serbo, il quale afferma come questa sia “una giornata estremamente importante per la Serbia” pur riconoscendo che c'è ancora molto da lavorare. Il premier serbo ha poi aggiunto che “il duro lavoro non ci spaventa, ed assicuro che porteremo a termine la nostra opera”.
Non è però tutto rose e fiori: i rapporti con la Croazia restano tesi. I leader croati continuano ad insistere sulle loro condizioni, ritenute imperative affinché il processo d'integrazione della Serbia vada avanti. La Croazia ritiene necessaria l'abolizione della legge serba che prevede la possibilità di processare, per crimini di guerra, anche ex militari croati. Secondo la leadership croata questa giurisdizione “universale” serba su tutto il territorio della ex Jugoslavia è contraria al processo d'integrazione e produce “conflitti di giurisdizione”. Vučić, d'altro canto, la pensa diversamente ed afferma che “grazie a tale legge è stato possibile processare 14 criminali di guerra responsabili del massacro di Srebrenica”.
Il via libera della Croazia all'apertura dei due capitoli negoziali, anche grazie alle pressioni dei leader europei, viene visto come un passo avanti nelle relazioni tra i due paesi, ma va inserito nel contesto pre-elettorale, dato che l'11 settembre la Croazia andrà al voto. Nonostante tutto, anche nell'“Europa della Brexit”, il processo di allargamento va avanti, soprattutto nell'area balcanica.