Il settore turistico in Serbia cresce stabilmente del 10-15% all'anno, anche per merito degli italiani. L'interesse sta aumentando non solo per Belgrado ma per il resto del paese

26/07/2017 -  Lorenzo Ferrari

Agli occhi del pubblico occidentale, la Serbia è parsa per lungo tempo un paese piuttosto chiuso, poco amichevole, quasi ostile – un’eredità diretta dei conflitti e delle rappresentazioni degli anni Novanta. Ora però le cose hanno cominciato a cambiare. Un segnale di questa evoluzione è l’interesse crescente per la Serbia come meta turistica, che passa dalla riscoperta delle sue bellezze e della sua ospitalità. Si tratta di un fenomeno che, per quanto riguarda il grande pubblico, è assai recente, ma sempre più evidente.

Fino a un paio di anni fa sul mercato europeo di fatto non esistevano guide turistiche dedicate alla Serbia nel suo complesso. Dopo la Bradt ne sono comparse un paio (Petit Futé 2015, DK Eyewitness 2016), ma è ora che arriva l'editore di maggior peso, Lonely Planet. La settimana scorsa è infatti uscita la guida Belgrado e la Serbia , scritta da Piero Pasini e Marco Patrioli. È significativo che la prima guida Lonely Planet dedicata alla Serbia esca proprio in lingua italiana, scritta da autori italiani: è l'indice di un'attenzione particolare da parte del nostro paese.

Lo conferma a OBCT Marija Labović, direttrice dell'Ente Nazionale del Turismo della Serbia: “Il mercato italiano è senz'altro uno dei più importanti per l'offerta turistica del nostro paese, e negli ultimi tre anni la percentuale di turisti italiani ha continuato a crescere. Che un grande editore abbia ora deciso di scommettere sulla Serbia come destinazione emergente costituisce un'ulteriore conferma di questo interesse. Evidentemente gli sforzi che abbiamo fatto negli ultimi anni per piazzarci sul mercato turistico italiano e internazionale stanno dando dei risultati, fa piacere constatarlo.”

In effetti dall'Italia si recano in Serbia circa 50.000 turisti all'anno: è nettamente il numero più alto di tutta l'Europa occidentale, Germania a parte. Anche per questo, nel giro degli ultimi mesi i collegamenti di linea diretti tra l'Italia e la Serbia sono passati da quattro a sei. In particolare, l'apertura della rotta Ryanair Bergamo-Niš a novembre scorso ha rappresentato un salto qualitativo: i collegamenti diretti ora non sono più gestiti dalle sole compagnie di bandiera, né portano più solamente a Belgrado.

I turisti italiani ed europei hanno insomma incominciato ad apprezzare sempre più la Serbia. “Un viaggio in Serbia è un viaggio di scoperta a prescindere”, dice a OBCT Piero Pasini, autore della nuova guida. “È un paese dalle due facce. Il contrasto tra la città e le campagne è fortissimo, col ritmo inarrestabile di Belgrado da una parte e l'atmosfera placida e idilliaca delle zone rurali dall’altra. È molto netto anche il contrasto tra passato e futuro, che si rispecchia bene nelle differenze che separano le diverse generazioni e nei cambiamenti che stanno investendo la società”.

“Ma soprattutto – aggiunge Pasini – il fascino unico della Serbia deriva dalla sua posizione: è davvero un paese al crocevia tra Est e Ovest, tra Nord e Sud. È un paese dove molteplici culture e identità si sono incrociate e accumulate per secoli. E dunque un viaggio in Serbia è un viaggio che permette ai visitatori di passare rapidamente dalle atmosfere mitteleuropee di Novi Sad e della Vojvodina a quelle ottomane di Novi Pazar, che è già un'ipotesi di Asia.”

La crescita del turismo straniero

In termini di arrivi e pernottamenti di visitatori stranieri, nell'ultimo decennio il settore turistico della Serbia è cresciuto con regolarità del 10-15% all’anno – una delle crescite più rapide di tutta la regione. Certo, i 2,5 milioni di pernottamenti annuali rimangono una cifra piuttosto bassa se confrontata con quella delle grandi potenze turistiche dei Balcani, cioè Croazia e Grecia, il cui successo è però legato in buona parte alle migliaia di chilometri di costa. Punti di riferimento più realistici per il turismo in Serbia appaiono piuttosto Ungheria, Romania e Bulgaria, pure loro alle prese con la promozione e la diversificazione dell’offerta. 

I turisti che si recano in Serbia provengono quasi esclusivamente dall’Europa (soprattutto balcanica e orientale), ma è in forte crescita anche il numero dei visitatori cinesi e asiatici. Quasi il 60% degli arrivi stranieri riguardano Belgrado – e infatti i soggiorni durano in media pochi giorni, giusto il tempo per un weekend nella capitale. La sfida è ora quella di attirare l’attenzione su tutto quanto di diverso il paese ha da offrire: è l’obiettivo verso cui lavora l’Ente Nazionale del Turismo, ma in fondo è anche il contributo che dà la nuova guida Lonely Planet, che dedica un capitolo a Belgrado e tre al resto del paese.

Novi Sad, ad esempio, è la seconda meta più visitata della Serbia, anche grazie alla popolarità di un festival come EXIT . Nei prossimi anni crescerà sicuramente ancora: la nomina a capitale europea della cultura per il 2021 le offre un’opportunità per rilanciarsi dal punto di vista economico e culturale. Si tratta peraltro della prima capitale europea designata tra i sei paesi dei Balcani occidentali che non fanno parte dell'UE – un ulteriore segno dell'attenzione internazionale crescente nei confronti della Serbia.

Secondo l'Ente Nazionale del Turismo, al di fuori delle città i turisti italiani sembrano apprezzare in modo particolare i villaggi rurali, i parchi naturali, i siti archeologici e religiosi. Più in generale, il turismo straniero sta aumentando anche nelle zone rurali, termali e montane. Come nota Piero Pasini, in questi ambiti la Serbia dispone di un potenziale ancora in buona parte inesplorato: turismo fluviale, turismo ferroviario, cicloturismo, attività all'aria aperta… Gli ambienti sono spesso unici e autentici, e anche se al momento le infrastrutture e la ricettività non sono sempre all’altezza, gli investimenti e le nuove iniziative ci sono, non solo nelle zone più forti dal punto di vista turistico.

D'altra parte i motivi di interesse turistico nella provincia serba non mancano: si va dai ricchi monasteri e dalle montagne centro-occidentali al magnifico sistema delle fortificazioni sul Danubio. E poi le rovine delle città e dei palazzi imperiali romani, da Viminacium alla Felix Romuliana. Sono località e monumenti che possono contare sull'attaccamento molto forte degli abitanti alle bellezze del territorio. Secondo Pasini, “si tratta di un ‘patriottismo materiale’ immediatamente tangibile al di fuori dalle grandi città. È una forma di attaccamento al proprio paese dal carattere inclusivo: chiunque qui è ben accetto. Non appena uno mostra interesse per il paese e le sue bellezze, l’ospitalità serba diventa ancora più affabile”.