Otto giorni intensi, lungo il cordone ombelicale d'Europa. Questo diario ci accompagna in un viaggio imperdibile

08/09/2016 -  Piero Maderna

Il momento tanto atteso è finalmente arrivato: il Danubio ci aspetta.

Nel capannello che si forma e lentamente cresce davanti al Check in di Air Serbia a Malpensa, scorgo alcuni volti amici, già compagni di uno o più viaggi, ma anche tanti volti nuovi, il che non mi dispiace perché vuol dire che la comunità dei viaggiatori di Radio Popolare si allarga.

Ebbene sì, l’avete già capito, anche questo viaggio nasce sotto il patrocinio di Radio Pop ed è stato voluto da Claudio Agostoni, che è qui presente. Ricordo che ne parlammo per la prima volta una sera a Genova, alla taverna dei ragazzi di Don Gallo, quasi un anno fa. Ma questa volta l’organizzazione è a tre, o addirittura a quattro. C’è ViaggieMiraggi, che non può mancare e che fornisce il fondamentale supporto organizzativo, ma il “copyright” dell’itinerario, se vogliamo, appartiene all’associazione Viaggiare i Balcani, che ho imparato a conoscere e ad apprezzare con il meraviglioso viaggio in pullman a Sarajevo con Danilo De Biasio in occasione del centenario dell’attentato del 28 giugno 1914 che fu la scintilla della Grande Guerra. Un viaggio a cui sono molto legato, forse perché è il primo con la radio e per questo non si scorda mai, ma anche perché è davvero indimenticabile. E poi, dulcis in fundo, è proprio il caso di dirlo, c’è anche Slow Food, perché il titolo del viaggio è “Navigando lungo i sapori del Danubio” e quindi il cibo, e inevitabilmente il bere, visto dove andiamo, saranno una parte fondamentale del nostro percorso. Visiteremo un presidio e un convivium di Slow Food, e assaggeremo innumerevoli prelibatezze balcaniche. Io sono un fanatico dei Balcani, per tanti motivi tra cui anche il cibo, e quindi perché negarlo? Siamo qui anche per questo.

A rappresentare ViaggieMiraggi c’è la mia amica Alessia de Iure, che ho conosciuto a Marsiglia in occasione di un’altra scorribanda in pullman a base di Jean Claude Izzo e pastis. Poi fortuna vuole che suo marito sia Nello Avellani, che è un ex di Radio Pop, ma si sa, non si è mai del tutto ex di Radio Pop. Alessia e Nello sono entrambi abruzzesi, lui ora lavora per Newstown a L’Aquila, ma, appunto, per noi è sempre “di Radio Popolare”, è sempre la voce che ha raccontato, tra l’altro, il terremoto del 2009.

Il gruppo, in totale, è composto da 34 persone.

Una volta tanto non si parte la mattina, ad orari antelucani, ma nel tardo pomeriggio. Quindi siamo tutti un po’ più svegli del solito e cominciamo a pregustare gli incontri che faremo, perché no anche quelli gastronomici.

L’orario è propizio anche per un collegamento con la trasmissione Tamarindo, che va in onda in questi giorni estivi. Dovremmo raccontare dove stiamo andando, cosa faremo e così via. Completamente a sorpresa Claudio mi passa il telefono e mi dice: sei in onda in diretta, vai a ruota libera. Io non sento niente, ma lui giura che dall’altra parte ci sia Disma Pestalozza. Provo a improvvisare qualcosa; riesco a parlare per due o tre minuti raccontando il percorso che faremo, gli incontri previsti nel programma e soprattutto l’attesa che si respira, nel gruppo, per il presidio della grappa alla prugna chiamata Crvena Ranka (la rossa precoce)… dopo di che, però, continuando a non sentire nulla dall’altra parte, comincio ad andare in difficoltà. Claudio si riprende il telefono e mi assicura che va bene, che si è sentito tutto perfettamente. Mi accorgo che non ho detto una cosa molto importante, che navigheremo sul battello usato da Emir Kusturica per una scena di Underground, ma pazienza. Non ho capito se davvero ero in onda e al telefono non sentivo nulla o se era uno scherzo di Claudio. In entrambi i casi sarebbe pienamente nello stile della radio, quindi alla fine poco importa.

Per me è un ritorno a Belgrado, che ho toccato nel 2010 come tappa di un mio mini-tour balcanico autogestito che mi ha portato anche in Croazia e in Bosnia Erzegovina. Ma in realtà del resto della Serbia non conosco molto, l’ho soltanto attraversata in treno venendo da Zagabria e andando verso Sarajevo. Anche il Danubio non è esattamente una novità per me: l’ho visto a Vienna, a Bratislava e a Budapest, oltre che a Belgrado, ma non l’ho mai navigato. Questa sarà davvero un’esperienza nuova, che non vedo l’ora di provare, a maggior ragione su un battello così pieno di storia e di storie.

L’oretta e mezza di volo scivola via veloce e tranquilla, e alle 22.30 circa atterriamo all’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado. Qui ci aspetta Eugenio Berra, di Viaggiare i Balcani, che è il vero artefice di questo viaggio, quello che l’ha studiato e progettato, e che ci accompagnerà passo passo alla scoperta di questo complesso paese. Lui è milanese ma abita qui da un paio d’anni, e prima ha vissuto a Sarajevo, quindi la realtà dei Balcani la vive da dentro, in maniera piena e completa. Conosco già un po’ anche lui, anche se la spedizione in Bosnia di due anni fa era stata guidata dal suo socio Leonardo Barattin, e so che per quanto riguarda gli spunti letterari e in generale tutta la parte culturale del viaggio è assolutamente una garanzia. Del resto, arriviamo qui già con una quantità di materiale preparatorio mai vista prima, di tutti i tipi e su tutti i possibili argomenti. Non ci mancheranno sicuramente gli stimoli per approfondire.

Qui incontriamo anche alcuni compagni di viaggio che hanno raggiunto Belgrado in macchina e prendiamo il pullman per andare a Novi Sad, da dove domani partirà il tour vero e proprio. Così conosciamo anche il nostro autista, il bel tenebroso Marko, che comincia già a riscuotere i primi favori da parte della componente femminile del gruppo.

Il primo ponte sul Danubio che vediamo, il primo nostro contatto con il Grande Fiume, è un ponte che è stato bombardato dalla NATO nel 1999, il che ci ricorda che siamo in un paese che ha ancora delle ferite aperte, e non poche. Avremo modo di constatarlo ancora meglio nei giorni a seguire.

Arriviamo a Novi Sad e ci sistemiamo in hotel. Il mio compagno di stanza, questa volta, è Maurizio, ingegnere torinese, un tipo tranquillo con cui mi trovo subito a mio agio. Lui non è ascoltatore della radio, ma ha già viaggiato con ViaggieMiraggi in Armenia, alloggiando in famiglia, un viaggio che deve essere stato sicuramente affascinante.

È già piuttosto tardi, ma alcuni di noi non vogliono rinunciare ad un primo contatto con la città. Sembrerebbe che qualcuno voglia anche mangiare, dato che in aereo abbiamo fatto solo uno spuntino, ma alla fine optiamo per una birra in un locale che conosce Eugenio. La prima cosa che ci colpisce sono i prezzi: qui c’è il dinaro, che vale circa 1/120 di euro; una birra costa l’equivalente di un euro, un mojito 3,50.

Il tutto è da parametrare a un reddito medio tra i 300 e i 400 euro, con poche “punte” di ricchezza che fanno salire la media e parecchia povertà. Grandi disuguaglianze, insomma.

Chiacchierando con Eugenio, per me è inevitabile rievocare il viaggio a Sarajevo di due anni fa, ma nel gruppo c’è anche chi, a Milano, vive nella zona dove lui è cresciuto, dalle parti di Piazza Firenze. Scatta il momento Carramba e qualcuno gli chiede se, quando ci viveva lui, c’era già il cavalcavia o se si ricorda gli alberi. Lui, che è giovane, sgrana gli occhi e fa: “Nooo, c’era già il cavalcavia… gli alberi se li ricorda mia nonna!”. Quando si dice andarsela a cercare…

Viene fuori che Eugenio è anche organizzatore di concerti in Serbia per gruppi underground emergenti italiani, tra l’altro proprio qui in questo locale. E sempre qui ha anche organizzato, tempo fa, la proiezione di “Italiani veri”, un documentario del suo amico regista parmigiano Marco Raffaini, che racconta l’enorme successo avuto in Russia e in altri paesi dell’Est da alcuni cantanti melodici italiani dagli anni ’60 ad oggi. Da cui si scopre che sì, ci sono i soliti, di cui tutti sappiamo genericamente che hanno avuto e hanno un seguito in Russia: Pupo, Toto Cutugno, Al Bano e Romina, i Ricchi e Poveri… ma, sorpresa delle sorprese, il cantante italiano che ha avuto più successo in Russia è un certo Robertino. Io confesso candidamente di non conoscerlo, ma nel gruppo diversi lo ricordano, anche se nessuno si aspettava che fosse una star in Russia… e così, parlando di Robertino, tiriamo tardi e finiamo la nostra prima serata serba.

(... continua)