Settimane fa un risicato esito referendario conferiva al governo il controllo sulla RTV, televisione di stato. Ora tocca all'influente quotidiano Delo, baluardo dell'informazione laica ed indipendente, finire sotto stretto controllo governativo

18/10/2005 -  Franco Juri

Mentre in Slovenia non si sono ancora placati gli echi del referendum sulla nuova legge radiotelevisiva che aumenta il controllo politico sulla RTV - referendum vinto per uno strettissimo margine dai sostenitori della stessa - un altro baluardo dell'informazione sta per passare sotto il controllo del governo.

Si tratta dell'influente Delo, il quotidiano lubianese a maggior tiratura, erede dell'omonimo giornale che fu in tempi jugoslavi il quotidiano ufficiale per eccellenza; tradizionalmente e prudentemente vicino all'area di governo anche dopo l'indipendenza, da sempre ambita preda di ogni establishment politico.

Nel corso del processo di indipendenza della Slovenia era comunque assurto a voce della giovane democrazia e dei suoi aneliti, aprendo allo spettro politicamente eterogeneo dell'intellighenzia slovena e mantenendo così il suo primato assoluto tra la carta stampata del paese. Specie negli ultimi anni era riuscito a profilarsi come un giornale laico e liberale, la cui politica redazionale era dettata in primo luogo dai giornalisti stessi, orgogliosamente autonomi dai partiti e all'occorrenza critici sia nei confronti del governo che dell'opposizione.

Il suo attuale caporedattore responsabile (in via di esautoramento) Darijan Košir aveva inaugurato circa un anno fa un aspetto inedito e particolarmente incoraggiante per il giornalismo nei Balcani. Di fronte alle provocazioni nazionaliste e territoriali della politica in piena vigilia elettorale, nell'autunno 2004, aveva pubblicato un coraggioso editoriale in cui-prendendo spunto e le debite distanze dalla performance di Janez Podobnik, leader del partito popolare e attuale ministro per l'ambiente - che si era fatto ammanettare al confine croato in Istria per non voler esibire i documenti - annunciava che Delo dalle sue influenti pagine non avrebbe sostenuto alcuna campagna anticroata, nazionalista e populista di questo o quel partito, e che era ormai tempo di comportamenti ragionevoli ed europei.

Per molti fu questa la prima , ma non l' unica ragione per cui Košir finì sulla lista nera della compagine politica che qualche giorno dopo avrebbe ottenuto la maggioranza in parlamento. Anche il »nuovo« ministro degli esteri ,il transfuga ex-liberaldemocratico Dimitrij Rupel sentenziò alludendo ad una prossima fine del giornalismo critico nei confronti »di chi le elezioni le ha vinte«.

A circa un anno da quelle minacce Delo si trova in una fase di destabilizzazione pianificata nei gabinetti governativi. Il metodo è collaudato; il maggior azionista della testata è la Pivovarna Laško (la nota industria birraia con forte presenza di azioni parastatali ) che detiene la metà del capitale di Delo. Si tratta di una delle società che più rapidamente si sono avvicinate al nuovo governo e per questo si annovera tra le più privilegiate. Il recente scandalo della Mercator, la maggiore catena commerciale slovena, è particolarmente eloquente; senza indire alcun bando pubblico le due agenzie parastatali (KAD e SOD), azioniste della Mecator - dopo una riunione segreta rivelata dal settimanale Mladina e mai smentita tra il premier Janša, il direttore della Pivovarna Laško Tone Turnšek, il direttore della societa' KD-group Matjaž Gantar e il presidente del consiglio di amministrazione della potente Istrabenz nonché vecchio amico di battaglie del premier ed ex ministro degli interni e per gli affari europei Igor Bavčar - hanno ceduto a queste società la propria fetta di azioni, cercando inutilmente di mantenere sul delicato affare il »segreto d' ufficio« .Lo ha fatto - a detta degli esperti della borsa - ad un prezzo notevolmente inferiore a quello reale, facendo risparmiare ai propri amici, a danno però delle casse pubbliche, almeno 27 miliardi di talleri (circa 110 milioni di euro). L'opposizione ora richiede chiarimenti ed un' inchiesta, ma la maggioranza blocca ogni iter parlamentare in questa direzione.

La Pivovarna Laško ha chiesto e ottenuto l'esautoramento di Košir e la nomina di un nuovo caporedattore della testata ; Jani Virk, un'intellettuale di area cattolica,vicino alla destra ma che subito dopo la nomina si è dimesso - dicono - per questioni di pecunia. Nel frattempo sono insorti i giornalisti di Delo che in maggioranza sostengono Košir e osteggiato la nomina di Virk.

La manovra del governo, in un primo momento sembrava neutralizzata, ma è stata solo una breve pausa. Il nuovo assalto è avvenuto giovedì scorso con la nomina nel consiglio di amministrazione di Delo - malgrado l' opposizione delle redazioni e dei sindacati di categoria - di Danilo Slivnik, in cui molti vedono un vero e proprio commissario politico voluto personalmente da Janez Janša. A Slivnik è stata affidata, per il momento, la gestione »tecnico-organizzativa« di Delo, un incarico importante, anche se sin dalle prime battute seguite alla sua nomina si è capito che, con l' appoggio del governo e dell'azionista maggioritario di Delo, Slivnik ambisce a dettare la nuova politica redazionale del quotidiano seguendo la strategia dei suoi padrini politici.
Un transfuga ex-comunista fedelissimo al premier
La vicenda professionale e personale di Danilo Slivnik - direttore e comproprietario del settimanale Mag, deciso sostenitore della destra, che verrà ora acquistato da Delo - sintetizza tutte le contraddizioni di un certo giornalismo nella transizione slovena. Ex giornalista di Delo sin dai tempi del regime comunista ed ex corrispondente da Mosca - da dove, sostengono i suoi critici, lavorava anche per i servizi segreti jugoslavi - Slivnik ancora nel 1989 era un obbedientissimo membro del Comitato centrale della Lega dei comunisti della Slovenia.

Nei momenti più tesi della »primavera slovena« non si espose e non appoggiò le prime iniziative politiche dell'opposizione e delle organizzazioni per i diritti civili. Nel 1990 si presentò alle prime elezioni libere sulla lista della governativa Alleanza socialista, ma senza venir eletto.

Nei primi anni 90 capì che per emergere doveva avvicinarsi ai leader carismatici dell'indipendenza e così cominciò a soffiare sul fuoco del nazionalismo, dell' anticomunismo e persino della xenofobia più insinuosa, accusando nei suoi infuocati articoli alcuni manager, vicini all'allora presidente Milan Kučan, di avere origini non slovene.

Alle elezioni del 1996 candidò sulla lista del SDS (a quel tempo il Partito Socialdemocratico di Janez Janša), ma anche in quest'occasione non fu eletto.Uscito da Delo e con l' appoggio finanziario del capitale vicino a Janša costituì il Mag, un settimanale con la chiara ambizione di contrapportsi alla sempre critica ma libertaria Mladina ed aiutare la destra nella sua scalata al potere. I buoni servigi, dopo la vittoria elettorale del SDS, sono ora ricompensati e riportano alla ribalta un giornalista particolarmente inviso alla stragrande maggioranza dei suoi colleghi per la sua proverbiale mancanza di etica professionale ed i suoi metodi diffamatori ereditati dalla peggior scuola di partito (comunista). Slivnik è autore tra l'altro di alcuni libri e di una presunta lista dei membri del »klan di Kučan« secondo Slivnik e Janša nemici della democrazia e della Slovenia. Sklivnik non ha cessato di infangare i colleghi di Delo, considerati »di sinistra« e al servizio dei partiti attualmente all'opposizione anche nelle più recenti interviste. Appagato dalla svolta impressa dai proprietari al giornale è ora, per volere di Janša, ai vertici stessi del Delo, da cui dovrà esautorare Košir ed altri eventuali disobbedienti e preparare il terreno per una capillare riformulazione delle politica redazionale del maggior quotidiano sloveno.