Un'avaria alla centrale nucleare slovena fa scattare la procedura di allarme europea. Gli stati membri dell'Ue per ore nel panico ma poi l'allarme è rientrato: niente fughe radioattive all'esterno. Severe critiche dagli stati di confine e dagli ambientalisti

05/06/2008 -  Franco Juri Capodistria

Niente di particolarmente grave, l'ultima avaria alla centrale nucleare di Krško; una perdita di acqua nel circuito di raffreddamento, ma niente fughe radioattive all'esterno. I tecnici hanno fermato il reattore. Non è la prima volta, a Krško. Negli ultimi quattro anni il reattore è stato fermato, per precauzione, già tre volte. Eppure l'ultimo inconveniente ha fatto scattare, come mai prima, l'allarme nucleare in tutta l'Unione europea. Poi il chiarimento: niente evacuazioni, niente pericoli per i lavoratori della centrale o per la popolazione dei suoi dintorni. Un guasto gestibile e - dicono - rimediabile in un paio di giorni. Sabato - a reattore raffreddato - dovrebbero iniziare i lavori. Per mercoledì la centrale dovrebbe rientrare in funzione. Preoccupazione esagerata?

Indubbiamente l'allarme è frutto diretto della procedura d'allerta europea denominata Ecurie (European Community Urgent Radiological Information Exchange), che permette un'informazione rapida su ogni minimo incidente nucleare e di conseguenza una rapida reazione in caso di conseguenze gravi. Il sistema ha quindi funzionato, cosa che in passato non avveniva, per cui tutta l'Europa se ne stava più tranquilla, anche se piccoli incidenti avvenivano di routine.

Le autorità slovene hanno avvertito del guasto l'agenzia atomica (Eiea) e la Commissione Europea, queste a loro volta hanno messo in allarme tutti i paesi membri. Secondo l'esperto nucleare sloveno Matjaž Ravnik incidenti di questo tipo avvengono in Europa quasi ogni mese. Ieri un'avaria più grave, ad esempio, è avvenuta in Finlandia. C'è il rischio - spiega Ravnik - che la procedura Ecurie diventi una fonte di panico, che a lungo andare può assuefare l'opinione pubblica che non capirà più quando il pericolo è veramente grave.

Ma se gli organismi competenti di Lubiana hanno avvisato il centro, non hanno fatto altrettanto con i vicini ed i più diretti interessati, la popolazione locale. Ed è su questo punto che si concentrano ora le critiche all'azione dei responsabili sloveni.

I più severi sono gli austriaci che - dopo aver rinunciato al nucleare - sono molto preoccupati per le centrali dei vicini. L'Austria sarebbe stata avvisata dagli sloveni che si trattava di un'esercitazione. Infatti, nell'avviare la procedura d'allerta, i responsabili di Krško avevano riempito il formulario sbagliato, quello delle esercitazioni. Sorpresa anche la Croazia, che dell'avaria è stata informata dai media. Ironia vuole, che la Croazia sia comproprietario della centrale che si trova a soli 20 chilometri dalla capitale Zagabria.

La centrale di Krško, prima e ultima tra quelle previste nell'ex Jugoslavia, si basa sulla tecnologia americana Whestinhouse, ed è in funzione dal 1983. L'attuale struttura dovrebbe essere operativa fino al 2023, ma il governo già annuncia il raddoppio del reattore e quindi nuovi tempi per il nucleare sloveno. Attualmente la centrale copre un quarto del fabbisogno energetico del paese e un quinto di quello croato.

Gli ambientalisti e i critici della scelta nucleare ricordano che la centrale di Krško si trova su una faglia tettonica a forte rischio sismico. L'acqua di raffreddamento viene offerta dal fiume Sava, che da Krško in poi ha qualche grado di temperatura in più. I cambiamenti climatici potrebbero rappresentare un rischio aggiuntivo per la centrale. Inoltre a rappresentare un problema di non facile soluzione sono pure le scorie radioattive il cui immagazzinamento, nei pressi di Krško, è risolto solo per i prossimi tre anni.