Molto più di un semplice omaggio all'euro. Il vertice europeo si presenta in massa a Lubiana per lodare il primo della classe, e la Slovenia diviene il fiore all'occhiello di Bruxelles. Ma la celebrazione degli indicatori macroeconomici nasconde i problemi del paese

17/01/2007 -  Franco Juri Koper/Capodistria

E' stata una kermesse all'insegna degli elogi al primo della classe quella vissuta lunedì 15 gennaio con il titolo "Welcome to euro!", in una Lubiana blindata ma particolarmente orgogliosa di essere capitale del primo paese ex socialista ad adottare l'euro.

Esattamente 15 anni dopo il riconoscimento della Slovenia indipendente da parte dell'Unione europea, il suo vertice arriva in massa a Lubiana per quello che è stato molto di più di un semplice omaggio all'euro ed alla "good story" slovena; l'evento è stato infatti un vero e proprio sostegno politico al governo guidato da Janez Janša. E una prova generale per la prossima presidenza di turno Ue che nel primo semestre del 2008 spetta proprio a Lubiana.

"La Slovenia sia d'esempio, conviene!" ha tuonato dal pulpito guardando a est e a sud Angela Merkel, presidente di turno dell'Ue e grande e indiscussa madrina del paese sul "lato soleggiato delle Alpi". Le hanno fatto illustre eco altri numerosi ospiti europei convenuti nella capitale slovena; tra quelli cui, oltre alla cancelliere tedesca, è stato offerto il microfono del "Cankarjev dom" c'erano pure il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il presidente dell'Eurogruppo e premier lussemburghese Jean Claude Junker e il governatore della Banca centrale europea Jean Claude Trichet. Molti altri i premier, i ministri e i commissari europei che applaudivano calorosamente dalle prime file della platea.Tra questi anche Romano Prodi, l'ungherese Ferenc Gyurcsany, lo slovacco Robert Fico, il belga Buy Verhofstadt ed il greco Kostas Karamanlis.

Una grande festa, fastosa e piena di glamour, costata 650 mila euro e voluta dal vertice europeo per lanciare un segnale di ottimismo ad un'Europa pessimista e ancora senza costituzione. Una festa palliativo, con qualche illustre assenza (quelle francese, britannica e spagnola), una sfilata il cui scopo era probabilmente anche quello di esorcizzare le paure, le ansie e le preoccupazioni degli sloveni comuni.

Nonostante il trapasso dal tallero all'euro sia stato ordinato, i prezzi sono sensibilmente aumentati e nuovi rincari si affacciano all'orizzonte. Colpa dell' euro? No, colpa delle speculazioni che né il governo, né i consumatori organizzati sono riusciti a fermare.

E i sindacati non possono che sentire un certo disagio di fronte a questa valanga dell'Europa dei banchieri che ha fatto della Slovenia la sua testa d'ariete verso l'Est. Il commissario Joaquin Almunia si associa alle lodi, ma avverte: non rallentate le riforme, anzi andate avanti senza esitazioni - il che tradotto in termini negoziali tra parti sociali significa meno stato sociale e maggior severità macroeconomica. Meno sindacati e più flessibilità di mercato. Con l' euro non si scherza; la sua stabilità è un impegno comune, nessun anello della catena può cedere. Quindi: l' inflazione e il debito pubblico devono essere ridotti ai minimi termini, traguardo raggiunto dalla Slovenia, ma da nessun altro paese di nuova adesione.

Ma ne è veramente così felice la gente comune in Slovenia? Un' indagine condotta dalla trasmissione "Preverjeno" (Confermato) sull'indipendente Pop TV in questi giorni rivela il vero stato delle cose; un'infermiera slovena prende in euro circa la metà del salario di un'infermiera a Klagenfurt o nel vicino Friuli Venezia Giulia. I prezzi invece sono ormai più o meno eguagliati. Anche in Slovenia c'è povertà, una povertà discreta visto che lo sloveno fa di tutto per non ostentarla e per nasconderla dietro alle tende accuratamente ricamate. Ma gli indicatori macroeconomici parlano di miracolo.

Tante pacche sulle spalle quindi, a Janša e al ministro del Tesoro Andrej Bajuk ma anche al governatore della Banca centrale slovena Mitja Gaspari e agli ex ministri liberaldemocratici dell'era tallero che hanno contribuito alla stabilità finanziaria del paese.

Lunedì scorso la Slovenia è stato eletto a paese simbolo; di problemi non s'è parlato, anzi sono stati del tutto rimossi; cancellati, Rom discriminati, media controllati dal governo, giornalisti censurati, contenziosi territoriali con la vicina Croazia, giustizia agonizzante, focolai di xenofobia, fabbriche che chiudono, insicurezza, aumento della criminalità sono temi su cui l'Europa - che alla Slovenia in tutto ciò assomiglia moltissimo e che cerca un fiore all'occhiello, nell'attesa di un proprio passo in avanti - preferisce glissare. Almeno questa volta. Per associarsi all'entusiastica esclamazione del governatore Trichet: "Bravo Slovenia!"