(Jeff Nickerson/Flickr)

In Slovenia presentato dal governo il nuovo Codice di famiglia. Che prevede per le coppie di persone dello stesso sesso gli stessi diritti di quelle etero. Anche la possibilità di adottare bambini. Fortemente critico il centro-destra, ora la proposta deve passare al vaglio parlamentare

15/01/2010 -  Stefano Lusa Capodistria

Lo aveva annunciato il ministro degli Interni, Katarina Kresal, all'indomani dell'aggressione del giugno scorso di un attivista dei movimenti per i diritti dei gay: nell'ordinamento sloveno le coppie omosessuali saranno equiparate a quelle eterosessuali. Pochi giorni dopo gli aveva fatto eco il ministro per il Lavoro e la famiglia, Ivan Svetlik, che aveva dichiarato che la questione sarebbe stata regolata con il nuovo Codice di famiglia. A rafforzare la loro posizione era arrivata, di lì a poco, anche una sentenza della Corte costituzionale: i giudici avevano ritenuto incostituzionale l'articolo della Legge sulle unioni dello stesso sesso che regolava la successione ereditaria. La Corte aveva stabilito che per le coppie gay dovevano valere le stesse regole che per quelle eterosessuali.

Gli attivisti delle associazioni che si battono per i diritti degli omosessuali in Slovenia hanno subito sottolineato la valenza storica della sentenza. I giudici si sono, infatti, espressamente richiamati all'articolo della Costituzione che vieta le discriminazioni e lo hanno interpretato includendovi anche quella che riguarda l'orientamento sessuale. Questa lettura, quindi, potrebbe essere il grimaldello che servirà per una completa riscrittura della legislazione che regola i diritti delle coppie gay.

La sentenza, indubbiamente, è arrivata al momento giusto. Proprio ad essa sembra ispirarsi il nuovo Codice di famiglia. In esso le coppie omosessuali vengono equiparate, in tutto e per tutto, a quelle eterosessuali. Nel proporre la nuova normativa, gli esponenti del governo si sono trincerati dietro un atteggiamento estremamente legalista. In Slovenia, è stato detto, non deve esserci spazio per la discriminazione; così, oltre a contrarre matrimonio, i gay avranno anche la possibilità di adottare bambini.

La nuova proposta è stata accolta con entusiasmo dalla comunità LGBT ed è stata subissata dalle critiche del centrodestra, della chiesa e dei difensori della famiglia "tradizionale". Il nodo del contendere resta proprio l'apertura alle adozioni da parte dei gay. I sostenitori della legge hanno sottolineato che verranno regolarizzate situazioni in coppie che già hanno bambini. Questi arrivano da precedenti relazioni eterosessuali, sono stati concepiti con l'inseminazione artificiale o sono stati adottati all'estero. Per loro ci debbono essere gli stessi diritti che per i bambini delle coppie eterosessuali. I bambini - è stato sottolineato - non possono attendere che la società sia pronta ad accettare questo tipo di famiglie per godere dei diritti che hanno gli altri.

Per mitigare le critiche, i latori della proposta hanno cercato di far capire che la nuova norma, in pratica, non cambierà di molto la situazione esistente. Le coppie gay non saranno discriminate per il loro orientamento sessuale e potranno presentare richiesta di adozione, ma in ogni modo spetterà alle strutture competenti decidere sull'effettiva opportunità di affidare un bambino ad una coppia piuttosto che ad un'altra. Va detto che in Slovenia ci sono centinaia di richieste di adozione l'anno e che in media ne vengono esaudite 25. Nel paese non ci sono bambini da dare in adozione e così circa la metà arrivano da paesi terzi.

Tutto ciò, però, non è bastato ad evitare feroci critiche sulla nuova proposta di legge. Il leader del partito democratico Janez Janša ha dichiarato senza mezzi termini che la soluzione giuridica proposta è contraria alle "leggi naturali". L'adozione di bambini da parte di coppie gay non sarebbe "naturale" nemmeno per il capofila del partito nazionale Zmago Jelinčič, mentre il presidente del partito popolare, Radovan Žerjal, ha rincarato la dose definendo la proposta "una catastrofe". Inorriditi anche i membri di Nuova Slovenia: per Ljudmila Novak, il codice di famiglia è la dimostrazione che il governo Pahor propone "leggi ideologiche che sono in contrasto con i valori degli elettori cristiani".

Subito sono scese in campo, con raduni e raccolte di firme, anche la chiesa e le associazioni che si propongono di tutelare la famiglia "tradizionale". Per loro quest'ultima dovrebbe essere composta soltanto da un uomo, una donna e dei bambini. Viene contestato il fatto che la nuova legge pone l'accento sui diritti dei gay e non invece su quelli del bambino, che per uno sviluppo armonico avrebbe bisogno di madre e padre. Nella ridda di critiche non è mancato nemmeno chi ha tirato in ballo la presunta maggiore instabilità delle relazioni nelle coppie gay, la loro più elevata mortalità a causa dell'AIDS e il maggiore pericolo per i loro bambini di contrarre malattie a trasmissione sessuale.

L'opinione pubblica slovena sembra essere con loro. Secondo i sondaggi, circa il 70% degli interpellati, sarebbero contrari alla possibilità che persone dello stesso sesso possano adottare un bambino. Forti di questo dato i detrattori della proposta si dicono pronti a usare ogni mezzo, anche a promuovere un referendum.

Già nel 2001, infatti, gli elettori bocciarono la possibilità che fosse consentito a donne single di sottoporsi a trattamenti di procreazione assistita. Anche in quell'occasione erano state tirate in ballo le lesbiche e l'ipotesi che in questo modo potessero procreare. Le terapie, così, oggi sono riservate alle coppie sposate o a quelle di fatto. Il ministro Svetlik, comunque, ha subito precisato che se ci sarà una proposta referendaria, questa verrà mandata prima all'esame della Corte costituzionale. I giudici dovranno stabilire se è accettabile che i diritti di una minoranza vengano sottoposti al vaglio del voto popolare.

Dal ministero per il Lavoro e la famiglia, comunque, non intendono fare passi indietro. La nuova normativa, dicono, in nulla e per nulla sminuisce il valore della famiglia tradizionale e non crea nemmeno nuove forme di famiglia, ma semplicemente riconosce quelle già esistenti. Gli studi scientifici - hanno ribadito - dimostrano che i bambini ed i giovani nelle famiglie con genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli delle famiglie eterosessuali. Non sarebbe rilevante, quindi, il sesso dei genitori, ma la cura, l'amore, la comprensione ed il supporto che si offre ai figli.

Il nuovo Codice di famiglia per ora è stato approvato dal governo e tra breve dovrebbe approdare in aula, per un dibattito che si preannuncia burrascoso. Se il parlamento dovesse dare luce verde andrebbe a sostituire una legge vecchia di 35 anni, che all'epoca aveva equiparato le coppie di fatto a quelle sposate.