Prima del 1991 erano caserme dell'Esercito Popolare Jugoslavo. Poi lo spazio della Metelkova - occupato pacificamente - è divenuto uno dei centri di cultura alternativa più rilevanti di tutti i Balcani. Ora vi è chi vorrebbe radere tutto al suolo
»Mercoledì primo giugno si procederà alla demolizione della piccola scuola all'interno della Metelkova«. Con questo lapidario annuncio a sorpresa, diffuso lo scorso fine settimana, il governo di Lubiana, ovvero l'ispettorato per l'ambiente e la pianificazione territoriale, che fa capo all'omonimo ministero, ha messo in allarme i gruppi e le organizzazioni che da 12 anni autogestiscono l'ex caserma militare jugoslava, dismessa e poi occupata pacificamente dagli alternativi e pacifisti dopo il ritiro dei soldati federali dalla Slovenia nel 1992.
Conosciuta come »AKC (Centro culturale alternativo) Metelkova città« il complesso è diventato, non solo in Slovenia, uno dei posti simbolo della cultura alternativa e »disobbediente«. Centri sociali, teatri, officine artistiche, gruppi editoriali dell'arcobaleno alternativo, cinema, gruppi musicali, movimenti punk, associazioni gay, il Mirovni inštitut (l'Istituto per la pace), i movimenti no-global e pacifisti, e persino un accattivante ostello per la gioventù, convivono e interagiscono in uno spazio che negli anni si è configurato come interessante connubio di sperimentazione architettonica e artistica grazie al lavoro e alle attività perlopiù volontarie di tanti attivisti, artisti e intellettuali provenienti da tutto il mondo.
Il centro, ovvero alcune delle istituzioni in esso ospitate, hanno ottenuto pure delle sovvenzioni, sia dall'amministrazione cittadina, che dal governo. Paradossalmente però gli aspetti legali della regolamentazione dell'area Metelkova sono sempre rimasti sospesi. La cosiddetta »piccola scuola« ,un edificio sorto nel complesso quale frutto di un progetto internazionale, firmato dal gruppo tedesco Axt und Kelle con l'appoggio della facoltà di architettura di Lubiana, non ha mai ottenuto dalle autorità il necessario permesso edilizio. Nel 2002 il competente ispettorato governativo aveva intimato all'amministrazione comunale di Lubiana di procedere alla sua demolizione. Il comune però rifiutò di farlo senza comunque regolarizzare lo status della »piccola scuola«.
Le autorità comunali non volevano scontrarsi con il movimento alternativo, senza dubbio uno dei fiori all'occhiello delle amministrazioni cittadine di centrosinistra, solerti nel promuovere un'immagine cosmopolita e culturalmente aperta della capitale slovena, ma senza rinunciare, nel contempo, ad un controllo diretto e quindi condizionante sugli spazi pubblici di sua proprietà. L' ambiguità formale, possibile con i precedenti governi demoliberali, ora è diventata terreno di caccia privilegiato del nuovo governo di destra, che non nasconde la sua insofferenza per gli »anarchici« che popolano la Metelkova.
I leader del movimento alternativo non hanno dubbi: lo zelo con cui l'ispettorato governativo ha annunciato la demolizione della »piccola scuola« è molto probabilmente dettato da motivazioni politiche e probabilmente è solo l' inizio. Fu infatti Mičo Mrkaić, il guru neocon, consigliere economico di Janez Janša, a suggerire per primo di tagliare ogni sovvenzione ai centri culturali come la Metelkova, considerati inutili, dannosi e di sinistra. Il ministero che ha ordinato la demolizione dell'edificio nella Metelkova è guidato da Janez Podobnik, presidente del Partito Popolare Sloveno, una formazione »quattrostagioni« conservatrice e nazionalista, prima alleata di Rop e ora di Janša, balzata alla cronaca recente per i ripetuti incidenti al confine con la Croazia (il caso Joras-Podobnik) e, in questi giorni, per lo scandalo delle sovvenzioni agricole EU: la lista dei beneficiari depositata presso il ministero dell'agricoltura, tradizionalmente in mani popolari, è semplicemente scomparsa. Ora sembra che gli ispettori di Podobnik, non disposti a rilasciare dichiarazioni al di là di laconici comunicati stampa, siano pronti a inaugurare la stagione anti-Metelkova.Con quali conseguenze? Lo si vedrà tra poco.
I gruppi della Metelkova sono pronti a difendere il proprio spazio autogestito e si opporranno ad un' eventuale demolizione della »piccola scuola« anche fisicamente mentre lanciano un appello alla solidarietà internazionale. Nel frattempo è scesa in campo anche l'amministrazione comunale lubianese che ha già inoltrato ricorso, chiedendo al governo di congelare la sua drastica decisione ed evitare uno scontro che danneggerebbe notevolmente l'immagine di Lubiana.