Quarant'anni fa moriva Edvard Kardelj, numero 2 della Jugoslavia socialista, fedele alleato di Tito pur non essendone mai amico. Un ritratto
Edvard Kardelj è nato nel 1910. Suo padre era sarto e sua madre operaia in una fabbrica di tabacco. Studiò per diventare insegnante ma non insegnerà mai, coinvolto nell'attivismo politico sin dalla sua adolescenza.
Il giovane Edvard ebbe una folgorante carriera politica: a 16 anni divenne membro dell'Organizzazione della gioventù comunista jugoslava Skoj, a 18 membro del Partito comunista jugoslavo, due anni dopo, nel 1930, venne arrestato a Belgrado per attività sovversive e nel 1932 tornò a Lubiana per divenire uno dei dirigenti dei comunisti sloveni.
Nel 1935 la sua strada lo portò a Mosca dove rinforzò la sua formazione ideologica leninista. Vi rimase sino al 1937, anno in cui ritornerà nella sua terra natale dove fonderà il Partito comunista sloveno. Nel corso di questi anni incontrerà un certo Josip Broz Tito, da cui, di fatto, non si separerà più.
Ma è la Seconda guerra mondiale e l'occupazione della Jugoslavia da parte delle forze dell'Asse che accelererà la sua carriera. Il 27 aprile del 1941 sarà tra gli iniziatori del Fronte di liberazione e guadagnerà progressivamente la fiducia di Tito. Contribuirà poi direttamente alle purghe che seguirono la vittoria finale dei comunisti nel 1945, spazientendosi per i ritardi nell'eliminazione di collaborazionisti veri o presunti.
Il numero 2 della Jugoslavia
Con l'avvento della Jugoslavia socialista Kardelj occuperà tutte le cariche principali: vice-primo ministro dal 1946 al 1953, ministro per gli Affari esteri dal 1948 al 1953, presidente del Parlamento federale jugoslavo dal 1963 al 1967, membro sloveno della Presidenza jugoslava a partire dal 1974. Come molti alti dirigenti di partito gli verranno attribuite numerose decorazioni al merito e il suo nome verrà dato a scuole, vie e piazze.
Fin dai primi anni emergerà come organizzatore senza pari, freddo e calcolatore, una personalità dotata di grande intelligenza ma soprattutto un ideologo molto legato al marxismo. Kardelj era, come Tito, un grande ammiratore dell'Unione sovietica e si dispiacerà della rottura con Stalin nel 1948.
In un rapporto della Cia datato 1954 lo si descriveva come una stella montante in seno all'élite politica jugoslava che circondava Tito. Il suo autore annuncia che «se dovesse nascere un conflitto in seno al Partito in un futuro prossimo sarebbe il gruppo legato a Kardelj ad uscirne vincitore. Ma se Tito riesce a ritardare uno scontro avrà tempo sufficiente per eliminare i sostenitori di Kardelj in seno al governo, all'esercito e ai servizi segreti».
Sono attribuiti a Kardelj i negoziati che hanno portato alla Jugoslavia il litorale della Primorska, con l'Istria e le città a sud di Trieste nell'attuale Slovenia. Un anno più tardi un altro rapporto americano sottolineerà che « Kardelj è ormai la figura più rilevante all'interno della Lega di comunisti della Jugoslavia».
Tito e Kardelj, "alleati vicini e compatibili"
Improvvisamente le relazioni con Tito, verso la fine degli anni '50, si guastarono. Tito vide nel dirigente sloveno un potenziale concorrente, incoraggiato in questo dal rivale di Kardelj, il vice-primo ministro ed ex ministro degli Interni Aleksandar Ranković.
Nel 1961, in un "incidente di caccia" avvenuto nella città serba di Srem, Kardelj rischierà addirittura la morte con un proiettile che si fermerà a pochi millimetri dal cervello. Dopo un periodo di esilio che si auto-impose a Londra tornerà in Jugoslavia rientrando nelle grazie del potere.
"Tito e Kardelj erano alleati molto vicini, compatibili perché Kardelj era un teorico, Tito un pratico", sottolinea Božo Repe, storico e professore presso la facoltà di lettere di Lubiana. "Il primo non ha realmente mai minacciato il secondo. Le loro relazioni erano in termini generali buone anche se non sono mai stati veramente amici. Le relazioni tra le due rispettive mogli erano spesso conflittuali".
Quando Tito, consumato dalle discussioni tra Repubbliche all'interno della Jugoslavia, propenderà a favore della decentralizzazione farà di Kardelj il principale creatore della Costituzione jugoslava del 1974, l'ultima del paese.
Socialismo autogestito, non-allineamento, questione nazionale
Edvard Kardelj rimarrà il principale ideologo del paese, di cui contribuì a redigere ogni costituzione. Dal punto di vista economico tenterà invano di mettere in piedi un sistema basato su «comunità socialiste autogestite», una sorta di terza via tra comunismo e capitalismo.
Criticato in Slovenia per essere troppo jugoslavo, tenterà di trovare il giusto equilibrio tra i poteri della Federazione e quelli delle Repubbliche. Nel 1972 affermerà che «se la Slovenia deve essere accettabile per la Jugoslavia, la Jugoslavia deve essere accettabile per la Slovenia». Le sue idee vennero considerate come complesse ed oscure. La Costituzione del 1974 è uno dei testi costituzionali più lunghi e più complessi mai scritti al mondo.
Alla sua morte, avvenuta nel 1979 per un cancro al colon, le sue idee utopiche sparirono in gran parte con lui. Ciononostante l'Università di Lubiana venne rinominata «Università Edvard Kardelj» sino ai giorni dell'indipendenza e la sua popolarità prima traballante aumenterà negli anni '80.
Attualmente è una figura dimenticata. "La destra lo considera come il principale artefice della guerra civile perché era un oppositore feroce alla collaborazione durante la Seconda guerra mondiale e responsabile dei massacri del dopoguerra", afferma Božo Repe. "Per quanto riguarda i social-democratici si sentono in Slovenia, come del resto altrove in Europa, lontani dalle idee di sinistra. Solo la nuova sinistra [il partito Levica di sinistra radicale, ndr.] lo conosce e lo rispetta sul piano teorico. Se qualcuno in Slovenia decidesse di promuovere una conferenza su Kardelj o proponesse l'erezione di una statua sarebbe immediatamente bersaglio delle critiche della destra e dell'ignoranza della sinistra", aggiunge lo storico.
Le poche tracce della sua influenza sono alcuni busti sparsi e un monumento sulla Piazza della Repubblica a Lubiana, regolarmente oggetto di critica o addirittura vandalizzato. E Božo Repe conclude: "È una cosa caratteristica in Slovenia: ad ogni transizione, le personalità del periodo precedente vengono cancellate dalla memoria collettiva".