Negli ultimi anni è sempre più frequente il rinvenimento di trappole illegali per insetti e altre specie nelle numerose grotte delle Alpi dinariche in Slovenia, Croazia e Bosnia Erzegovina
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans, il 25 febbraio 2018)
Nel 2016 sono state censite in Slovenia 11.683 grotte, vale a dire una ogni 2 chilometri quadrati. Una concentrazione eccezionale che il paese deve alla conformazione carsica: struttura geomorfologica molto diffusa nei Balcani che risulta dall'erosione delle rocce calcaree prevalenti nelle Alpi dinariche.
Queste cavità, lunghe da qualche metro a più chilometri, sono luoghi ad alta biodiversità. I Balcani ospitano infatti più di un migliaio di specie endemiche sotterranee, alcune presenti solo in una manciata di grotte. Il loro simbolo è certamente il proteo (Proteus Anguinus), piccolo anfibio cavernicolo chiamato “piccolo drago” da Janez Vajkard Valvasor, il primo ad averne fatto una descrizione.
Attualmente queste specie sono tutte ampiamente documentate. “Le prime descrizioni scientifiche di animali cavernicoli sono del 1830. L'interesse per i coleotteri delle caverne si è sviluppato agli inizi del XX secolo con le prime grandi vendite di esemplari rari”, racconta Maja Zagmajster, speleologa e biologa presso la facoltà di biotecnica dell'università di Lubiana.
Ciascuna specie si è adattata a modo suo a condizioni estreme: la vita sotterranea e l'oscurità permanente ha spesso reso questi organismi bianchi per mancanza di pigmentazione. “Sono ciechi e pallidi e quindi poco attraenti... ma ciò che attira i collezionisti è il fatto che sono molto rari”, continua Maja Zagmajster.
Basta un vasetto di yogurt
Le grotte più grandi hanno poco da temere grazie a sistemi di chiusura ben congegnati, volontari che le monitorano e videosorveglianza a proteggere gli ingressi. “Se l'accesso fosse più facile sarebbero in molti i bracconieri attratti”, sottolinea Gašper Modic, che presiede l'associazione delle grotte di Križna jama, quarte al mondo in termini di biodiversità sotterranea.
Teo Delić, ricercatore di biologia presso l'Università di Lubiana lavora ormai da cinque anni sulla questione del bracconaggio di specie cavernicole. Nel 2016 ha rinvenuto una quantità inedita di trappole preparando una visita sul campo per alcuni studenti. “Si trovano da sempre trappole di questo tipo, almeno qualche volta all'anno. Però verso la fine del 2016, in due mesi, ne abbiamo trovate più di trenta alla volta in sette, otto grotte. Non era mai accaduto prima”.
Basta una tazzina di caffè ben nascosta per fare una pesca fortunata, come esca un pezzettino di carne. “A differenza dei ricercatori, i bracconieri utilizzano aceto o a volte una soluzione salina che preserva il DNA delle specie catturate”, spiega Teo Delić. Sono liquidi che conservano gli insetti morti evitandone la decomposizione. Le trappole vengono solitamente installate in autunno, in grotte accessibili al grande pubblico e poi recuperate in primavera.
I bracconieri approfittano così anche delle migrazioni autunnali ed invernali, ma anche delle nuove generazioni che nascono alla fine dell'inverno. A volte dimenticate, le trappole attirano ogni giorno numerose specie: scarabei, aracnidi, pseudoscorpioni, granchi di terra. “A volte si ritrovano fino a 500 insetti nella stessa trappola”, spiega Teo Delić.
Profitto
Secondo fonti informali i bracconieri che agiscono in Slovenia sarebbero per la maggior parte stranieri – tedeschi, cechi, polacchi ed austriaci – sedotti dalla ricchezza dell'ambiente carsico... e per le prospettive di profitto.
Simbolo di questa caccia agli insetti è un certo Anophthalmus hitleri detto Hitler, coleottero cavernicolo scoperto nel 1933 da Oscar Scheibel, collezionista tedesco fanatico del terzo Reich.
Oggetto di bracconaggio in Slovenia e rubate dalle collezioni nazionali dei paesi germanofoni questa specie sarebbe particolarmente popolare nel mercato nero della nostalgia nazi. Secondo alcune ricerche un esemplare costava, nel 2002, sino a 2000 dollari. Attualmente in rete si trovano cifre che vanno dai 5000 ai 300 euro.
Ecco perché l'appetito. Ebay rigurgita di annunci in tedesco che propongono scarabei della Croazia e della Slovenia. “Il divieto a raccogliere vale solo in alcune aree protette o nell'intero paese?”, chiede un appassionato polacco su un gruppo Facebook privato. “Mille euro per uno scarabeo? Veniamo tutti in Slovenia”, scherza un blogger su un forum militare americano.
Tutela istituzionale
La legge slovena punisce dai tre ai cinque anni di reclusione la caccia illegale a specie sotterranee, eccetto che per scopi di ricerca. “La reazione della autorità però spesso è in ritardo a causa della lungaggine di alcune procedure”, sottolinea Teo Delić. “La prevenzione va fatta innanzitutto a livello locale: Slovenia e Croazia hanno numerose associazioni di speleologi, che stanno moltiplicando gli allarmi, le reazioni e le azioni a livello locale”.
L'associazione di speleologi Črni galeb realizza in Slovenia ogni anno 180 interventi ed ispezioni, il tutto per un budget di soli 800 euro. Gli abitanti del posto e gli speleologi sono anche invitati ad avvertire la polizia nel caso in cui vedano passare in queste località vetture con targa straniera.
Il fenomeno tocca anche il restante delle Alpi dinariche: l'anno scorso sono state ritrovate ben 65 trappole in una sola grotta della Bosnia Erzegovina. Trappole simili sono state rinvenute in Croazia e in Montenegro. “Le istituzioni pubbliche croate sembrano meno preoccupate del fenomeno rispetto a quelle slovene”, afferma Vedrana Simičević, giornalista scientifica che vive a Fiume. Ed iniziative transfrontaliere sono ancora inesistenti.
“Non si può nemmeno escludere che queste trappole non conducano all'estinzione di alcune specie”, ricorda Maja Zagmajster. “Malgrado il grande interesse che destano non siamo infatti a conoscenza di dati specifici. Attualmente è impossibile sapere se di ciascuna specie vi siano centinaia, migliaia o decine di migliaia di esemplari”.
Un altro fenomeno inoltre inquieta la comunità scientifica: l'accumulo di immondizia nelle grotte, la contaminazione dei suoli legati all'uso di pesticidi e la costruzione di autostrade. “È più facile rendere più severe le norme anti-bracconaggio che battersi contro le lobby istituzionalizzate del trasporto su gomma o dell'agricoltura sull'opportunità o meno di interrompere un fiume o lanciare o meno un grande progetto infrastrutturale”, s'indigna Teo Delić.
Ma quale l'interesse nel proteggere coleotteri quasi sconosciuti? “Queste specie non sono certo le più carismatiche – ammette Maja Zagmajster – ma il loro studio ci aiuta a rispondere a numerose domande. Nei fatti la loro protezione ha un impatto diretto sulle nostre vite”.