Secondo i risultati elettorali non ancora ufficiali, alle politiche slovene i socialdemocratici di Borut Pahor battono di un seggio il partito democratico sloveno del premier uscente Janez Janša. Il centrosinistra si prepara a reggere il timone. Delusione nella destra slovena
Vittoria del centro-sinistra alle elezioni politiche in Slovenia. Il Partito socialdemocratico di Borut Pahor (SD) batte per un solo seggio quello Democratico sloveno (SDS) del premier uscente Janez Janša. Al SD, secondo i dati ancora non ufficiali, sono andati infatti 29 dei 90 seggi che compongono il parlamento, mentre il SDS ne ha ottenuti 28. Al terzo posto, con 9 seggi, il partito Zares-Nova politika, una formazione di centro sinistra, nata di recente da una scissione dal Partito liberaldemocratico e guidata dall'ex delfino di Janez Drnovšek Gregor Golobič.
Segue, con sette deputati, il Partito democratico dei pensionati (Desus) dell'uscente ministro della Difesa Karl Erjavec, che però non è stato eletto. Cinque seggi rispettivamente spettano invece alla Liberal democrazia della Slovenia (Lds), alla cui testa c'è l'unica donna leader politico, la giovane Katarina Kresal, al Partito popolare sloveno coalizzato con quello dei giovani (SLS/SMS) e guidato da Bojan Šrot, anche lui però escluso dal parlamento, e il partito nazionale sloveno (SNS) del nazionalista Zmago Jelinčič-Plemeniti.
A questi 88 seggi vanno aggiunti i due seggi specifici delle minoranze, quella italiana e quella ungherese. Quello della minoranza italiana sarà per la sesta volta consecutiva occupato da Roberto Battelli che ha ottenuto il 25 per cento delle preferenze minoritarie, mentre il suo avversario più insidioso, il socialdemocratico Aurelio Juri, ha ottenuto il 22 per cento dei voti. Il resto è stato diviso tra gli altri 3 contendenti; Miro Dellore, Luciano Monica e Sebastijan Pelan. Il seggio specifico viene assegnato a colui che ottiene la maggioranza relativa.
Si prospetta quindi un governo di centro sinistra basato sulla coalizione, annunciata nelle ultime settimane, tra SD, Zares e Lds con l'apporto di un quarto partito, probabilmente il Desus, anche se non va escluso altresì l'inserimento nella maggioranza del SLS/SMS. Una coalizione allargata a questi due partiti e alle minoranze conterebbe 57 seggi, mentre l'opposizione di destra (SDS e SNS) manterrebbe in tutto 33 voti.
Forte la delusione nelle file della destra dove Janez Janša , anche in base ai più recenti sondaggi, sperava fino all'ultimo di conquistare la maggioranza relativa che gli avrebbe permesso di tentare per primo la creazione di un governo di coalizione. Secondo Janša bisognerà comunque attendere ancora i voti per posta dall'estero. Sarebbero 40mila le schede elettorali mandate in giro per il mondo e tra gli Sloveni all'estero, soprattutto quelli in Argentina e negli USA, dove la destra ha tradizionalmente la meglio.
Illustre scomparso è il partito del Vaticano, Nova Slovenija (Nsi) del ministro del Tesoro Andrej Bajuk, stretto alleato di Janša. Tradizionale interprete politico degli interessi della chiesa cattolica slovena e dei circoli visceralmente anticomunisti con base in Argentina, il partito di Bajuk e di Lojze Peterle ha ottenuto solo il 3 per cento dei voti, mentre la soglia di sbarramento è del 4 per cento. Extraparlamentare è diventato anche il partito Lipa di Sašo Peče, che dopo il divorzio da Jelinčič aveva abbandonato la xenofobia per fare propri programmi e linguaggi inconfondibilmente di sinistra.