La Slovenia sta 'studiando' da Paese membro dell'Unione. Intanto i partiti politici iniziano già a posizionarsi per le elezioni europee previste per il prossimo giugno. Un articolo di Donald F. Reindl (Radio Free Europe). Traduzione a cura di Osservatorio sui Balcani.
Il nuovo confine "modello Schengen" che ha aperto recentemente a Obrezje, tra Slovenia e Croazia, ha portato reazioni del tutto differenti nei due Paesi. Il Primo ministro sloveno Anton Rop ha sostenuto che il nuovo sistema entrato in vigore rafforzerà i legami tra memebri UE e Paesi non-UE piuttosto che causare ulteriori divisioni, lo riporta il quotidiano "Delo" lo scorso 4 dicembre.
Non sono della stessa idea alcuni politici croati - tra questi Damir Kajin, del Partito Democratico Istriano - che condannano quanto sta avvenendo affermando che si sta creando una nuova cortina di ferro che isolerà il sud est Europa dal resto del continente. Nonostante il malessere che trapela da sud i leader sloveni focalizzano però sempre più la propria attenzione a nord ed iniziano a valutare che ruolo il Paese potrà avere in seno all'UE.
Se ne è discusso in una serie di incontri di alto livello promossi negli ultimi due mesi dal Presidente della Repubblica Janez Drnovsek. Il primo, lo scorso ottobre, si è concentrato sulla politica estera e sulla posizione della Slovenia, quale paese piccolo, nella Comunità internazionale. Durante il secondo incontro, tenutosi a fine novembre, si è affrontata la questione dell'identificazione e conservazione dei valori locali in un contesto allargato qual è l'Unione. Lo scorso 10 dicembre si è discusso invece del ruolo della tecnologia e della scienza nel percorso europeo della Slovenia.
Nonostante tutto il dibattito attorno a questi incontri, definiti "convenzione sul futuro della Slovenia", l'opinione pubblica sembra non interessarsene più di tanto. Un sondaggio promosso da "Delo" lo scorso 29 novembre ha rivelato che solo il 9% degli sloveni si ritiene informato su questi incontri e più della metà degli intervistati ha sostenuto di non aver mai saputo nulla in merito.
Intanto i partiti politici sloveni stanno già selezionando i candidati per le prossime elezioni europee che si terranno nel giugno prossimo. Alla Slovenia, due milioni di abitanti, vengono garantiti in seno al Parlamento europeo sette seggi. La campagna elettorale non comincerà ufficialmente prima del 15 maggio ma i giochi sono già stati avviati.
In alcuni partiti lo scontro per ottenere la candidatura sta rivelando fratture interne. France But - Ministro per l'agricoltura ed in passato a capo dell'alleato più piccolo dell'attuale compagine governativa, il Partito della Gente Slovena (SLS) - ha annunciato già nell'agosto scorso che avrebbe rinunciato ad entrambe le cariche per concorrere ad un posto nel Parlamento europeo. Ma le sue successive esitazioni e la corsa e tre che lo ha estromesso dalla guida del partito hanno dato l'impressione che tutti concorressero contro tutti.
Il più grande partito d'opposizione, il Partito Democratico Sloveno (SDS) ha già anticipato, lo scorso 29 ottobre, i nomi dei suoi sette candidati per le elezioni europee. Come ci si aspettava, il vice presidente del partito Miha Brejc, è a capo della lista, seguito da Joze Jerovsek, un deputato storico dell'SDS. La presentazione ufficiale della lista avverrà solo in primavera quando il partito sceglierà anche se correre in alleanza o meno anche con il Partito Nuova Slovenia (Nsi).
Intanto c'è chi si chiede se il partito principale della coalizione di governo, Democrazia Liberale della Slovenia (LDS,) inviterà o meno l'attuale Ministro degli esteri Dimitrij Rupel a candidarsi alle europee. Sembra essere un modo gentile per toglierlo dalla scena politica interna.
Rupel ha provocato nell'ultimo anno parecchie critiche, in particolare dopo la firma slovena alla "Dichiarazione di Vilnius" a favore della posizione USA rispetto all'Iraq. Inoltre vi sarebbero state numerose frizioni tra il Ministro e alcuni partner di governo. Gli ultimi malcontenti causati da Rupel riguardano un supposto abuso d'ufficio per favorire un corso di formazione universitario per diplomatici. Nonostante questo il Primo ministro Rop ha affermato lo scorso 6 novembre che sostiene il lavoro di Rupel e quello del Ministero degli affari esteri.
I piani per rafforzare i collegamenti tra la Slovenia e l'Unione europea hanno dovuto subire un passo indietro lo scorso novembre quando la proposta di raddoppiare la linea ferroviaria che collega il porto di Capo d'Istria a Lubiana non è stata inserita tra le opere prioritarie tra quelle finanziate con i fondi europei. La Slovenia si era molto adoperata per fare in modo che venisse supportato lo sviluppo delle proprie infrastrutture lungo il cosiddetto corridoio V che dovrebbe collegare la Francia all'Ucraina, sia con reti stradali che ferroviarie.
La Slovenia in particolare teme che al porto di Capo d'Istria possa essere favorito quello di Trieste. Per questo motivo il Ministro dei trasporti Jakob Presecnik e quello per le questioni europee Janez Potocnik hanno effettuato molto lobbying per lo sviluppo della linea ferroviaria Capo d'Istria-Divaca quale collegamento alla linea principale Trieste-Lubiana.
La Slovenia sta inoltre guardando agli altri attuali e futuri membri dell'Unione per poter trovare una propria nicchia di influenza. I parlamentari stanno esaminando i piani di riforma per coordinare il processo legislativo nazionale a quello europeo e molti guardano alla Finlandia come modello da seguire. Allo stesso tempo i leader sloveni hanno approfittato delle visite dei rappresentanti della Repubblica Ceca e della Slovacchia dello scorso ottobre per riaffermare il proprio impegno a sostenere i diritti degli Stati piccoli e medi in seno ad un'Unione allargata.
Nonostante gli alti ed i bassi del cammino sloveno verso l'integrazione una cosa è certa. La Croazia guarderà al tutto con estremo interesse sperando - nel prossimo round di negoziazioni sull'allargamento - di riuscire ad emulare i successi del vicino ed evitarne gli errori.
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