Sarà la Slovenia a bloccare l'ingresso della Croazia nell'UE il prossimo luglio? Il rischio, seppur remoto, esiste. E la Croazia potrebbe pagare l'incertezza politica che aleggia a Lubiana

04/02/2013 -  Stefano Lusa

Sul cammino della Croazia verso l’Unione europea c’è ancora la Slovenia. Lubiana non ha ancora iniziato l’iter di ratifica del trattato di adesione di Zagabria ai 27 e non ha nessuna intenzione di farlo sinché non sarà risolto il contenzioso legato alla Ljubljanska banka.

La vicenda è vecchia e risale al processo di disgregazione della federazione jugoslava. All’epoca alcune banche operavano anche al di fuori delle loro repubbliche, una di queste era la Ljubljanska banka. Con la dissoluzione della federazione la Slovenia ha risarcito i suoi abitanti dei depositi in valuta che avevano nelle altre banche della federazione, ma la Banca di Lubiana non ha più corrisposto quelli che i residenti nelle altre repubbliche avevano nelle sue filiali. Per Lubiana era una questione che doveva essere risolta nell’ambito della trattativa sulla successione. I depositi in valuta, secondo la vecchia normativa jugoslava, finivano nelle casse della Banca centrale jugoslava e quindi gli istituti di credito non li avrebbero gestiti direttamente e pertanto non avrebbero avuto nessuna responsabilità diretta.

O le deleghe o la ratifica

Una posizione che ha dato vita ad un lungo contenzioso e che ha in pratica estromesso le banche slovene, che all’epoca godevano di un certo prestigio, dalle altre repubbliche della federazione. Sta di fatto che la polemica si è riaccesa, improvvisamente, la scorsa primavera, quando il governo croato ha rinnovato il suo appoggio a due banche nelle cause intentate contro la Ljubljanska banka e la Nova Ljubljanska banka. Ora la Slovenia vuole che Zagabria ritiri le deleghe date alle banche per quelle cause, altrimenti niente ratifica.

Nel caso specifico si tratta di una ventina di procedimenti intentati per rivalersi degli indennizzi versati ai cittadini croati. Questi ultimi potevano, infatti, riottenere i propri soldi rivolgendosi alle altre banche della Croazia che poi, con calma, vennero risarcite dallo stato. Complessivamente si tratta di 272 milioni di euro che ora si vorrebbero riottenere dalla banca di Lubiana.

Non sono oggetto del contenzioso giudiziario in atto, invece, altri 130.000 depositi per un ammontare di 160 milioni di euro, a cui vanno aggiunti anche gli interessi, che sono ancora rimasti nominalmente presso la filiale zagabrese della Banca di Lubiana.

Una simile vicenda riguarda anche la filiale di Sarajevo della banca slovena, dove 165.000 persone hanno depositi per 90 milioni di euro. Su questo fronte, alla fine dello scorso anno, Lubiana ha dovuto fare i conti con la sentenza della Corte per i diritti dell’uomo di Strasburgo. I giudici hanno sentenziato che, nel caso di due cittadini bosniaci, la Slovenia deve pagare loro 4000 euro di danni morali e approvare entro sei mesi le misure necessarie per corrispondergli i loro depositi. La sentenza apre la via ad una analoga soluzione per tutti i risparmiatori, dove ad essere chiamata in causa non è più la banca ed i suoi eventuali eredi, ma direttamente la repubblica di Slovenia. Lubiana, stizzita, ha immediatamente annunciato ricorso.

L'accordo mancato

Lubiana e Zagabria sembravano aver raggiunto un’intesa sulla vicenda. Al tempo dell’idillio tra l’ex premier sloveno Borut Pahor e l’ex primo ministro croato Jadranka Kosor si era concordato che la questione si sarebbe risolta per tramite della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea. L’organizzazione, con scarso successo, aveva già cercato di trovare un’intesa globale sulla successione tra le repubbliche nate dall’ex Jugoslavia.

L’accordo aveva fatto sì che la Slovenia non ponesse più ostacoli a Zagabria alla chiusura della trattativa di adesione all’Unione europea. Il nuovo governo croato, di centrosinistra, invece, d’un tratto è sembrato far voler tornare la questione sul piano bilaterale svincolandola dalla trattativa di adesione della Croazia all’Unione europea.

Sin dalle prime avvisaglie di un nuovo possibile inasprirsi dei rapporti tra Slovenia e Croazia Bruxelles ha subito dato ad intendere che non aveva intenzione di immischiarsi, ma ha invitato i paesi a risolvere celermente la questione. L’UE era, del resto, suo malgrado, rimasta invischiata nel contenzioso confinario tra Slovenia e Croazia. In quel caso, per sciogliere l’intricata matassa e portare a più miti consigli i cocciuti leader balcanici, dovette scendere in campo persino la diplomazia americana che anche in quest’ultime settimane sta lanciando nuovi segnali a Slovenia e Croazia. Alle fine le parti scelsero di dirimere la questione tramite un arbitrato internazionale.

C'è poco tempo

I tempi oramai stringono. La Croazia dovrebbe entrare a far parte dell’Unione il 1° luglio prossimo. In Slovenia per ratificare il trattato ci vogliono 2/3 dei voti in parlamento. Un'operazione che potrebbe essere più complicata del previsto in un momento di grave crisi politica. Se poi la ratifica dovesse, comunque, arrivare rimane l’incognita di un possibile referendum che potrebbe essere richiesto da qualche organizzazione patriottica. Proprio per questo c’è chi spera che la ratifica possa avvenire prima che i tempi tecnici di un eventuale referendum possano far saltare l’adesione croata il prossimo 1° luglio.

In Slovenia, del resto, l’animosità tra le forze politiche è altissima e il contenzioso con la Croazia potrebbe diventare un ottimo modo per distogliere l’attenzione dai problemi interni.

Di nuovo i confini?

Significativamente quel che resta del governo di centrodestra sta tentennando anche sull'approvazione del memorandum in merito all'arbitrato sul contenzioso confinario tra Slovenia e Croazia. Si tratta di un corposo testo di 480 pagine, con oltre 800 allegati in cui si delinea la posizione slovena. Il documento, che dovrebbe essere inviato alla Commissione d’arbitrato entro l’11 febbraio prossimo, è stato elaborato da una nutrita schiera di esperti internazionali che hanno cercato di avvalorare le posizioni slovene.

L’elaborato, stando alle speculazioni giornalistiche, non sembra aver ancora soddisfatto alcune delle forze politiche nell’esecutivo che vorrebbero che Lubiana avanzasse richieste più coraggiose. Per alcuni si tratterebbe di chiedere che i confini venissero tracciati seguendo quelli del vecchio comune catastale di Pirano, che si spingeva sino a Salvore, la cui punta chiude il Golfo di Pirano.

Una simile tesi sembra comunque accantonata, ma restano in ballo lievi ritocchi al testo preparato dagli esperti. La prospettiva è osteggiata dal ministero degli Esteri, ma il dibattito sulla Croazia oramai è aperto e potrebbe essere un ottimo argomento della lunga campagna elettorale in vista delle nuove elezioni anticipate.  

 

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