Nelle prime ore della mattina del 2 agosto il governo sloveno ha mandato le ruspe a Metelkova, centro culturale di Lubiana. Abbattuti alcuni edifici. Gli attivisti reagiscono con manifestazioni creative e non-violente. "Ad ogni distruzione si reagirà con una nuova costruzione"

03/08/2006 -  Franco Juri

I motori delle ruspe, accompagnate dalla polizia, hanno svegliato, cogliendoli di sorpresa, gli inquilini di "Metelkova mesto", l'area alternativa autogestita ubicata nell' omonima ex caserma militare di Lubiana, alle prime ore di mercoledì 2 agosto.

La decisione di porre fine alla "trattativa" con il centro Metelkova era stata presa già a fine maggio, ma il tentativo di abbattere gli edifici abusivi era fallito per la resistenza degli attivisti del centro e la rete di solidarietà che si era creata, anche a livello internazionale, con la "città" autogestita.

L'appello degli attivisti di "Metelkova mesto" è stato in giugno pubblicato anche sulle pagine di Oseervatorio sui Balcani. La prima a finire in macerie è stata la "Mala šola" (piccola scuola) un edificio progettato e costruito da volontari nel 2001 e considerato dalle autorità competenti "abusivo".

Negli ultimi anni la Mala Šola era diventato uno dei simboli della resistenza del popolo della Metelkova: una casetta azzurra con un accogliente patio adibito a centro culturale, spazio per mostre, workshop, dibattiti o semplici chiacchierate. Le sue pareti interne erano un'opera d'arte grazie ai suggestivi affreschi ispirati alle profondità marine, firmati da due giovani artisti capodistriani.
Davanti alla Mala Šola sorgeva invece una scultura.

La responsabilità di quanto accaduto viene attribuita dai rappresentanti di Metelkova sia al governo che all'amministrazione comunale, nettamente contraria all'abbattimento, ma responsabile di avere tergiversato nell'iter di legalizzazione degli edifici simbolo.

Dopo la Mala Šola le ruspe mandate dal governo dovrebbero abbattere anche il club Jalla Jalla, un locale multiculturale anch'esso adibito a bar-ristorante e spazio culturale. I responsabili del comune accusano: non serviva abbattere niente, la decisione è stata arbitraria e dettata da impulsi politici.

Di fatto il governo considera il centro "Metelkova mesto" una zona problematica in quanto vi svolgono la loro attività vari gruppi alternativi in odore di "sovversione e anarchia". Alcuni consiglieri dello stesso premier Janez Janša avevano a più riprese suggerito di radere al suolo e bonificare l'area per mettere fine alla "sottocultura" lì presente.

E pure le inchieste pubblicate ieri e oggi dalla TV e dalla stampa darebbero ragione ai decreti governativi. Oltre il 50 per cento degli interpellati considera giusta la decisione di abbattere gli edifici abusivi. Da sinistra invece la Metelkova viene difesa e considerata una fucina di cultura alternativa aperta al mondo, più che mai necessaria nell'andazzo perbenista e clericale favorito dalla compagine governativa. E necessaria soprattutto quale sbocco a tanti giovani emarginati che in questo centro sociale trovano solidarietà e ritrovano un senso alla vita esprimendo tantissime potenzialità creative, artistiche e artigianali.

Le ruspe hanno ora sciolto impietosamente ogni dubbio. Alle 5 del mattino di mercoledì scorso sono arrivati pure vari agenti in tenuta antisommossa ma non sono intervenuti. Gli attivisti, in gran parte militanti della non violenza, non hanno opposto resitenza fisica scegliendo l'approccio creativo e costruttivo; abbattuta una piccola scuola se ne farà un'altra, subito e si chiamerà "Osnovna šola" (scuola elementare), con una chiara allusione alle carenze culturali del potere. L'appello a raccogliere i mattoni necessari è stato già lanciato sulla rete. Ad ogni distruzione si risponderà con una nuova costruzione.