Continua in Slovenia la lenta agonia del governo di centrosinistra, con i consensi ai minimi storici: il premier Robert Golob deve fare i conti con ripetute dimissioni, guai giudiziari e la raffazzonata gestione del referendum sul nucleare civile. Neanche il centrodestra, però, se la passa troppo bene
La popolarità del governo di centrosinistra in Slovenia è oramai ai minimi storici. Quasi il 60% degli interpellati non supporta il suo operato ed i consensi si fermano intorno al 25%. L’esecutivo continua a perdere pezzi. Se ne vanno ministri e sottosegretari. Alcuni sono cacciati, altri si ritirano in buon ordine tornando al loro vecchio lavoro, passando ad altri incarichi o andando in pensione.
Il premier Robert Golob ora deve fare i conti anche con guai giudiziari. A suo carico è stato aperto un procedimento a causa delle pressioni che avrebbe esercitato per mettere in atto una serie di avvicendamenti nella polizia. La faccenda risale al periodo in cui era arrivato ai ferri corti con l’allora ministra dell’Interno, Tatjana Bobnar, che andandosene aveva lanciato una serie di accuse all’indirizzo del primo ministro. Lei poi si era immediatamente accasata nell’ufficio del Capo dello Stato in qualità di consulente, senza smettere di prendere di mira il primo ministro ed i suoi modi poco ortodossi.
La Presidente della Repubblica, Nataša Pirc Musar, anch’essa di centrosinistra, da tempo non sembra in ottimi rapporti con il governo. Forse non lo è mai stata, visto che si era candidata da indipendente e senza il formale supporto dei partiti di coalizione. Quello che è chiaro comunque è che non intende prendere ordini e che vuole fare di testa sua. La prova provata arriva anche dall’ultima proposta per la nomina del governatore della Banca centrale, dove il nome indicato non è quello più gradito a Golob ed al suo partito.
Intanto la politica slovena deve fare i conti con una serie di fallimenti. L’ultimo è relativo al referendum sull’uso pacifico dell’energia nucleare. A promuoverlo praticamente tutte le forze politiche, che per una volta avevano trovato un terreno comune su cui muoversi. Sul piatto c’era il raddoppio della centrale nucleare di Krško con la costruzione di un nuovo reattore.
Sulla questione dell’uso del nucleare i sondaggi dicevano che nel paese c’era un consenso altissimo. Ad opporsi solo la Sinistra, la più piccola forza di governo, che negli ultimi tempi sta facendo sentire il suo dissenso su svariati temi come, ad esempio, la fornitura di armi all’Ucraina e denuncia una politica troppo condiscendente nei confronti della Nato e di Israele.
Alla fine, complice la pubblicazione di una serie di intercettazioni su colloqui riservati tra le forze politiche sulla questione del nucleare, i partiti sono stati costretti a fare marcia indietro ed a revocare in fretta e furia, con un magheggio istituzionale, il referendum che era in programma a fine novembre. I giochi di palazzo ed il fastidio dei cittadini nei confronti dei politici avrebbe rischiato di trasformare la consultazione in un referendum sulla classe politica del paese ed il rischio che le cose si mettessero male per l’establishment non erano affatto trascurabili. Il progetto del raddoppio di Krško va comunque avanti e casomai il parere dei cittadini verrà sentito più avanti. Per realizzarlo ci vorranno comunque tanti anni e tanti soldi.
Proprio mentre le forze politiche erano impegnate per cercare di sbrogliare l’intricata matassa referendaria, Robert Golob e la sua corte erano in tutt’altre faccende affaccendati. Era dal 2006 che un premier sloveno non entrava nello studio ovale. L’ultima volta era toccato a Janez Janša, che era stato ricevuto da George W. Bush. Il presidente statunitense Joe Biden ha così ringraziato la Slovenia per il suo contributo dato nella faccenda dello scambio di spie, dove Lubiana ha messo a disposizione due agenti russi che operavano sotto copertura in Slovenia.
Il premier sloveno raggiante per essere riuscito ad entrare nella Casa Bianca, non ha mancato di postare video sui suoi social direttamente da lì per spiegare l’importanza di una simile visita. Ironicamente un editorialista del Dnevnik lo ha commentato dicendo che il senso di quello che aveva affermato Golob era che gli americani e gli sloveni messi assieme sono quasi 350 milioni e che insieme possono garantire la pace nel mondo.
Il centrosinistra sloveno con le sue riforme mancate, i suoi fallimenti, i bisticci tra Golob e la Pirc Musar, ed anche con gli intricati rapporti all’interno della coalizione ha le sue belle gatte da pelare, ma anche nel centrodestra le acque sono agitate. Janez Janša, l’ingombrante leader del centrodestra, ha sempre mal tollerato figure che fossero in grado di mettere in discussione la sua posizione dominante. Negli anni brillanti astri nascenti prima erano ascesi alle luci della ribalta e poi erano stati fatti miseramente rotolare nella polvere. L’ultima stella apparsa all’orizzonte era quella di Anže Logar, per decenni fedele scudiero di Janša.
Alle ultime presidenziali aveva fatto vedere tutto il suo talento dimostrando di avere la stoffa per prendere in mano il centrodestra. Aveva dato parecchio filo da torcere a Nataša Pirc Mosar e con la sua pacata retorica aveva soprattutto dimostrato di poter andare a raccattare molti voti al centro. Poteva essere l’asso nella manica del centrodestra per le prossime politiche. Per poter vincere avrebbe avuto bisogno che Janša gli lasciasse il timone dei Democratici, il più grande ed il più organizzato tra i partiti sloveni.
Alla fine, Logar è prima stato messo ai margini del partito, poi è stato cacciato dalle commissioni parlamentari in cui lo rappresentava ed alla fine è stato messo nella posizione di andarsene. Adesso farà un suo gruppo parlamentare e fonderà un proprio partito. Alle prossime politiche potrà sperare di entrare nuovamente in parlamento, ma nel prossimo futuro non potrà essere altro che una figura comprimaria della politica slovena. Uno scenario già visto in passato, dove gli astri nascenti si sono presto trasformati in meteore, che sono poi rapidamente spariti dalla scena.
La politica slovena così anche in futuro continuerà a riproporre il solito duello con janšisti da una parte e antijanšisti dall'altra. Negli anni e di governo in governo tutto cambia perché nulla cambi.