Nessun candidato è uscito vincitore dalle presidenziali slovene di domenica 23 ottobre. Ballottaggio quindi fra tre settimane. La sfida sarà tra Anže Logar e Nataša Pirc Musar. Grossa sconfitta per il premier Robert Golob che non è riuscito nemmeno a portare il suo candidato al secondo turno
Per designare il successore di Borut Pahor bisognerà aspettare ancora tre settimane, quando al ballottaggio gli sloveni sceglieranno il nuovo presidente della repubblica. Al secondo turno, che si terrà il 13 novembre, si sfideranno Anže Logar, che ha ottenuto dal 33,96% degli elettori, e Nataša Pirc Musar, che è stata votata dal 26,87%. L'affluenza alle urne è stata del 51,06%. Il candidato di Movimento Libertà e dei Socialdemocratici Milan Brglez si è fermato invece al 15.41%, l'indipendente Vladimir Prebilič ha ottenuto il 10,99, Sabina Senčar di Resni.ca ha raggiunto il 5,95%. Il candidato di Nuova Slovenia Janez Cigler Kralj ha totalizzato il 4,35 %, mentre quello della Sinistra Miha Kordiš il 2,80%.
A contendersi il prestigioso scranno saranno quindi Anže Logar, tecnicamente indipendente, ma delfino di Janez Janša, e Nataša Pirc Musar ambiziosa avvocata di successo, anch’essa formalmente indipendente, ma appoggiata dagli ex presidenti Milan Kučan e Danilo Türk. Ancora una volta gli sloveni si troveranno a scegliere tra Kučan e Janša i due eterni antagonisti della politica slovena, i padroni indiscussi del centrodestra e del centrosinistra nazionale.
Logar è stato il vincitore indiscusso della tornata, la sua vittoria di tappa non è stata mai messa in discussione sin dai sondaggi. In tutte la campagna elettorale ha tentato di affrancarsi dal suo padrino politico, cercando di passare per un moderato e non per il fedele scudiero dell’ex premier. A dargli una mano anche Janez Cigler Kralj, candidato dei democristiani di Nuova Slovenija - un partito conservatore che gravita intorno agli ideali di Dio, patria e famiglia - che ha subito accusato Logar di essere un centrista, invitando pertanto la destra slovena a votare per lui.
Nataša Pirc Musar, l'ennesimo volto nuovo tirato fuori dal cilindro dal centrosinistra, non è mai stata eletta direttamente dai cittadini e non ha mai ricoperto cariche politiche di rilievo. L’ex garante della privacy, in questa campagna elettorale ha dovuto battagliare con gli altri candidati della sua area per arrivare al ballottaggio; ma anche lei sin dai primi sondaggi è sempre stata data al primo o al secondo posto in questa corsa elettorale. La sua speranza è che vada com'è andata nel 2007, quando al primo turno vinse il democristiano Lojze Peterle, ma al secondo trionfò Danilo Türk con quasi il 70% dei consensi. All’epoca l’ex funzionario delle Nazioni Unite riuscì a raccogliere tutti i voti del centrosinistra e forse anche qualcosa in più. Questa volta il suo cammino potrebbe essere più arduo, visto che i sondaggi al momento, la danno perdente in un ballottaggio con Logar. I suoi sostenitori intanto già da giorni stanno cercando di correre ai ripari chiamando a raccolta il popolo del centrosinistra per cercare di farlo andare ancora una volta a votare contro Janez Janša. L'operazione nelle precedenti tornate è sempre riuscita, ma ora l'impresa potrebbe essere più ardua del solito.
Sarà l’ennesima volta che per scegliere il capo dello stato si andrà al ballottaggio. L’unico che era riuscito a farsi eleggere per due volte consecutive al primo turno fu Milan Kučan, che nel 1992 raccolse il 63,9% dei voti e quattro anni più tardi il 55,6%. A Janez Drnovšek per venir eletto ci vollero due turni e così anche a Danilo Türk e a Borut Pahor. Quest’ultimo è stato l’unico, oltre a Kučan, a ricoprire l'incarico per tutti e due i mandati, limite massimo previsto dall'ordinamento giuridico nazionale.
La grande sconfitta di questa tornata è la coalizione di governo ed in particolare il premier Robert Golob, che dopo aver stravinto le elezioni di aprile non è riuscito nemmeno a portare il suo candidato al secondo turno. Il maldestro premier prima ha tentato di imporre ai suoi alleati Marta Kos, una brillante ex diplomatica che non avrebbe sfigurato nel palazzo presidenziale, e poi ha appoggiato Milan Brglez, un signorile eurodeputato socialdemocratico che in passato non aveva mancato di far sentire la propria voce in difesa dei diritti dei rifugiati.
Socialdemocratici e Movimento libertà non hanno, però, fatto molto per aiutarlo nella sua campagna elettorale e visto che i sondaggi andavano male lo hanno praticamente abbandonato al suo destino; mentre la Sinistra, terzo partito di governo, ha fatto persino scendere in campo un suo candidato. Il piccolo partito marxista ha tirato fuori dal mazzo Miha Kordiš, uno dei suoi esponenti più radicali: nostalgico di Tito, anticapitalista, contro la NATO, con posizioni talmente nette che al suo cospetto Nicola Fratoianni sembrerebbe un moderato.
Il risultato è stato di aver rottamato o quasi la Kos e Brglez, due figure che avrebbero potuto giocare un ruolo nel disastrato centrosinistra sloveno; ma soprattutto di aver incrinato la vittoria elettorale appena raggiunta. Uno scenario consueto nel centrosinistra che cerca sempre un uomo in grado di impedire a Janez Janša di vincere le elezioni politiche, per poi iniziare il giorno successivo a minare la sua autorità.
Con la sconfitta alle presidenziali i partiti di governo sono più deboli e potrebbero uscire con le ossa rotte tra alcune settimane, quando nel paese sono in programma le elezioni amministrative, dove Movimento Libertà di Robert Golob, nato solo pochi mesi fa e senza una reale presenza sul territorio, potrebbe avere una certa difficoltà a fa eleggere i suoi sindaci. Il disastro potrebbe essere completo se poi il governo dovesse perdere i tre referendum proposti dall’opposizione in programma a fine novembre.