I sondaggi lo davano favorito. E non sono stati smentiti. Danilo Türk, centro-sinistra, è il nuovo presidente sloveno. Nonostante la retorica denigratoria impugnata dalla destra e dal governo per recuperare il consenso degli elettori
Danilo, 55 anni, cattedratico di diritto internazionale, già ambasciatore sloveno alle Nazioni Unite ed ex consigliere politico di Kofi Annan, sarà il terzo presidente della Slovenia. Al secondo turno delle quarte elezioni presidenziali di questo paese il candidato del centrosinistra si è imposto con un plebiscitario 68,26 % contro il 31,74 % del candidato sostenuto dal centrodestra Lojze Peterle.
La partecipazione alle urne è stata del 57,78% degli aventi diritto al voto. Al primo turno Peterle aveva ottenuto il 28,5% mentre a Türk era andato il 24,6% dei voti. Sul candidato conservatore è quindi confluito solo circa il 4% dei rimanenti voti, mentre Türk ne ha catalizzati oltre il 43%. Per il candidato del centrosinistra hanno votato sia gli elettori del candidato liberaldemocratico Mitja Gaspari, arrivato terzo al primo turno, sia la maggiorparte di quelli (soprattutto giovani) che avevano sostenuto l'ultranazionalista Zmago Jelinčič, piazzatosi al quarto posto.
La schiacciante vittoria di Danilo Türk, già annunciata dai sondaggi preelettorali, rappresenta un durissimo colpo non solo per Lojze Peterle, uno dei "padri fondatori" dello stato, primo premier della Slovenia indipendente e oggi eurodeputato conservatore, partito come favorito e affondato drammaticamente domenica scorsa, bensì anche per l'attuale premier sloveno Janez Janša che, archiviate alcune diatribe con il vecchio alleato democristiano e conscio che si trattava di una prova generale della tenuta della maggioranza di governo, nel secondo turno ha puntato tutto su Peterle, schierando in campo, tra i suoi sostenitori più in vista, persino la propria attraente promessa sposa Urška Bačovnik, reginetta dei rotocalchi e - nei piani di Janša - piatto forte da offrire in pasto agli elettori - in un format da nozze regali - nelle prossime politiche del 2008.
Tentativo sciupato. La destra slovena, visto il vantaggio di cui godeva Türk nei sondaggi dopo il primo turno e in un tentativo maldestro di risollevare le sorti di Peterle, aveva optato per una campagna diffamatoria nei confronti dell'ex diplomatico. Abbandonati i panni di gentleman moderato, Peterle, ma al suo fianco anche Janša e, con un comunicato ufficiale, persino il ministero degli Esteri, entrato a sorpresa nella mischia presidenziale in dirittura d'arrivo, aveva accusato Türk di essere stato un doppiogiochista filo-jugoslavo negli anni cruciali dell'indipendenza slovena.
La retorica nazionalista e denigratoria impugnata dalla destra e dal governo per recuperare il consenso degli elettori, si è in verità rivelata un boomerang, un anacronismo controproducente. Altamente nocivo per Peterle è stato inoltre l'appoggio concessogli in termini umilianti dal controverso sindaco di Capodistria Boris Popovič dopo che il candidato conservatore aveva estromesso dal proprio staff elettorale il suo primo responsabile Marko Pogorelc, ex direttore della polizia, un enigmatico personaggio particolarmente vicino ai vertici della chiesa cattolica. Pogorelc però era inviso a Popovič in quanto direttore della polizia ai tempi del suo arresto avvenuto quattro anni fa nel corso delle indagini sui suoi presunti illeciti.
Popovič aveva minacciato di tappezzare tutta la Slovenia con jumbo manifesti anti-Peterle nel caso questi non si fosse immediatamente sbarazzato di Pogorelc. Detto, fatto. Il giorno dopo la minaccia del sindaco capodistriano Peterle preso dalla disperazione fa penitenza e annuncia che Pogorelc si è dimesso per motivi personali. Popovič soddisfatto dichiara il suo appoggio al candidato delle destra ma la blamage e l'umiliazione che ne derivano affossano ulteriormente le speranze di Peterle. Il noto analista sloveno Vlado Miheljak constaterà poi che con quel gesto il candidato conservatore ha in verità sprecato l'ultima vera occasione di rimontare un po' la china. Una campagna contro di lui firmata da un personaggio come Popovič lo avrebbe probabilmente aiutato.
Ora la destra slovena si lecca le ferite constatando amaramente che la sua vecchia retorica "risorgimentale" non fa più presa e che una bella fetta del suo stesso elettorato ha preferito votare per un politico "senza meriti" neé aloni eroici come Danilo Türk. Quest'ultimo ha capitalizzato l'appoggio di tutta l'opposizione di centrosinistra (socialdemocratici, liberaldemocratici, partito Zares) e pur rinunciando di flirtare con gli elettori dell'ultranazionalista Zmago Jelinčič, che al primo turno aveva mietuto quasi il 20 % dei voti, ne ha attirato l'appoggio.
Nelle ultime battute Türk aveva dichiarato di non contare sui voti di chi fa un inaccettabile uso del linguaggio dell'odio. Per gli osservatori la sonora sconfitta di Peterle è anche una risposta degli sloveni alla strapotenza della chiesa cattolica, cui l'europarlamentare è particolarmente vicino. Con il governo Janša la chiesa è diventata un potere onnipresente che ha recuperato persino proprietà feudali come i boschi del parco naturale del Triglav e la famosissima isola nel lago di Bled, un potere al quale l'attuale governo offre, tra l'altro, la piena parificazione degli gli istituti scolastici privati (leggi cattolici) con quelli pubblici nella ripartizione dei finanziamenti statali.
La sconfitta per la maggioranza che regge il governo Janša è ancora ancora più amara per il "no" degli elettori al disegno di legge sulla gestione finanziaria delle assicurazioni (parastatali) Triglav. Contemporaneamente alle elezioni presidenziali domenica scorsa gli elettori sloveni hanno infatti votato anche per il referendum indetto su questa questione. Oltre il 70% degli elettori ha sfiduciato il governo votando contro la sua intenzione di trasferire gli utili della Triglav ad una delle proprie agenzie di credito per coprire i buchi dell'attuale sistema previdenziale e poter poi privatizzare la società più facilmente. Contro la legge erano schierati anche i partiti di opposizione.
Con Danilo Türk vince e festeggia anche il centrosinistra che nel secondo turno si è ritrovato unito, dopo tante divisioni, in una sorta di preludio alla coalizione che potrebbe affermarsi alle elezioni politiche previste tra un anno.