Entroterra istriano

La saga del contenzioso territoriale sloveno-croato approda a Bruxelles e a Strasburgo e la patata bollente del confine tra i due paesi ex jugoslavi finisce alla commissione esteri del parlamento europeo. A Lubiana fastidio e molto imbarazzo

19/03/2007 -  Franco Juri

E' la prima volta che un'ipotesi di arbitrato tra Slovenia e Croazia viene presa in considerazione anche in ambito europeo. Fin'ora Bruxellles si era astenuta dall'intervenire o opinare sulle polemiche tra Zagabria e Lubiana.

La tiratina d'orecchi, particolarmente dolente per la diplomazia del ministro degli Esteri sloveno Dimitrij Rupel, è arrivata qualche settimana fa dall'europarlamentare austriaco Hannes Swoboda, relatore per i rapporti dell'UE con l'associata Croazia, che aveva auspicato l'opzione dell'arbitrato internazionale per il confine conteso se i due paesi ex jugoslavi non fossero in grado di accordarsi su un negoziato bilaterale.

Gli aveva fatto eco lo stesso presidente del parlamento Poettering che però subito dopo, incalzato da Rupel, aveva chiarito: "l'arbitrato è solo una delle soluzioni possibili. Un accordo bilaterale resta comunque preferibile e più razionale".

L' arbitrato sui contenziosi di confine ormai, incancreniti da posizioni sempre più massimaliste, viene proposto da Zagabria mentre Lubiana cerca di evitare in ogni modo il ricorso ad istituzioni internazionali qualificate per la soluzione di contenziosi territoriali o di frontiera. La tesi, ripetutamente dichiarata del ministro degli Esteri sloveno, è che l'appartenenza a pieno titolo della Slovenia all'UE offre a questa un vantaggio che va sfruttato nel contenzioso bilaterale con la Croazia, la quale, essendo un paese candidato ansioso di entrare nell'UE, sarebbe di fatto vulnerabile.

Questo atteggiamento, che ricorda da vicino ma in termini ancor più goffi, il condizionamento della Slovenia da parte dell'Italia negli anni '90 per la questione dei beni abbandonati in Istria, atteggiamento ostentato a più riprese con voce grossa da Rupel, ha cominciato ad infastidire anche il resto dell'UE.

La preoccupazione è accentuata anche dal fatto che la Slovenia, nel primo semestre del 2008, presiederà l'Unione dei 27. Ecco perché i segnali europei ad entrambi i paesi affinché avviino almeno un negoziato o un arbitrato si moltiplicano in questi giorni. E la proposta croata di portare il contenzioso nelle sedi internazionali preposte (Corte dell'Aia o quello marittimo di Amburgo) sta facendo breccia anche nelle principali istituzioni europee.

Arbitrato? Se proprio ci dev'essere - rispondono all'unisono i partiti sloveni - si faccia per tutto il confine e non solo per quello di mare ancora non definito. La frontiera di terra in verità già esiste essendo sancita dal principio Badintern secondo cui quella che fu la linea di demarcazione tra repubbliche jugoslave è diventata linea di confine tra stati sovrani.

Ci sono comunque alcune zone grigie, su cui il consenso degli stati è solo provvisorio e condizionato da una soluzione condivisa per tutto il confine. Le zone d'ombra hanno creato diversi momenti di tensione, soprattutto in Istria e nel Prekmurje/Međimurje, dove - a Hotiza sul fiume Mura - si sfiorò qualche mese fa lo scontro armato.

Ma dopo 15 anni di incidenti e dopo il tentativo di compromesso siglato da Janez Drnovšek e Ivica Račan nel 2001 - inficiato però dalla Croazia che lo rifiutò per le pressioni politiche del parlamento - la soluzione bilaterale sembra essersi allontanata ulteriormente. E mentre Rupel fa leva sui vantaggi UE senza chiedere il parere degli altri partner europei, alcuni deputati sloveni massimalizzano le posizioni negoziali slovene riabilitando persino l'idea di un confine da spostare altrove, molto più a sud, un confine che in Istria segua aquello dell' ex Zona B, sul fiume Quieto (Mirna).

Per immaginare a quali conseguenze porterebbe una rivendicazione di questo genere, nel caso venisse avvallata dal parlamento, basti dire che una modifica del confine di tale portata significherebbe l'annessione slovena di una buona fetta dell'Istria nord occidentale e delle cittadine e dei comuni (sin dal 1954 ,anno in cui si estinse il Territorio Libero di Trieste, sotto giurisdizione croata) di Buie, Umago, Cittanova, Portole, Momiano e Grisignana.

Montano intanto rabbia e frustrazione. Rupel vola a Strasburgo per contrastare l'opera di convincimento pro-arbitrato della sua omologa Kolinda Grabar Kitarović e al relatore Hannes Swoboda spiega irritato che la Slovenia "per il suo status di paese membro non può essere trattata alla stregua della Croazia che è una semplice candidata".

Ma la rabbia di Rupel si scaglia poi anche sui giornalisti. Dopo aver accusato spesso di defezione le penne critiche e non nazionaliste che auspicano una soluzione rispettosa del diritto internazionale sulla stampa del proprio paese, il ministero degli Esteri pubblica sul proprio portale una decina di punti con cui accusa veementemente il governo e la stampa croati di inasprire "con menzogne" i rapporti tra i due paesi ed elenca "una serie di passi unilaterali intrapresi da Zagabria a danno della sovranità territoriale slovena".

Tra i passi unilaterali elencati ci sono persino i vasi di fiori con cui la polizia croata di confine ha sbarrato il sentiero che Joško Joras - lo sloveno ribelle, giunto in Istria negli anni '80 da Maribor, che si rifiuta di riconoscere la sovranità croata sulla propria particella a sud del fiume Dragogna - aveva tracciato per evitare il controllo al valico di frontiera.

E mentre la polemica sul confine continua incandescente un nuovo fronte tra Croazia e Slovenia si apre sulla questione del mercato immobiliare. Il premier sloveno Janez Janša accusa Zagabria di impedire il libero accesso dei cittadini sloveni ai beni immobili croati. "Un problema" sottolinea Janša "ben più grave del contenzioso di confine".

Secondo il premier l'acquisto di un immobile in Slovenia da parte dei cittadini croati sarebbe possibile in base alla vigente legislazione, mentre sarebbero 3 mila gli sloveni in vana attesa dello stesso diritto in Croazia. Ma Zagabria replica per voce dell'ambasciatore a Lubiana Mario Nobilo che elenca quattro casi in cui le autorità slovene non hanno concesso a cittadini croati il diritto di acquisto di un immobile. Le elezioni presidenziali sono alle porte e anche quelle politiche in Slovenia si avvicinano annunciando una forte carica anticroata di taglio bipartisan.E altrettanto, come in uno specchio antisloveno, sta accadendo in Croazia.