Un gruppo di manifestanti con posizioni negazioniste rispetto all'esistenza del Covid-19 ha fatto irruzione negli studi televisivi dell'emittente pubblica slovena. Intanto salgono i contagi e si riscalda il dibattito sulle misure per contenerli
Stazionavano da quattro mesi a Lubiana nello spazio antistante alla RTV di Slovenia. Il Movimento dei Cittadini Consapevoli non aveva mancato di coprire di offese i giornalisti del servizio pubblico, di disturbarli con costanti schiamazzi sotto le finestre dei loro uffici e persino di penetrare nell’atrio dell’edificio. I manifestanti chiedevano di essere ricevuti dalla dirigenza dell’ente radio televisivo e di poter ottenere degli spazi per poter raccontare al paese la “verità” sul coronavirus, sui tamponi e sul vaccino. Tra le loro balzane teorie c’era anche quella secondo cui con il tampone verrebbe inserito nel setto nasale del grafene, che entrando in circolo avrebbe consentito di prendere il controllo sui singoli individui. Nei giorni scorsi aveva fatto il giro della rete anche un divertente siparietto tra un volto noto della televisione ed i manifestanti. Il conduttore, che stava lasciando lo stabile, ha perso la pazienza tanto che s’è detto pronto a scommettere 1000 euro che il virus esiste realmente e ha invitato i contestatori ad andare a spiegare le loro teorie da un'altra parte. In ogni modo le proteste erano regolarmente autorizzate e nonostante le denunce presentate alla polizia ed i moniti delle stesse forze dell’ordine la prefettura non ha mai revocato l’autorizzazione.
A capeggiare quel manipolo di persone un pittoresco personaggio: Ladislav Troha, ex maggiore dell’esercito sloveno, passato alla ribalta quasi una ventina d’anni fa quando prima denunciò una serie presunte irregolarità nell’esercito e poi stazionò per mesi sotto l’asta della bandiera nella piazza del parlamento con tanto di chitarra in mano. Al suo attivo una candidatura alle presidenziali del 2012, ma anche uno sciopero della fame ed una sparizione di 5 mesi, che lui disse essere stato un rapimento. In sintesi, un bizzarro protagonista della vita politica extraparlamentare slovena, ora tornato alla ribalta con una nuova messianica vocazione “no vax”.
Venerdì scorso, proprio mentre era in corso per le vie della città la consueta manifestazione antigovernativa organizzata della sinistra extraparlamentare, Troha, con una ventina di suoi adepti ha deciso di rompere gli indugi cercando di prendersi la scena. E’, quindi, penetrato nell’edificio della televisione slovena, semplicemente scavalcando i tornelli all’ingresso. Arrivato, poco dopo le 20, nello studio di Odmevi, la più prestigiosa trasmissione di approfondimento giornalistico, in programma alle 22 sul primo programma di TV Slovenia, ha chiesto invano a cameraman e tecnici di accendere le telecamere e di mandarli in diretta sul programma nazionale. La polizia, arrivata dopo pochi minuti, ha provveduto a sgomberare lo studio senza usare le maniere forti e limitandosi a prendere le generalità degli occupanti, che poi hanno continuato a stazionare e protestare nei pressi della RTV. Il tutto è stato trasmesso dal movimento di Troha in una lunga diretta facebook, che ha fatto il giro della rete. Immediata la condanna di tutte le forze politiche, anche se dal centrodestra non sono mancati una serie di distinguo ed anche di accuse rivolte agli stessi giornalisti, rei di fare propaganda antigovernativa e di aver dato sin troppo spazio ai detrattori delle misure per far fronte al covid-19.
Intanto le cose nel paese si stanno mettendo male. La Slovenia è tornata in zona rossa, i contagi stanno crescendo in maniera esponenziale, gli ospedali, le terapie intensive si stanno riempiendo e gli sloveni sembrano non credere nel vaccino, anzi sembrano sempre più convinti della sua pericolosità. Il numero di vaccinati con la prima dose non supera il 50% ed il governo non pare avere né la forza né la volontà di imporre nuove restrizioni, tanto che l’imposizione del Green pass, per accedere a un sempre maggior numero di luoghi e servizi, potrebbe essere mitigata da una sempre più diffusa possibilità di usare i tamponi fai da te. Insomma, sembrerebbe che si andrà sulla fiducia.
Per una buona fetta del paese, comunque, il problema principale non è il coronavirus ma Janez Janša ed il suo governo di centrodestra, così, mentre gli uomini di Troha facevano irruzione alla televisione, i manifestanti del venerdì erano ancora una volta scesi in piazza per la solita protesta, questa volta all’insegna dell’antifascismo. Nell’occasione non si è mancato di prendersela nemmeno con il presidente della repubblica Borut Pahor. Dalla scalinata del movimento alla Rivoluzione, in piazza della Repubblica, uno degli oratori - tra le urla di approvazione dei presenti al grido “morte al fascismo-libertà ai popoli - ha parlato del suo “vergognoso gesto” dello scorso anno quando, assieme al capo dello stato italiano Sergio Mattarella, ha reso omaggio alla foiba di Basovizza e a quelle che sono state definite le “immaginarie vittime italiane”.
Va ricordato che i due presidenti subito dopo hanno reso omaggio ai quattro antifascisti sloveni condannati a morte nel 1930 con una sentenza di un tribunale speciale. La manifestazione è terminata davanti al ministero della Cultura, già da tempo al centro delle polemiche per aver concesso lo status di organizzazione d’interesse pubblico ad una associazione, il cui presidente ha manifestato evidenti simpatie neonaziste, tanto da aver scritto sui social che a suo avviso Hitler era un eroe. Ad arringare la folla, in piedi su un bidone della spazzatura, Erik Valenčič, un giornalista che da anni scrive delle presunte connessioni tra i gruppi di estrema destra ed i democratici di Janez Janša.