Una radicale riforma del sistema radiotelevisivo pubblico. La sta portando avanti a colpi di maggioranza il governo di centrodestra guidato da Janez Janša. In vista meno potere alle sedi regionali ed un aumento drastico di quelli in mano al direttore generale. Contraria la maggioranza dei giornalisti sloveni
E' allarme rosso in Slovenia per la minaccia all' autonomia dei giornalisti radiotelevisivi. Da pubblica e fondamentalmente plurale la Radiotelevisione slovena (Rtvslo) diventerà - con la nuova legge varata dal governo Janša e mandata in questi giorni in parlamento - "di stato", anzi di governo.
Insorgono all'unisono l'associazione e il sindacato dei giornalisti sloveni. La manovra legislativa firmata dal ministro della cultura Vasko Simoniti centralizza di fatto l'amministrazione dell'ente pubblico, trasformando i centri regionali, tra cui anche quello di Capodistria che comprende le emittenti della minoranza italiana in Istria e quello di Maribor, in semplici uffici di corrispondenza della centrale lubianese. Aumentano drasticamente i poteri decisionali del direttore generale che nominerà direttamente i caporedattori e diminuiscono quelli delle redazioni.
Ma il passo più preoccupante della legge riguarda la sostituzione dell'attuale Consiglio della Rtvslo, composto fin'ora nel rispetto della pluralità d'interessi e di quella politica del paese in base a deleghe autonome delle singole categorie rappresentate (politica, giornalismo, università, sindacati, mondo imprenditoriale, società civile) secondo una chiave relativamente equa anche se non ideale, con un »Comitato di programma« composto da 29 rappresentanti di categoria, dei quali solo 8 saranno eletti autonomamente, 21 invece saranno investiti dal parlamento, vale a dire dalla maggioranza politica. I membri del comitato saranno formalmente autonomi e svincolati dai partiti politici. Secondo la legge essi dovranno infatti dimostrare di non aver avuto funzioni politiche per almeno 10 anni. Ma si tratta di un escamotage poco convincente in quanto i partiti di governo, spalleggiati dalla chiesa cattolica, mantengono un controllo capillare su una buona fetta della »società civile«.
I 21 membri del comitato, accuratamente scelti ed eletti dalla coalizione di governo, ne dovranno senz'altro tenere conto. Il comitato di programma eserciterà un ruolo decisivo; nel caso le nomine del direttore venissero contestate dalle redazioni, sarà infatti il comitato a decidere in ultima istanza. La Slovenia piomba così, anche stando alle reazioni delle organizzazioni giornalistiche euroepee, tra i paesi che più minacciano l'autonomia e la libertà di chi informa.
I giornalisti sloveni criticano aspramente anche il metodo scelto dal governo per »nazionalizzare« in tempi rapidi la Rtvslo. La prima bozza di legge era stata approntata in gran segreto dal ministro Simoniti e proposta il primo aprile scorso con procedura d'urgenza. Difronte alla ferma protesta dei giornalisti, dei sindacati e dell'opposizione, che reclamano un dibattito pubblico quanto più ampio sulla legge ed un suo iter regolare , il governo ha fatto un apparente dietrofront, ma solo per modificare cosmeticamente alcuni articoli, mantenendo intatta la sostanza più contestata; la centralizzazione, i poteri del direttore nonchè la composizione e l'elezione del comitato di programma.
Il ministro della cultura si è detto pronto a recepire in parte le osservazioni delle associazioni sindacali e di categoria giornalistiche, ma alla fine ha mandato al governo, questa volta con procedura ordinaria, una legge che il sindacato dei giornalisti definisce inaccettabile da capo a piedi. Il governo punta ora sul divide et impera, cercando alleanze tra quei giornalisti e redattori che, tradizionalmente vicini all'area di governo, potrebbero trarre dal nuovo meccanismo di gestione dell' ente radiotelevisivo qualche vantaggio personale.
Messo il silenziatore, con qualche promessa di bilancio di facile realizzazione, anche alla solitamente critica minoranza italiana, il cui deputato al seggio specifico Roberto Battelli appoggia pragmaticamente il governo di centrodestra, la centralizzazione dei centri regionali non dovrebbe essere per Lubiana un grosso problema politico. La presa della rocccaforte pubblica radiotelevisiva, considerata strumento fondamentale nell'informazione e nella manipolazione dell' opinione pubblica, è per Janez Janša un imperativo alla luce dei grossi e radicali cambiamenti che la sua compagine governativa è in procinto di realizzare specie nella sfera economica e sociale. Un giornalismo imbavagliato dovrebbe rendere più facile, nei piani di Janša, un avvio meno conflittuale della strategia neoliberista messa a punto da Mićo Mrkaić e dal suo gruppo di consiglieri economici .