Urna elettorale in Slovenia © Matej Kastelic/Shutterstock

© Matej Kastelic/Shutterstock

Alle elezioni politiche di ieri gli sloveni hanno ancora una volta scelto un volto nuovo, Robert Golob del Movimento Libertà, il cui slogan è stato "La gente balla". Un ex manager con poca esperienza politica che passerà direttamente dalla guida di una azienda alla sala di comando di un paese

25/04/2022 -  Stefano Lusa Capodistria

Il neocostituito Movimento Libertà di Robert Golob, con il 34,5% dei voti, stravince le elezioni in Slovenia. Mai nessuno aveva conquistato tanti seggi in parlamento. Ora gli mancano solo 5 deputati per arrivare alla maggioranza assoluta, tanto che potrebbe accontentarsi di un solo alleato per governare. I democratici di Janez Janša, con il 23,5% perdono poco più del 1%, ma in termini assoluti aumentano il loro pacchetto di deputati. Bene i democristiani di Nuova Slovenia, che sfiorano il 7%, poco sotto i Socialdemocratici. Entra per un soffio alla camera anche la Sinistra radicale, che supera lo sbarramento del 4%.

Rottamati due ex capi di governo. Alenka Bratušek e Marjan Šarec, che con i loro rispettivi partiti restano fuori dal parlamento. Analoga sorte anche per il ministro dell’Economia Zdravko Pocivalšek, che aveva ereditato il suo partito da Miro Cerar, un altro che aveva vinto dal nulla le elezioni e che aveva assunto le redini dell’esecutivo prima di uscire rapidamente dalla scena politica slovena. Sparisce il Partito dei pensionati, che nelle precedenti elezioni aveva sempre fatto il tergicristallo tra i governi di centrodestra e di centrosinistra. Non passano nemmeno i nazionalisti di Zmago Jelinčič, che nell'ultimo dibattito televisivo se n’era andato indispettito prima della conclusione della trasmissione, finendo a gambe all’aria e regalando così al paese un momento di sublime comicità.

L’Alleanza dell’arco costituzionale, che aveva dato battaglia in parlamento al governo Janša, ne esce distrutta. I loro inconsistenti leader, convinti di poter ambire a prestigiosi incarichi di governo, non hanno saputo costruire un progetto politico credibile e i cittadini hanno preferito affidarsi ad un volto nuovo per mandare all'opposizione Janša.

Toccherà a Robert Golob guidare la Slovenia. Ieri sera con un sorriso smagliante si è presentato di fronte agli elettori dicendo che “la gente balla”, era stato lo slogan che aveva usato anche negli ultimi giorni di campagna elettorale, per parlare dell’entusiasmo che stava dimostrando la popolazione per le elezioni e per la prospettiva di liberarsi del governo di Janez Janša. A testimoniarlo il massiccio afflusso alle urne, superiore di quasi venti punti percentuali rispetto a quattro anni fa: 70% contro il 52%.

Ora l’ex manager goriziano, di un gigante della distribuzione elettro energetica, andrà ad occupare la poltrona di primo ministro. Con lui a Lubiana porta un consistente gruppo di deputati alla prima esperienza nella politica che conta. Era già successo nelle precedenti tornate elettorali e non finì bene. Gli sloveni comunque hanno ancora una volta scelto un volto nuovo, un uomo con poca esperienza politica che passerà direttamente dalla guida di una azienda alla sala di comando di un paese.

Questa volta Golob, potrà contare su un quadro politico semplificato. Rispetto a quattro anni fa i patiti in parlamento non saranno più nove, ma solo cinque. I naturali alleati sembrano essere i socialdemocratici, che senza più gli altri partitini dell’ala liberale e con la Sinistra radicale depotenziata non potranno giocare a minare sin da subito Golob ed il suo governo.

Visti i numeri il leader del Movimento Libertà potrà essere libero di lasciare fuori dall’esecutivo la scomoda Sinistra radicale, che, togliendo l’appoggio esterno al governo Šarec per futili motivi, ha avuto il merito di contribuire a riconsegnare il paese per due anni in mano al centrodestra. Potrebbe però anche mirare ad una alleanza ben più ampia, coinvolgendo nel governo anche i democristiani di Nuova Slovenia, per superare la tradizionale divisione che nel paese continua a rimanere granitica tra destra e sinistra e che solo in rare occasioni si è riusciti a superare.

In ogni modo più che per Golob e il suo indefinito programma gli sloveni hanno ancora una volta votato contro Janez Janša e contro il suo progetto politico. Per il leader del centrodestra l’intento non era altro che liberare la Slovenia dal suo passato comunista e da quegli uomini legati al vecchio regime che continuano a controllarla. I suoi oppositori invece erano convinti che bisognasse evitare a tutti i costi che la Slovenia diventasse l’ennesima democrazia illiberale dell’Europa di mezzo. Sta di fatto che Janša non ha mai nascosto le sue velleità di ridisegnare il paese e non ha rinunciato ai suoi propositi nemmeno quando non ha più avuto una solida maggioranza in parlamento. In questi mesi non ha mancato di piazzare un po’ dappertutto i suoi uomini e di prendere il controllo di svariate strutture. Ora Golob promette di cancellare rapidamente tutta una serie di provvedimenti considerati dannosi e di ridare alla Slovenia entusiasmo e libertà.

Ancora una volta lo scontro è tra due visioni politiche, che sembrano inconciliabili ed incapaci di dialogare tra loro. Un paese prigioniero di una “guerra civile” permanente, dove destra e sinistra non sembrano riuscire a trovare spazi di mediazione. Lubiana torna, così, a guardare ad Occidente, dopo che per due anni aveva tentato di ancorarsi saldamente al centro Europa ed in particolare al gruppo di Visegrád. Alla fine dopo questo voto ci si risveglia in un paese che oggi sembra più allineato alla Francia che all'Ungheria. Per molti è una liberazione, per altri un dramma.