A giugno il 15mo anniversario dell'indipendenza. Il governo ha proposto di inserire nelle celebrazioni una parata militare. Ma la proposta di portare i cingolati sull'asfalto non è piaciuta a tutti
"L' esperienza conferma che una nazione meno è evoluta sul piano culturale ed economico piu' ha bisogno di grandi manifestazioni pubbliche.... L' anniversario della Liberazione quale ricordo del primo giorno di pace meriterebbe ben altro che una dimostrazione di armi, equipaggiamento militare e marce marziali. Ma da noi le manifestazioni pacifiste sono proibite, persino l' incipiente movimento pacifista viene visto con sospetto"
Così scriveva su Mladina nel 1985, alla vigiglia della parata militare di Belgrado dedicata al 40mo anniversario della vittoria sul nazifascismo, l'allora dissidente e pacifista Janez Janša. Alcuni giornali - tra cui Mladina - hanno in questi giorni ripubblicato il citato articolo più o meno integralmente per un motivo molto simile a quello che ispirò il suo coraggioso autore 21 anni fa.
Il governo sloveno ha proposto di inserire nelle celebrazioni del 15mo anniversario dell'indipendenza slovena, il prossimo 25 giugno, anche una parata militare in piena regola il cui percorso seguirebbe - per la gioia dei cittadini di Lubiana - la centralissima Slovenska cesta.
L' idea sarebbe caldeggiata dai consiglieri più stretti del premier, primo fra tutti Aleksander Zorn, un ex intellettuale di spicco dell'area »Nova revija« che - come lo stesso Janša - in questi ultimi 15 anni ha cambiato le proprie idee sull' inadeguatezza delle parate militari.
Ma Zorn in verità è solo un capo cerimoniere. La voglia di parata sarebbe in verità maturata nei circoli militari vicinissimi per tradizione e fedeltà a Janša tanto più dopo la professionalizzazione dell'esercito e la piena riabilitazione di tutti quanti, nel 1994, caddero in disgrazia per il sospetto di tramare a favore dell'allora ministro della Difesa (Janša appunto) esonerato in tronco da Drnovšek per lo scandalo di Depala vas, dove alcuni agenti dell'intelligence militare arrestarono e malmenarono un informatore della polizia, accusato da Janša di fiancheggiare l'allora presidente Milan Kučan.
Secondo alcune fonti, oggi messe a tacere nell'interesse di tutti, nel 1994 si sfiorò il colpo di stato o per lo meno uno scontro tra esercito e polizia. La destituzione di Janša fu accompagnata da una imponente manifestazione di piazza con gli skin head in prima fila che gridavano »al tradimento!« inneggiando al ministro.
Quella storia ormai sembra lontana e nessuno ormai ne parla più. Eccessi di gioventù. Ma tutti i protagonisti di allora oggi siedono su poltrone vip e nell'esercito la vera eminenza grigia sembra essere il brigadiere Tone Krkovič l'alto ufficiale più fedele al presidente del governo. Un militare che alla TV tiene volentieri anche lezioni di morale, filosofia, etica e politica.
Ma la proposta di portare i cingolati sull'asfalto della capitale non è piaciuta a tutti. Il primo a opporsi senza mezzi termini è stato naturalmente il presidente della Repubblica Janez Drnovšek, che tra l'altro è il comandante supremo delle forze armate. L'irritazione di Drnovšek è stata tale che a farne le spese immediate è stato il suo consigliere legale Maksimilijan Lavrinc, rappresentante del presidente nel comitato coordinatore per le celebrazioni dell'indipendenza. Lavrinc - contravvenendo alla volontà di Drnovšek - aveva votato a favore dalla parata.
Con Drnovšek è scesa in campo anche una buona fetta di società civile e un appello anti-parata, firmato da una ventina di influenti nomi della cultura, del mondo dello spettacolo e dei media e lanciato dal settimanale Mladina, ha raccolto in pochi giorni più di 7.500 firme on-line.
A cosa serve una parata militare nel 2006? "La parata non è una dimostrazione di forza, ma solo un doveroso omaggio ai militari che contribuirono in modo fondamentale all'indipendenza del paese, e anche alla cittadinanza che ha il diritto di vedere di che cosa dispongono le giovani ma efficienti forze armate slovene", controbatte deciso ma con poco successo il ministro della Difesa Karl Erjavec e aggiunge "molti altri paesi europei e democratici salutano la propria festa nazionale con delle parate: la Francia, l' Italia, la Gran Bretagna, l' Austria...". E allora? Ribattono i pacifisti; si tratta di Paesi con una lunga tradizione militare più o meno coloniale o imperiale, ma la Slovenia cosa c'entra? Il militarismo non fa parte del suo pedigree.
La polemica divampa sui media e c'è chi ricorda che quattro istruttori militari sloveni sono nel frattempo arrivati al centro di addestramento Al Rustamia di Baghdad e che i mezzi destinati all' esercito stanno aumentando di giorno in giorno. Il che viene addebitato all'adeguamento permanente agli standard Nato e alla crescente partecipazione della Slovenia nelle missioni militari all'estero.
E poi ecco il miniscandalo di uno stock di fucili automatici pagati dal ministero della Difesa ad un prezzo almeno di un terzo superiore a quello disponibile sul mercato. Insomma, puntare sulla parata e farne prematuramente un oggetto di disputa politica e mediatica è stato per il governo un errore tattico.
L'annuncio ha attizzato la curiosità dei giornalisti per le sorti ed i costi del sistema difensivo che si sta trasformando in un vero e proprio buco nero finanziario. Anche - accusano in molti - per la proverbiale incompetenza del ministro responsabile. Così il Dnevnik di giovedì scorso rivela che 30 carriarmati di fabbricazione sovietica T-55, rinnovati nel 2002 con una spesa di 54 milioni di euro, sono stati tolti dalla circolazione prima ancora che uscissero dai propri hangar per dare spazio a nuovi mezzi cingolati del tipo 8X8 il cui costo ammonterà a 250 milioni di euro.
Attento a non esporsi troppo in prima persona nella polemica sulla parata, Janez Janša ha fatto per ora un cauto passo indietro, dicendo di rispettare il »njet« di Drnovšek. Ma la problematica decisione è stata solo congelata; il governo promette comunque una partecipazione militare alle celebrazioni. Un plotone d'onore? Qualche picchetto in alta uniforme? Nessuno in questo caso avrebbe da ridire. Ma il governo lascia intendere che il vero dibattito sulla parata deve ancora cominciare.
Intanto adesso Janša è impegnato soprattutto sul fronte politico, alla strenua ricerca di un consenso quanto più ampio per le sue ambiziose riforme economico-sociali invise ai sindacati. E il primo a farsi avanti dall' opposizione con spirito buonista e costruttivo e' il lider socialdemocratico Borut Pahor, che a differenza degli ostici liberaldemocratici, non perde occasione per mettere in luce la sua voglia di coalizione con il centrodestra. E anche sulla parata militare Pahor non prende posizione.