Il governo sloveno ha proposto una riforma dei media che prevede un calo drastico delle risorse per il settore radiotelevisivo pubblico. Al seguito delle proteste, anche internazionali, il dibattito sulla proposta è stato prorogato sino a fine agosto
Ad inizio luglio si è acceso il dibattito in Slovenia su tre proposte di legge volte a riformare il settore dei media. Queste ultime – messe a punto dal ministero della Cultura e i cui contenuti sono emersi in questi giorni - riguardano la radiotelevisione pubblica, l'agenzia di stampa slovena STA e infine i media in generale.
Tra le modifiche previste vi sarebbero anche tagli alla Radiotelevisione di Slovenia, con l'8% del canone che andrebbe a finanziare il settore dei media privati. RTV Slovenia perderebbe inoltre la rete di trasmettitori, trasferita ad una società economica di proprietà statale.
Inizialmente il tempo previsto per il dibattito pubblico era stato limitato a pochi giorni ma è stato poi prorogato – come richiesto sia a livello locale che internazionale - fino alla fine di agosto.
Sulla questione è intervenuto immediatamente il direttore generale di RTV Slovenia, Igor Kadunc, affermando che la perdita di fondi annunciata rischia di portare alla fine di RTV Slovenia. Dei tagli rischiano di farne le spese in particolare i programmi regionali e delle minoranze. In questo caso, ha sottolineato Kadunc, è evidente che si tratta di una decisione politica.
In questi giorni hanno fatto sentire la loro voce anche la Federazione europea dei giornalisti (EFJ), l'Unione europea delle radiotelevisioni pubbliche EBU e SEEMO , organizzazione che tutela la libertà di stampa nel sud-est Europa. Le tre organizzazioni si sono dette preoccupate sia dai contenuti delle riforme previste che dai pochi giorni inizialmente garantiti al dibattito pubblico.
“Senza emendamenti alle proposte di legge RTVSLO vede profondamente a rischio la propria indipendenza”, ha dichiarato la direttrice di EFJ Renate Schroeder.
Tra chi ha scritto al governo sloveno chiedendo la proroga dei termini per il dibattito pubblico vi è stata anche la EBU il cui direttore, Noel Curran, ha sottolineato – soffermandosi in particolare sui tagli previsti - che RTVSLO è un'istituzione democratica fondamentale alla quale vanno garantiti fondi adeguati, stabili e prevedibili per permetterle di adempiere il suo importante ruolo nella società.
"In questi tempi difficili abbiamo bisogno più che mai di un servizio di radiodiffusione pubblica ben finanziato, indipendente e forte in Slovenia. Abbiamo bisogno di una discussione pubblica secondo gli standard internazionali, aperta a tutti coloro che sono interessati al cambiamento e che dovrebbero dire la loro nel processo”, ha specificato poi Oliver Vujović, segretario generale di SEEMO.
L'Unione slovena dei giornalisti ha denunciato che la riforma mette a rischio nel medio-termine 650 posti di lavoro e che essa “è realizzata contro la pluralità e la natura democratica del panorama dei media in Slovenia”.
Critiche fatte proprie anche da varie confederazioni sindacali tra cui la KSJS il cui segretario, Branimir Štrukelj, ha invitato a chiamare le cose per il loro nome: “Questo è un tentativo di introdurre il controllo su due media fondamentali nel paese: RTVSLO e l'agenzia stampa STA che dovrebbero invece promuovere una pluralità di punti di vista ed interessi”.