A Lubiana una manifestazione studentesca termina con una sassaiola contro l'edificio del Parlamento. Lavoro interinale, diritto allo studio e privilegi delle associazioni studentesche in questo approfondimento
Una colonna di fumo si alza da una siepe che brucia di fronte al parlamento sloveno. Tutti i vetri dell’edificio in frantumi, qualche segno della “battaglia” sulla facciata di marmo e sulle sculture che adornano l’ingresso. E’ stato questo l’epilogo delle manifestazioni studentesche di mercoledì 19 maggio a Lubiana.
Per il presidente della Camera, Pavle Gantar, ci si è trovati di fronte ad un “vandalismo senza precedenti”. Sin ora, infatti, nessuna protesta in Slovenia era riuscita a degenerare in tal modo. Per ricordare le ultime devastazioni nella capitale bisogna tornare al 1966, quando durante i festeggiamenti per il martedì grasso le maschere si divertirono a distruggere una serie di segnali stradali. All’epoca però la contestazione non aveva nulla di politico.
Il braccio di ferro tra studenti e governo sta andando avanti da alcuni mesi. Nodo del contendere la nuova proposta di legge che regola il lavoro occasionale di tipo accessorio. Attualmente gli studenti possono lavorare con grande libertà, grazie ad una serie di sgravi fiscali, che rendono convenienti questo tipo di prestazioni sia per loro sia per i datori di lavoro.
Con il tempo questa forma di occupazione è servita a molte aziende per evitare di assumere dipendenti veri e propri. Con il lavoro “studentesco”, infatti, si riesce a trovare manodopera a basso costo, alla quale non è necessario fornire alcuna tutela sociale e della quale ci si può sbarazzare senza alcun problema. Anzi i problemi possono venir causati proprio dalla tanto agognata conclusione degli studi, visto che molto spesso con la fine dell’iscrizione all’università termina anche il lavoro e iniziano le peregrinazioni all’ufficio di collocamento.
In questi anni è stata ipotizzata molte volte una radicale riforma, ma nessun governo ha avuto coraggio di mettervi mano. Gli interessi sono molti, considerato che sia le organizzazioni studentesche sia le agenzie che forniscono questi lavoratori incassano congrue percentuali sugli stipendi degli studenti.
Con tutti questi soldi le organizzazioni degli studenti non hanno mancato di giocare la carta degli investimenti. Hanno cercato di acquisire locali, hanno pagato costose consulenze ed addirittura sponsorizzato trasmissioni televisive. Come se tutto ciò non bastasse hanno anche acquistato una barca a vela di 13 metri che sostengono serva per farci della scuola di vela. Tutto ciò ha, da tempo, fatto sollevare qualche dubbio sull’impiego di questi fondi.
La nuova proposta di legge aumenterebbe la percentuale di fondi da destinare alla costruzione di case dello studente ed alle borse di studio, diminuirebbe l’aliquota dei proventi da destinare alle agenzie di lavoro e alle organizzazioni studentesche, tasserebbe maggiormente questa forma di lavoro per farlo entrare nel computo dei contributi a fini pensionistici, aprirebbe le porte a queste forme di assunzione anche a disoccupati e pensionati e soprattutto lo limiterebbe ad un tetto massimo di 720 ore annue.
Secondo il governo, il provvedimento andrebbe a colpire solo una fetta minima di studenti, ma per le organizzazioni studentesche non è così. Anzi il provvedimento metterebbe addirittura in forse il diritto allo studio. Accanto a questa rivendicazione gli studenti hanno puntato il dito sui pochi posti nelle case dello studente, sulle troppo scarse borse di studio e sull’intenzione dell’esecutivo di ridurre le sovvenzioni per gli studenti maggiorenni e le mense gratuite nelle scuole superiori, dove ogni giorno molti pasti vengono letteralmente buttati.
La manifestazione di Lubiana era stata organizzata in grande stile. Per gli studenti erano stati addirittura organizzati trasporti gratuiti ed era stato loro garantito che potevano saltare le lezioni alle superiori. Alla fine nella capitale sono arrivate dalle 8.000 alle 15.000 persone.
Subito i partecipanti hanno esibito cartelli a favore dei diritti degli studenti, ma anche alcuni che denotavano gli umori di una parte della piazza: “Siamo qui per bere” e “Siamo qui per non andare a scuola”. Così mentre i leader degli studenti arringavano la folla, molti si precipitavano negli spacci a fare incetta di birra e di superalcolici. Bevande queste, del resto, di cui si era fatto abbondantemente uso nel viaggio verso Lubiana.
Sin dalla prima mattina, così, il personale medico ha dovuto soccorrere qualche ragazzo in coma etilico, ma tutto, comunque, sembrava filare via liscio finché la manifestazione non è arrivata di fronte al parlamento. Lì ad attenderli c’era schierata la polizia in tenuta antisommossa. A quel punto ha cominciato a volare di tutto. Dal selciato ben presto si son cominciati a togliere i cubetti di porfido per prendere di mira la facciata del parlamento.
Gli organizzatori della manifestazione si sono lavati salomonicamente le mani e hanno invitato tutti a tornarsene a casa, chiudendo in fretta e furia la protesta. A quel punto però era troppo tardi per fermare i sampietrini che volavano verso il parlamento. A lanciarli ragazzi a volto scoperto. Del resto loro le proteste di piazza le avevano viste solo in televisione e probabilmente non avevano notato che chi tira oggetti contundenti contro la polizia e le istituzioni cerca di non farsi identificare. Le forze dell’ordine, d’altra parte, sono rimaste a guardare ed hanno lasciato che gli studenti, ed alcuni strani gruppi che si erano uniti a loro, sfogassero la loro rabbia.
Alla fine i danni ammontano a 27.000 euro. Molti vorrebbero che a pagarli sia proprio la ricca organizzazione studentesca, ma i suoi leader, affiancati dai loro avvocati, hanno subito precisato di non avere alcuna responsabilità per quanto accaduto, parlano di provocatori e di mancato intervento della polizia.
I maligni non hanno mancato di mugugnare che magari avrebbero rischiato di dover vendere la barca a vela per far fronte ai danni provocati. Ad ogni modo, quello che è certo è che in pochi minuti di sassaiola si sono giocati i favori dell’opinione pubblica. Forse anche per questo la polizia li ha lasciati fare. Se al primo sasso fosse partita la carica, tutto si sarebbe placato in pochi istanti, ma l’opinione pubblica avrebbe sentito un’altra storia: quella dei poveri studenti esasperati dai provvedimenti del governo malmenati dalla polizia. Così invece ad essere messi in discussione sono i privilegi delle organizzazioni studentesche e dei loro ben pagati funzionari.