Trovato nudo in casa, sbranato dai propri cani. Una tragica vicenda di cronaca, che ha riempito le pagine dei giornali. Soprattutto quelli scandalistici. Ma che ben presto si è trasformata nell'ennesima polemica politica in Slovenia
Il due febbraio, Sašo Baričevič, medico molto rinomato, è stato sbranato dai propri cani nella sua villetta di Lubiana. Era il titolare di una clinica privata, che aveva tra i suoi clienti molti uomini della Slovenia che conta e di conseguenza amicizie importanti. La polizia lo ha trovato nudo. Sul luogo della sciagura ci sarebbe anche un fallo di plastica. Si sospetta che i cani possano aver subito degli abusi.
Poco dopo l'orrida foto del cadavere ha cominciato a fare il giro di internet e sono iniziate ad uscire altre indiscrezioni sulla sua vita privata. Era nato donna, ma poi si era sottoposto ad una terapia ormonale e aveva fatto cambiare il suo nome all'anagrafe, senza avere avuto, però, alcuna operazione chirurgica che sancisse un effettivo mutamento di sesso.
La storia, che potrebbe essere benissimo la trama di un film, è comunque di quelle che fanno la fortuna dei giornali scandalistici. I tabloid sono tra l'altro i quotidiani più letti nel paese e per far cassetta, molto spesso, narrano anche i particolari più raccapriccianti delle vicende di cronaca.
Ben presto, però, l'episodio si è tramutato nell'ennesimo caso politico. Ora su due ministri del governo Pahor, quello dell'Agricoltura e quella degli Interni, pende la spada di Damocle delle interpellanze che l'opposizione ha presentato nei loro confronti.
Lo scandalo è nato perché tempo fa quei cani sarebbero dovuti essere abbattuti, mentre dopo una lunga battaglia legale furono restituiti a Baričevič. I suoi "cucciolotti" avevano, infatti, ferito gravemente un passante nel marzo del 2006. All'epoca la sua compagna stava caricando in macchina i 4 bullmastiff, un vero e proprio branco di cani di circa 60 chili, che ad un certo punto hanno attaccato un uomo che camminava tranquillamente per strada. La polizia, giunta sul posto, ha avuto il suo bel da fare per far mollare la presa alle bestie. Nel parapiglia i tutori dell'ordine hanno addirittura aperto il fuoco freddando uno degli animali.
Quei cani avevano creato qualche problema anche in precedenza e i proprietari si erano già beccati delle denunce. Avevano, infatti, azzannato un altro cane e ferito al naso una donna. Come se ciò non bastasse, una volta portati al canile, avevano morso anche un'istruttrice, che però se l'era cavata con ferite di scarsa entità.
La sorte dei cani pareva segnata. Il servizio veterinario, infatti, aveva stabilito la soppressione di due dei tre bullmastiff che si erano resi protagonisti dell'attacco. Da quel momento è iniziata una lunga battaglia legale. I proprietari, infatti, non volevano proprio che venissero soppressi.
In difesa di Baričevič e dei suoi cani è sceso in campo lo studio legale più prestigioso del paese, quello di Miro Senica. Alla fine, nel luglio del 2009, il caso è stato vinto ed i cani sono stati restituiti al legittimo proprietario.
Subito il Partito popolare aveva fatto sentire la propria voce ed aveva invitato il ministro per l'Agricoltura Milan Pogačnik, che aveva firmato l'ordinanza, a difendere la cittadinanza da possibili attacchi di cani pericolosi. L'aggressione del 2006 aveva, infatti, provocato sgomento nel paese, tanto che il parlamento aveva approvato un'apposita legge che consentiva di sopprimere gli animali coinvolti. Il tribunale, a quanto sembra sbagliando, non l'ha invece applicata.
Dopo la morte di Baričevič l'opposizione ha chiesto la testa di Pogačnik per responsabilità oggettiva. Il ministro, però, ha declinato ogni addebito e si è trincerato dietro le decisioni che avrebbero preso i funzionari del suo ministero su cui lui non avrebbe minimamente influito.
Quella che, comunque, non è passata inosservata è stata la presenza di un'alta funzionaria del ministero dell'Agricoltura a casa di Baričevič dopo l'incidente. Si trattava, è stato specificato, di un'amica di famiglia venuta a consolare la sorella del defunto.
Le speculazioni sugli intrecci tra il medico ed i suoi potenti amici sono partite immediatamente. La sensazione generalizzata è che senza di essi quei cani non sarebbero mai tornati a casa. L'accusa che è stata avanzata da più parti è che l'interesse del singolo è stato anteposto a quello della collettività. Questa è anche la denuncia dell'Accademia liberale, un'associazione che raccoglie un gruppo di eminenti intellettuali, tra cui il filosofo Slavoj Žižek. L'organizzazione ha poi ha puntato il dito contro le pressioni che dal ministero dell'Agricoltura si starebbero facendo sui giornalisti per mettere a tacere la questione.
Ben presto nel mirino si è trovata anche la ministra degli Interni, nonché presidente di Democrazia liberale, Katarina Kresal. Miro Senica - l'avvocato che ha difeso Baričevič - è il suo compagno. Lo zio della Kresal, invece, è stato uno degli esperti che ha dato parere favorevole alla restituzione dei cani, mentre il fratello di uno degli altri uomini di punta del partito - il ministro della Giustizia Aleš Zalar - è stato uno dei giudici che ha dato ragione a Baričevič. Sembra un complotto - ha precisato la Kresal - ma non è così; si tratta solo di una vicenda tragica.
Ad ogni modo la questione finirà in parlamento. L'opposizione prima ha presentato un'interpellanza contro il ministro dell'Agricoltura e questa settimana ne ha depositata un'altra contro la Kresal. Per lei è la seconda volta che si ritrova a doversi difendere di fronte ai deputati. La prima interpellanza nei suoi confronti era stata presentata lo scorso anno quando aveva cominciato a risolvere l'annoso problema dei cancellati.
Sta di fatto, comunque, che la Slovenia è un paese piccolo. In questa situazione non è difficile costruire teorie del complotto su legami parentali o amicizie, che non per forza poi potranno rivelarsi vere. D'altra parte, però, nel paese, dove esiste un mix tra rigidità austroungarica e furbizia balcanica, non manca la sensazione che tutte le persone sono uguali, ma che alcune sono più uguali degli altri.