La storia di Zofka Kveder, giornalista slovena e attivista per i diritti delle donne, protagonista del Festival Fabula di Lubiana
Famiglia, lavoro, impegno culturale e sociale: un equilibrio difficile da mantenere per tante donne attive nella nostra società contemporanea, un connubio quasi inconcepibile per una donna alla fine dell'800. Eppure è stato proprio questo il succo della vita di Zofka Kveder, giornalista slovena e attivista per i diritti delle donne, vissuta tra fine '800 e primi del '900.
Il Festival Fabula , importante evento nella capitale slovena dedicato alla letteratura, promosso dalla casa editrice Beletrina di Lubiana, in corso quest'anno dal 4 al 11 marzo, ha scelto proprio l'8 marzo per presentare un nuovo libro dedicato a questa figura di intellettuale e femminista, dal titolo Lastno življenje – srečanje z Zofko Kveder (La propria vita – incontro con Zofka Kveder), scritto da Manca G. Renko con illustrazioni di Samira Kentrić, Edizioni Beletrina, Lubiana.
In giovane età Zofka Kveder conosce gli abusi e le violenze in famiglia, sia da parte di padre che di madre, se ne va presto da casa e cerca subito di mantenersi e contemporaneamente di studiare, cosa piuttosto difficile all'epoca per una donna, soprattutto se senza mezzi e senza una famiglia alle spalle.
Si trasferisce all'estero, Trieste, Berna, Monaco, Praga, Zagabria. Inizia a frequentare l'università e si afferma presto come giornalista, alla fine dell'800, lavorando per il primo periodico femminile sloveno, Slovenka (La donna Slovena), pubblicato a Trieste, a cui seguiranno poi altre collaborazioni a periodici dedicati alle donne.
A differenza di altre sue colleghe, l'approccio alle problematiche sociali di Zofka Kveder non è tanto basato sul patetismo o sull'emozione, quanto sulla denuncia: i problemi causati dall'abuso di alcool nelle famiglie, la prostituzione, l'aborto, il suicidio, i matrimoni "combinati", la violenza domestica sulle donne, la ricerca di una sessualità più libera, sono tutti temi che ricorrono nella sua produzione, sia giornalistica che letteraria, di cui forse il romanzo più noto è Misterij žene (Il mistero della donna) del 1900.
All'epoca viene accusata di amare le tinte forti per amore del sensazionalismo e riceve molte critiche, non solo da lettori ma anche da lettrici; la sua attenzione costante ai temi più "scomodi" della società e la sua professionalità le attirano però anche l'attenzione e la stima di Ivan Cankar, uno dei maggiori esponenti della letteratura slovena del tempo, che prende pubblicamente le sue parti.
La biografia di Zofka Kveder (che qualche anno fa è stata proposta come intitolazione per una via di Trieste, città dove ha vissuto ai tempi della collaborazione con Slovenka) ci riporta una vita breve e difficile ma vissuta sempre con impegno e passione, valori che la porteranno ad essere scelta come delegata al Congresso Internazionale Femminile del 1915 in Olanda.
Il libro di Manca G. Renko è rivolto ad un pubblico giovane, che spesso nei percorsi scolastici non trova molte tracce della presenza culturale femminile nei secoli e l'autrice, attraverso la storia di questa giornalista e attivista, mira proprio a raccontare una pagina nella lotta per l'affermazione delle donne nella vita pubblica e per il riconoscimento della creatività femminile in campo letterario.
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