Secondo le autorità di Tiraspol, capitale dell'autoproclamata repubblica di Transnistria, la soluzione adottata per il Kosovo aprirebbe nuovi scenari internazionali basati sul diritto all'autodeterminazione dei popoli
Nei giorni scorsi, da quando il Kosovo ha dichiarato l'indipendenza, si è molto discusso sulle possibili conseguenze su conflitti simili, compresi quelli "congelati" nelle aree ex-sovietiche. I media internazionali hanno sottolineato in più occasioni la possibilità di un effetto domino. Alcuni analisti hanno individuato altri 200 casi dove si potrebbe richiamare il precedente del Kosovo. La Transnistria, situata nella parte orientale della Moldavia, è uno di questi.
Il governo moldavo ha subito esplicitato chiaramente la propria posizione ufficiale in merito al Kosovo con un comunicato stampa reso pubblico all'indomani della dichiarazione kosovara. Chisinau non riconosce la dichiarazione unilaterale di indipendenza ed anzi guarda alla vicenda con estrema preoccupazione. Per le autorità moldave nonostante l'unicità del caso Kosovo la "soluzione" adottata rappresenta non solo una violazione territoriale fatta ai danni della Repubblica di Serbia ma un fattore destabilizzante in Europa: uno stimolo pericoloso alle tendenze separatiste in tutte le aree di conflitto.
Il governo della Repubblica di Moldavia ha aggiunto che agirà in merito agli eventi verificatisi in Kosovo rispettando lo status riconosciuto internazionalmente alla Serbia, le previsioni dell'Atto finale di Helsinki, in ottemperanza allo statuto dell'Onu e a tutti i principi del diritto internazionale.
Nel frattempo, lunedì scorso, nella capitale dell'autoproclamata Repubblica moldava di Transnistria si teneva un incontro al quale ha partecipato il suo presidente, Igor Smirnov, per preparare una dichiarazione in merito agli ultimi avvenimenti nei Balcani. Alcuni analisti di Tiraspol, capitale della Transnistria, ritengono che il fatto che i rappresentanti delle regioni separatiste georgiane di Abkazia e Ossezia del sud siano stati invitati a Mosca alla vigilia della dichiarazione kosovara ma questo non sia avvenuto per la Transnistria dimostri che Mosca ritenga ancora possibile un compromesso tra Chisinau e Tiraspol che porti alla soluzione della questione della Transnistria.
Dal ministero degli Interni della Transnistria, martedì 19 febbraio, è intanto stata resa pubblica una dichiarazione ufficiale nella quale si richiede l'urgente riconoscimento internazionale dell'indipendenza della repubblica separatista, dopo aver riconosciuto quella del Kosovo.
"La dichiarazione di indipendenza del Kosovo e il successivo riconoscimento internazionale segna una nuova strada - si afferma nel documento delle autorità della Transnistria - perché crea un nuovo modello nella soluzione dei conflitti, basato sul diritto prioritario dei popoli all'autodeterminazione". E la Transnistria ritiene che questo modello debba essere applicato a tutti i conflitti che abbiano caratteristiche simili dal punto di vista giuridico, politico ed economico a quelle del Kosovo.
"In tal caso si ritiene che il riconoscimento internazionale dell'indipendenza della Repubblica moldava di Transnistria sia l'atto finale di un processo giusto e pacifico che risolva il conflitto tra Moldavia e Transnistria, un contributo al consolidamento della comunità internazionale e al rafforzamento della stabilità regionale", si continua nel comunicato.
La stampa della Transnistria ha cominciato a martellare sul fatto che il caso della Transnistria è del tutto particolare perché la sua indipendenza porterebbe beneficio sia alla Russia che all'Unione europea. Non sarebbe così per il caso kosovaro che ha il potenziale di destabilizzare l'intera area dei Balcani e l'Europa stessa. Il caso della Transnistria potrebbe invece - secondo i media di Tiraspol - garantire la stabilità regionale.
Anche in Moldavia si è discusso molto in questi giorni di Kosovo. Secondo Oazu Nantoi, analista politico, i conflitti della Transnistria e del Kosovo differiscono radicalmente nella loro natura, essendo il primo di carattere prettamente politico, mentre il secondo su base etnica. In un'intervista per la TV moldava ha dichiarato inoltre che quando in Russia si iniziò a guardare al Kosovo come ad un rischioso precedente si pensò subito ad Abkhazia e Ossezia del sud e non alla Transnistria. "Non è escluso che la Russia voglia che le elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 2 marzo - e che si svolgeranno anche sulla riva sinistra del Nistru (in Transnistria) - passino senza troppe turbolenze. E per questo il Kosovo non rappresenterà un precedente immediatamente pericoloso per quando riguarda la Transnistria. Ma la Russia potrà sempre utilizzarlo a proprio favore se necessario" ha concluso Nantoi.
Secondo il portale in lingua russa www.ava.md, che fa informazione sulla Moldavia, in questo nuovo contesto internazionale non sarebbe neppure da escludere un'unione tra Romania e Moldavia. Cosa che provocherebbe senza dubbi un cataclisma geopolitico nell'area.
Intanto, mentre le autorità della Transnistria tentano di boicottare il più possibile le relazioni con i vicini moldavi le autorità di Chisinau hanno adottato una politica del tutto contraria promuovendo azioni concrete per rafforzare il legami tra le due sponde del Nistru.
I cittadini della Transnistria possono ad esempio godere di servizi sanitari in Moldavia, più di 5000 studenti hanno ricevuto in questi ultimi anni borse di studio per studiare in Moldavia e circa 63.000 anziani hanno ricevuto assistenza sociale.
Il conflitto politico tra Chisinau e Tiraspol dura ormai da 17 anni. La Transnistria ha dichiarato la propria indipendenza il 2 settembre 1990, ma non è stata ancora riconosciuta da nessun paese. Le uniche a farlo sono state le due repubbliche separatiste dell'Ossezia del sud e dell'Abkhazia.