Il ministro degli Esteri turco Ali Babacan

La Turchia è tra i primi paesi ad aver riconosciuto il Kosovo indipendente. La stampa locale ha dato ampio risalto alla cronaca degli eventi. Ottimismo anche dal versante turco-cipriota

21/02/2008 -  Fabio Salomoni Istanbul

È stato pressoché immediato il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo da parte della Turchia. "Non il primo paese a riconoscere il Kosovo, come invece hanno scritto i giornali turchi, ma certamente tra i primi", ha tenuto a precisare il ministro degli Esteri Babacan.

Il primo gesto informale ma decisamente caloroso è arrivato dal primo ministro Erdogan che ha telefonato al suo omologo Thaci già nella serata di domenica. Nel congratularsi con il primo ministro kosovaro Erdogan ha tenuto a sottolineare "di credere che l'unità e la cooperazione tra turchi ed albanesi renderanno più saldo il futuro del Kosovo". Successivamente in un incontro con i giornalisti Erdogan ha spiegato le ragioni del riconoscimento turco facendo riferimento "ai valori ed alla fede comuni, a legami storici e culturali profondi".

Il ministro degli Esteri Babacan ha poi informato i cronisti che nella giornata di martedì un diplomatico turco ha consegnato alle autorità kosovare la lettera formale di riconoscimento. Per quanto riguarda le reazioni di Belgrado, dopo le prime voci, successivamente smentite, di un richiamo in patria dell'ambasciatore ad Ankara, è arrivata in seguito la conferma di una nota di protesta consegnata dall'ambasciatore serbo al ministero degli Esteri turco.

Dal canto suo il ministro Babacan, in partenza per Mosca, si è limitato a ricordare che la Turchia "intende nel prossimo futuro intensificare le relazioni e la cooperazione con la Serbia". E i giornali turchi hanno poi riportato la notizia di una sassaiola all'ambasciata di Belgrado nel corso delle manifestazioni di protesta che si sono svolte lunedì nel centro della capitale serba.

Mentre nessuna reazione all'indipendenza del Kosovo si registra tra gli altri esponenti del mondo politico turco, ancora impegnati nella querelle del velo, la stampa ha accolto con evidente entusiasmo la nascita del "50° stato indipendente europeo".

"Il Kosovo è ormai indipendente", "Il Kosovo libero divide il mondo", "L'entusiasmo dell'indipendenza in Kosovo". Nelle pagine interne ampio spazio viene dato alla cronaca della giornata di domenica ed alla ricostruzione dei travagli della neo-nata repubblica a partire dal 1989.

Il quotidiano conservatore "Zaman", tradizionalmente molto attento a quanto accade nei Balcani, ha voluto raccontare l'avvenimento attraverso la voce e la storia della famiglia Berisha, rifugiatasi dal Kosovo in Turchia nel 1999 e che adesso "vive la gioia per la libertà e l'indipendenza". Il quotidiano "Sabah" invece ha rivelato i retroscena delle nuova bandiera kosovara, prodotta in 3.000 esemplari da una fabbrica di Istanbul e consegnata alle autorità di Pristina a tempo di record nella giornata di domenica. La testata economica "Referans" ha invece preferito denunciare come, nonostante le opportunità favorevoli, la presenza degli investimenti turchi nel Kosovo sia ancora ridotta.

L'entusiasmo turco nei confronti dell'indipendenza di Pristina non si spiega però solamente con i legami storici e la presenza nella repubblica di circa 50.000 cittadini turcofoni. La dichiarazione di domenica arriva infatti in coincidenza con una serie di nuovi sviluppi sul piano internazionale che promettono di aprire nuove prospettive per la politica estera di Ankara.

Le dichiarazioni della scorsa settimana del presidente russo Putin, che ha accusato l'Unione Europea di ipocrisia nel riconoscere l'indipendenza del Kosovo rifiutandosi invece di riconoscere l'esistenza della repubblica turca di Cipro hanno avuto una vasta eco in Turchia. Successivamente in un'intervista ad un gruppo di giornalisti turchi il ministro degli Esteri russo Lavrov ha dichiarato, a proposito dell'embargo economico che colpisce la repubblica turca di Cipro, che la Camera di commercio di Mosca sta allacciando relazioni con il mondo imprenditoriale turco-cipriota. Le nuove aperture di Mosca alimentano a Cipro e ad Ankara speranze per uno sblocco della situazione di stallo che da tempo grava sulla questione cipriota e che rappresenta un'incognita non solo per il futuro della parte turca dell'isola ma anche per il cammino europeo della Turchia.

E dopo la giornata di domenica, a Nicosia il presidente turco-cipriota Talat ha un doppio motivo per rallegrarsi: per l'indipendenza di Pristina, "Saluto l'indipendenza del Kosovo. A nome del popolo della Cipro turca mi congratulo dal profondo con il popolo del Kosovo che ha saputo difendere la propria identità e resistere alle sofferenze". Ed anche per il risultato del primo turno delle elezioni presidenziali nella repubblica greco-cipriota che hanno visto l'eliminazione del presidente uscente Tassos Papadopolous. "L'eliminazione di Papadopolous, l'artefice del rifiuto del piano di pace Annan, genera la speranza che si possa superare lo stallo nei negoziati relativi alla questione di Cipro", ha dichiarato Talat.

In Turchia, mentre i rappresentanti del governo si rifiutano di rilasciare dichiarazioni per non interferire nelle elezioni ancora in corso, la stampa condivide l'ottimismo di Talat. La messa fuori gioco di Papadopolous, chiamato "Mister No" per il suo rifiuto del piano Annan considerato troppo vicino alle richieste turche e per i numerosi veti posti alla Turchia in sede europea, viene considerata una sorpresa dalla quale potrebbe nascere una nuova era per i negoziati sulla riunificazione dell'isola.

Nel determinare i risultato di domenica, in una situazione che i sondaggi della vigilia davano di sostanziale equilibrio, i commentatori turchi considerano decisive le dichiarazioni di Putin che avrebbero generato in una parte dell'elettorato greco il timore di una epilogo kosovaro anche per i turchi-ciprioti. I due candidati, Kristofyas del partito di sinistra AKEL e Kasulidis del Partito Democratico, che domenica prossima torneranno a sfidarsi nel secondo turno, vengono guardati con favore dagli osservatori di Ankara. Entrambi, seppur con sfumature diverse, hanno infatti espresso la volontà, all'indomani dell'elezione, di riprendere al più presto i negoziati con la controparte turca.

Se in queste ore tra Ankara e Nicosia soffia il vento dell'ottimismo, non si può certo dire lo stesso per quanto accade in un'altra capitale dell'area turca. A Baku infatti la dichiarazione di indipendenza del Kosovo ha provocato una reazione gelida. Il portavoce del ministero degli Esteri azero non ha usato mezzi termini: "La dichiarazione di indipendenza dalla Serbia da parte dell'autorità provvisoria del Kosovo contraddice le norme del diritto internazionale ed è illegale".

Le autorità azere, nonostante le rassicurazioni dell'ambasciata americana che si è affrettata a garantire che il Kosovo non rappresenterà un precedente, temono infatti i contraccolpi che l'indipendenza del Kosovo potrà avere sul futuro dello statuto del Nagorno Karabakh. Nizami Bahmanov, portavoce degli azeri del Nagorno Karabakh, ha immediatamente denunciato la dichiarazione di Pristina come "l'inizio dell'erosione di tutti gli atti e le convenzioni che riguardano l'integrità territoriale degli stati".

E nelle ultime ore sempre dal Caucaso sono arrivati anche i primi risultati non ufficiali delle elezioni presidenziali armene. Il vincitore sarebbe, con più del 50% dei voti, il favorito della vigilia, Serzh Sarkizyan, definito dalla stampa turca "un conservatore, molto vicino agli ambienti della diaspora". Tenendo in considerazione anche il recente, infelice, scambio di battute a Monaco di Baviera tra il primo ministro Erdogan ed il ministro degli Esteri armeno Oskanyan, il disgelo tra Ankara e Erevan non sembra proprio essere dietro l'angolo.